Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band è stato non un semplice album ma un vero e proprio evento storico capace di riunire dentro di se l’atmosfera culturale del tempo e di rappresentare un’intera generazione; un’opera nella quale l’utopia incontra la dimensione onirica e riesce a trasformarsi in politica. Ma è veramente così? O meglio, il significato culturale lasciato in eredità dall’opera beatlesiana si limita a questo o è più complesso?
A cinquantuno anni dalla sua pubblicazione viene spontaneo farsi questa domanda e chiedersi, al di là del grande impatto avuto sul pubblico occidentale dell’epoca e del mito creato dagli stessi Beatles, cosa questo abbia realmente significato a livello culturale.
Ovviamente a tale proposito le opinioni degli studiosi e dei critici musicali sono state spesso divergenti ma in numerose occasioni esse avrebbero condotto alla conclusione che Sgt. Pepper’s avesse rappresentato in pieno lo spirito di coesione e di unità dell’epoca. Ad esempio secondo Ernesto Assante e Gino Castaldo, autori del volume “Beatles”, proprio con Sgt. Pepper’s la controcultura sarebbe entrata a pieno diritto nel mondo della cultura di massa contribuendo a rafforzare l’idea che l’estate del 1967 avesse rappresentato un grande momento di coesione e unità sociale. In effetti è difficile non ammettere in questo caso che l’album sia diventato un simbolo di una controcultura non più totalmente separata dalla cultura di massa; basti pensare che anche secondo l’interpretazione di un’altra importante studiosa che si è occupata dei Fab Four, Sheila Whiteley, con Sgt. Pepper’s la distanza tra cultura alta e cultura popolare si sarebbe ridotta in maniera particolarmente rilevante in quanto, per la prima volta, un gruppo pop era riuscito a fare entrare all’interno di ogni elemento di un proprio lavoro, dalla copertina fino ai testi, l’atmosfera sociale e culturale del tempo. La stessa copertina non a caso radunava al proprio interno una serie diversificata di personaggi tra cui Marlon Brando, Bob Dylan e Marx e per questo avrebbe appunto causato anche alcune polemiche e contestazioni.
Tuttavia non è detto che essere il simbolo di una cultura che si stava unificando avesse comportato la completa rottura di barriere che comunque esistevano tra tipologie diverse di pubblico: se da una parte infatti questo lavoro avrebbe effettivamente prodotto un avvicinamento tra due mondi considerati opposti, dall’altra risulterebbe più difficile credere che l’opera più conosciuta della band di Liverpool possa effettivamente avere fornito un punto di contatto tra le varie anime del pubblico di massa: a questo proposito una componente di studiosi, seppur minoritaria, ha affermato che sarebbe stato impossibile per un gruppo in quel momento soggetto a molte tensioni interne ed esterne comporre un’opera capace di riflettere un momento storico particolarmente complesso dominato, come si sa, da un grande sviluppo economico e tecnologico ma anche da potenti e divisive tensioni sociali. Ovviamente verrà spontaneo pensare che una simile tesi, sostenuta tra gli altri da William Northcutt, parta anche da una determinata visione storica e culturale degli anni ’60 ma, al di là di questo, resterebbe sul tavolo l’ipotesi che, sulla base di tale interpretazione, la presenza di questa serie di elementi ambigui e contrastanti potrebbe non avrebbe aiutato a produrre un risultato unitario, recepito allo stesso modo dalle diverse componenti del pubblico.
Gli stessi Beatles infatti, come in parte già accennato, dopo il 1965 avevano maturato con il pubblico un rapporto controverso: come da loro stessi riportato, in quel periodo erano stanchi e stressati dalla tensione dei concerti e dei molteplici impegni che stavano sempre più aumentando, tensione che sarebbe poi esplosa nell’estate del 1966 durante il tour, precisamente nelle Filippine. Una volta arrivati nel paese asiatico infatti il gruppo decise di declinare, seppur cortesemente, l’invito della first lady Imelda Marcos per un incontro ufficiale scatenando in tale maniera il risentimento delle istituzioni filippine le quali, per tutta risposta, lasciarono il gruppo e il loro staff privo della scorta della polizia e quindi in balia dell’euforia e dell’aggressività della folla. Per questo motivo i Beatles decisero che ne avevano abbastanza e che avrebbero quindi chiuso con i concerti (il loro ultimo, come previsto dalla programmazione del tour, si sarebbe tenuto a San Francisco il 29 agosto 1966).
Una volta diventati famosi quindi i Fab Four avrebbero probabilmente iniziato a vedere il pubblico più come un ostacolo che come un vantaggio e i concerti come tempo sottratto alla produzione di nuovo materiale. Ciò sarebbe testimoniato oltretutto da un ulteriore precedente, ovvero la celebre intervista del 1966 in cui Lennon si lasciò scappare la frase: “i Beatles sono più popolari di Cristo”, frase che avrebbe scatenato la forte reazione di molti, soprattutto nel sud degli Stati Uniti e nei paesi cattolici dell’America.
Questo complesso rapporto con il pubblico dunque non sarebbe secondario e contribuirebbe ad una parziale rilettura di alcuni elementi chiave del disco: ad esempio la volontà di raggiungere una dimensione lisergica, lontana dalla realtà, che effettivamente permea tutto il disco (basti pensare a brani come Lucy in the sky with diamonds oppure Within you without you), sarebbe da ricollegare anche al tentativo di ricerca di un riparo dalle tensioni provenienti dalle attività quotidiane e dalle conseguenze negative del successo. A questo proposito la stessa creazione dell’alter ego, la banda dei cuori solitari da cui prende il nome l’album, sarebbe stata non solamente una trovata originale ma anche un modo per allontanarsi da una certa tipologia di pubblico, che comprendeva peraltro anche le ragazzine urlanti contro le quali Lennon si era scagliato durante le ultime date della band.
Questo non significa però né che la ricerca di uno spirito inclusivo e di condivisione sia completamente assente dall’opera, basti pensare ad esempio a With a little help of my friends cantata dal batterista Ringo Starr; né che non vengano riportate le questioni cardine dell’epoca come in She’s leaving home, dove una ragazza abbandona la propria casa e i propri genitori per fuggire con un ragazzo più grande. Peraltro quest’ultimo tema viene affrontato da Lennon in maniera particolare, da prima raccontando il fatto da spettatore imparziale e poi includendo il punto di vista dei genitori come a voler cercare di allentare il gap generazionale piuttosto che amplificarlo.
Anche in base a quanto appena detto Sgt. Pepper’s lonely hearts club band risulterebbe essere il prodotto varie spinte contrastanti provenienti da più parti: l’esigenza di accontentare un pubblico molto vasto e tutt’altro che omogeneo, la volontà di accrescere le simpatie dei più giovani amplificando il clima di ostilità nei confronti delle istituzioni e seguendo la tendenza ad evadere dalla realtà circostante, le tensioni interne dovute ad un successo sempre più difficile da gestire ed altre ancora. I Beatles avrebbero quindi messo insieme tematiche provenienti da mondi profondamente diversi da loro come ad esempio il rapporto con la realtà e il rapporto con l’interiorità arrivando creare un’opera ricca di significati e per questo difficile da codificare.
A cura di: Alberto Cavallini
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