“Hasta Luego”

 

Questa è l’espressione che ritengo idonea per iniziare a parlare della mia esperienza Erasmus per studio. Traducibile con il nostro “arrivederci”, né più né meno. Una maniera di salutare una persona che immaginiamo di incontrare nuovamente, oppure un luogo a noi caro, speranzosi di rivederlo cosicché potremmo rivivere ricordi ed esperienze ritenute fondamentali e appartenenti al passato. Ecco, “Hasta luego”, mi risulta congeniale per raccontarvi la mia esperienza a Siviglia, città in cui ho vissuto per 6 mesi nel corso del 2017.  

Durante i miei primi anni accademici del corso di laurea triennale in Storia Contemporanea (Università di Pisa) maturai l’idea di vivere per un certo periodo in un paese straniero.  Potrebbe aiutare a migliorarmi e favorire una mia crescita personale sotto molti aspetti, dicevo tra me e me. Il pensiero rimase lettera morta per lungo tempo: le incombenze universitarie mi distoglievano dal progettare in maniera concreta l’idea. Finchè, una volta laureatomi (luglio 2015), iniziai a riprendere l’idea originale. Dentro di me era forte il convincimento di compiere un’esperienza fuori dal Belpaese, al di là delle preoccupazioni derivanti dalle scadenze previste dal mio piano di studi e comunemente conosciute con il nome di esami.

La scelta cadde su Siviglia, capitale della comunità autonoma Andalusa e quarta città spagnola per numero di abitanti. Su consiglio di un professore ( a cui sono molto grato), coordinatore dell’Area Internazionale del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere,  optai per il Master en Historia y Humanidades Digitales, promosso dall’Universidad Pablo De Olavide. Si trattava di un percorso formativo totalmente differente rispetto al mio cursus universitario (incentrato perlopiù sulla storia d’Italia) e si prospettava alquanto avvincente. L’utilizzo e l’applicazione delle nuove tecnologie alle discipline umanistiche era (ed è) un mio cavallo di battaglia personale nelle conversazioni e discussioni tenute con colleghi di facoltà ed amici.   

Universidad Pablo de Olavide

Giunsi a Siviglia nel mese di gennaio, a lezioni del master già iniziate. Già, perché si trattava di un master della durata annuale e prevedeva lo svolgimento de las asignaturas (i nostri corsi universitari n.d.r.) durante la prima parte dell’anno solare. Il mio impatto con la nuova esperienza fu un vero e proprio fulmine a ciel sereno. Arrivare in solitudine, in una città di quasi un milione di abitanti, senza una profonda conoscenza della lingua parlata e della società locale… Beh, potete immaginare quale fosse l’istantanea della mia vita, in quel momento..

Le prime settimane non furono affatto semplici: avevo bisogno di adattarmi a ritmi e stili di vita che ritenevo totalmente differenti. Inoltre, all’interno della classe del Master universitario ero l’unico studente Erasmus. Ciò creava in me maggiore insicurezza e ulteriori ostacoli alla costruzione di possibili amicizie stabili. Una frase, questa, che riceverà una netta smentita dai mesi successivi.

Con il passare dei giorni trascorsi in Andalusia, riuscii ad adattarmi e abituarmi alla nuova esperienza. Passavano i giorni e la cosiddetta nuova esperienza iniziava a rappresentare pienamente una parte della mia vita che non mi avrebbe mai lasciato. Cominciai a integrarmi con le tradizioni cittadine, a stringere legami sociali tuttora perduranti ed a svolgere le varie attività (teoriche e soprattutto pratiche) previste dal Master. Forte era in me il desiderio di apprendere e conoscere nuove cose, persone e luoghi da visitare in quella meravigliosa città che è Siviglia. Iniziai a viaggiare con una certa frequenza. Visitai città di rara bellezza come Cadice, Cordoba, Granada, Salamanca, Lisbona e Valencia. Furono come dei viaggi all’interno di un viaggio più grande, l’Erasmus.   

Siviglia

Il tempo passava rapidamente: succede spesso quando viviamo un qualcosa che ci rende felici e soddisfatti. Superai gli ultimi esami universitari con profitto. Appresi molto da questa esperienza formativa. Si trattava infatti di un master multidisciplinare, il quale, si avvaleva del contributo e dell’apporto di storici, sociologi, ingegneri informatici ed archivisti, riuniti sotto un unico comune denominatore, quello di permettere – a noi studenti – di avere un approccio critico e allo stesso tempo aperto ai nuovi mezzi tecnologici ben  presenti nel XXI secolo.

Penso che il mio Paese abbia molto da apprendere su questo tema. A tal fine, spero che le conoscenze acquisite a Siviglia possano tornarmi utili nel corso della mia vita (lavorativa e non). Ma l’esperienza Erasmus per Studio non fu soltanto un miglioramento delle competenze formative. Per me – e per molti, penso – significò soprattutto mettersi in gioco a 360 gradi, in ogni momento dell’esperienza che stavo vivendo, a migliaia di chilometri dai legami sociali a me più cari.

Scrivo a quasi 9 mesi dalla conclusione della mia esperienza Erasmus per Studio. Precisamente, da una scrivania di una stanza di un appartamento. Mi trovo a Córdoba, città che dista appena 145 chilometri da Siviglia. Sto svolgendo un Erasmus Traineeship, in un’impresa spagnola che si occupa di progetti europei per studenti provenienti da tutto il continente. Ma questa è un’altra storia….

Ve l’avevo detto all’inizio, no? “Hasta Luego”. Si, perché l’esperienza a Siviglia non si concluse dopo quei 6 mesi. Tuttora è con me, in questa nuova avventura in terra andalusa.

Senza di essa non sarei qua a scrivere. Né tantomeno avrei aperto uno spazio condiviso dedicato all’esperienza Erasmus, all’interno de L’Eclettico.

Un arrivederci ricco di conseguenze e pieno di nuove sfide.

 

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