Sì, ok, i meccanismi di funzionamento dell’Unione Europea sono un po’ complicati da spiegare. E possono sembrare ancor più complessi, se letti con alcune chiavi interpretative che, ora come ora, sembrano andare per la maggiore: la burocrazia di Bruxelles, le imposizioni dall’alto, l’ormai leggendario “ce lo chiede l’Europa”, fino ad arrivare alle ultime esternazioni contro “gli eurocrati non eletti da nessuno”, in riferimento ai membri della Commissione europea.

La difficoltà maggiore nel comprendere il funzionamento dell’UE sta forse nel cercare di applicare, a livello continentale, lo schema di tipo nazionale. Per intenderci: in Italia abbiamo un governo (potere esecutivo), un Parlamento (potere legislativo) una Magistratura (potere giudiziario). Messa così sembra piuttosto semplice, con la classica separazione dei tre poteri teorizzata da Montesquieu a suo tempo. Eppure, e qui siamo alla cronaca, esiste una serie di “complicazioni” non da poco: dal ruolo del Presidente della Repubblica (notaio o parte attiva?) al meccanismo della fiducia, passando per l’eccesso di attività legislativa da parte del governo, che negli ultimi anni ha fatto gridare al “Parlamento-passacarte”. E che dire del tutto italico slogan dei “giudici che fanno politica”?

Preso atto che pure nel Belpaese le cose sono abbastanza intricate, possiamo cercare di fare un po’di chiarezza nel mondo delle istituzioni europee. Innanzitutto elencandole. Abbiamo così la Commissione europea, il Consiglio europeo, il Consiglio dell’Unione europea, il Parlamento europeo la Corte di Giustizia dell’UE, la Banca Centrale Europea (BCE), la Corte dei Conti. In questo articolo, toccheremo i primi quattro organismi, più propriamente “politici” – sebbene qualcuno possa avere da ridire, magari pensando alla guida della BCE, l’italiano Mario Draghi, e a talune sue decisioni.  

In Europa i classici poteri dell’esecutivo sono suddivisi tra Commissione europea e Consiglio europeo, mentre la funzione legislativa è ripartita tra Commissione, Consiglio dell’UE ed Europarlamento. Iniziamo a guardare più a fondo, partendo dalla Commissione europea.

La Commissione è una sorta di “governo” dell’Unione europea, chiamato a prendere decisioni sull’orientamento strategico dell’UE. È il motore politico, da cui parte il processo di elaborazione e di creazione delle leggi, che poi coinvolge Parlamento e Consiglio. Sempre alla Commissione, guardiana dei trattati, spetta il compito di vigilare sull’applicazione delle norme negli Stati membri, di dare esecuzione alle politiche comuni e, infine, di agire in incontri e negoziazioni internazionali. In definitiva, rappresenta l’Unione e i suoi interessi, sia tra i Paesi membri, sia in campo internazionale.

Passando alla sua composizione, si nota la presenza di un Presidente – attualmente il lussemburghese Jean-Claude Juncker –  e di 28 membri, chiamati Commissari, ognuno con una delega specifica per un determinato settore. In pratica, ogni Stato membro esprime un commissario; a rappresentare l’Italia è stata chiamata Federica Mogherini, designata Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza – tradotto: una sorta di “ministro degli Esteri” europeo. Ma come vengono scelti, tutte queste figure di rilievo?

Il Consiglio europeo sceglie il presidente, tenendo conto della composizione del Parlamento e degli equilibri tra i vari gruppi politici di diverso colore, perché proprio l’Europarlamento è chiamato ad approvarne la nomina. Una volta scelto il “capitano”, ecco che deve essere costruita attorno a lui l’intera “squadra”.  Gli Stati membri propongono una rosa di nomi e il presidente sceglie, per poi presentare la lista dei “ministri” all’Europarlamento, per una nuova approvazione. I commissari, quindi, non sono grigi burocrati scelti attraverso concorso, ma esponenti politici delegati dai governi nazionali e sottoposti al giudizio e al voto dei rappresentanti dei cittadini europei.

Il Consiglio europeo è l’organo che riunisce i Capi di Stato o di Governo dei Paesi membri. È presieduto da un presidente – attualmente il polacco Donald Tusk – e vede anche la partecipazione del presidente della Commissione. Si tratta di uno dei cuori pulsanti dell’elaborazione politica europea: qui infatti si prendono decisioni sulle linee generali da seguire, che poi vengono comunicati alla Commissione, incaricata di dare seguito a quanto stabilito. Inoltre, il Consiglio europeo si occupa della linea economica, di stabilire il budget comunitario e di ratificare i trattati internazionali. Tra le decisioni prese da questa istituzione ricordiamo l’unione economica e monetaria, l’elezione del Parlamento europeo, così come l’adesione di nuovi Stati all’Unione europea. E proprio dai membri di quest’organo, con l’eccezione di Regno Unito e Repubblica Ceca, venne la firma del famigerato Fiscal Compact.  

Un po’ di confusione, anche dal punto di vista linguistico, viene a crearsi con l’introduzione di un ulteriore organo: il Consiglio dell’Unione Europea, detto anche “Consiglio dei ministri”. A differenza della precedente, questa istituzione è formata da un rappresentante di ciascuno Stato membro, a livello ministeriale, per un determinato settore. Esemplifichiamo: in una riunione del Consiglio dell’UE avente come tema la Giustizia, saranno presenti tutti i ministri della Giustizia europei, ognuno dei quali è stato delegato dal proprio governo a trattare su questo tema. Tale organo, sempre per differenziarlo dal Consiglio europeo, ha potere legislativo, si esprime sulle leggi in fase di approvazione e sul budget, così come il Parlamento europeo, cercando un compromesso tra tutti gli esecutivi. La presidenza del Consiglio dell’UE passa ogni 6 mesi ad un Paese diverso, consentendo così anche agli Stati più piccoli di farsi notare, anche se per un breve periodo, e di calcare in questo modo un importante palcoscenico. Al presidente va il compito di organizzare il calendario, nonché di rapportarsi con il nostro ultimo oggetto di osservazione, il Parlamento europeo.

Il Parlamento europeo è l’assemblea elettiva formata dai rappresentanti dei cittadini europei. Ogni 5 anni, i cittadini dei Paesi membri sono chiamati a scegliere chi sarà la propria voce in Europa; fatto da non dare per scontato, dato che le prime elezioni degli europarlamentari si sono tenute nel 1979. Si tratta di uno degli elementi di rafforzamento dell’organo che si sono susseguiti nel corso del tempo. Quando votiamo alle elezioni europee – a proposito, le prossime si terranno nel 2019 – scegliamo dei deputati che sono divisi per gruppi o partiti politici: socialisti, popolari, liberali, verdi e così via. Una volta eletti, i parlamentari si organizzano in commissioni, che lavorano su specifici argomenti. Si elegge poi un Presidente, attualmente l’italiano Antonio Tajani.

Capitolo poteri del Parlamento europeo. Per quanto riguarda il processo legislativo, cioè la creazione di leggi, l’Europarlamento si è notevolmente irrobustito: assieme al Consiglio, si esprime sulle proposte avanzate dalla Commissione, approvandole, respingendole o proponendo delle modifiche. Può far sentire la propria voce su temi europei di notevole importanza, nei confronti delle diverse istituzioni dell’Unione. Spettano poi all’assise il ruolo di approvazione del bilancio comunitario, nonché una funzione di controllo nei confronti della Commissione: in entrambi i casi, può portare ad una crisi politica e addirittura alla caduta del “governo europeo”.  

Riassumendo, con tratti quantomeno impressionisti, possiamo affermare che le principali istituzioni UE risultano essere la Commissione europea, il Consiglio europeo, il Consiglio dell’UE e l’Europarlamento, tra le quali sono ripartite le funzioni di organo legiferante, di governo e di controllo. Attraverso questi organi, vengono rappresentati interessi differenti: quello degli Stati membri (Consiglio europeo e Consiglio dell’UE), quello dei cittadini europei (attraverso il Parlamento) e, infine, quello dell’Unione stessa (per mezzo della Commissione).

Queste grossolane pennellate hanno descritto sommariamente il funzionamento dell’Unione europea, certamente complicato e arzigogolato. Tante volte Bruxelles appare un carrozzone lento, macchinoso, da cui partono soltanto minacce e divieti. Quantomeno, molto spesso è descritto così, per convenienze politiche di breve termine. Scavare più a fondo, andare oltre la semplice facciata è invece necessario per capire la logica alla base dell’UE e, soprattutto, per migliorarla e renderla ancor più democratica.

A cura di: Alessandro Bacaloni

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