Venerdì 1 giugno, il parlamento spagnolo ha approvato la mozione di sfiducia contro il governo presieduto da Mariano Rajoy, presentata dal leader del partito socialista Pedro Sanchez. In Spagna, se una mozione di sfiducia passa, colui che l’ha presentata in Parlamento diventa immediatamente capo del governo al posto dello sfiduciato. Ed è proprio quello che è successo in questi giorni, con il giuramento di Sanchez presso Palazzo Zarzuela, la residenza del re.
Per la prima volta dalla fine della dittatura franchista, un capo di governo in carica è stato destituito dal Congresso dei Deputati con una mozione di sfiducia: un unicum nella storia del paese. La mozione, che non sarebbe passata con i soli voti del Partito Socialista Obrero Español (PSOE, 84 seggi), ha ottenuto l’appoggio di Unidos Podemos – la coalizione tra il partito di Pablo Iglesias e Izquierda Unida – il partito nazionalista Basco (PNV), i radicali (Bildu), i due partiti indipendentisti catalani (Erc e PDeCat) e i valenziani di Compromis, per un totale di 180 voti a favore. Hanno votato contro la mozione il Partito Popolare (PPE) dell’ex presidente Rajoy e Ciudadanos di Albert Rivera, per un totale di 169 voti.
In un’Europa attraversata da scenari politici inediti, come ad esempio la nascita del governo M5S – Lega in Italia, che cosa comporta il ritorno al governo di un partito socialista?
Era dal 2011, ultimo anno del governo Zapatero e inizio del “settennato” di Rajoy (in carica da quell’anno fino a pochi giorni fa), che non si assisteva a uno scenario simile.
Siamo di fronte a una rivincita per l’intera sinistra europea?
Indubbiamente, si tratta di una rivincita per Pedro Sanchez, estromesso dalla guida del partito soltanto due anni fa, per la sua contrarietà al governo Rajoy e capace di rialzarsi, cogliendo le opportunità offerte dal momento politico attuale, come ha evidenziato Il Post.
Nonostante i pessimi risultati elettorali recenti, in parte causati dalla forte concorrenza a sinistra di Podemos, il PSOE grazie alla capacità del suo giovane leader ha colto un’occasione storica. Occasione favorita dal momento negativo attraversato dal Partito Popolare, investito da numerosi casi di corruzione da diversi anni,l’ultimo dei quali, in ordine di apparizione, è lo scandalo “Gurtel”, conclusosi con un verdetto giudiziario pesante nei confronti dell’ex tesoriere del partito Luis Barcenas.
Nelle prossime ore, Sanchez dovrà formare un nuovo esecutivo, in grado di dare stabilità politica al paese. Un compito arduo, dato il composito schieramento che – di fatto – con il voto favorevole alla mozione, ha permesso la sua nomina. Risulta difficile immaginare che il nuovo governo possa godere del sostegno di partiti variegati e differenti come il Partido Demócrata Europeo Catalán (PDeCat, lo stesso da cui proveniva l’ex presidente dellla Generalidad de Cataluna Carles Puigdemont), il partito nazionalista basco o Podemos. Anche per quest’ultima formazione politica, si può parlare di rivincita. Soltanto due mesi fa, Pablo Iglesias si era reso protagonista di un’altra mozione, che non ottenne i risultati sperati. Ora, forte dei suoi 67 seggi in Parlamento, Podemos potrà permettersi di incidere sul corso del nuovo governo.
Sanchez non dovrà interloquire soltanto con il concorrente interno alla sua sinistra. L’appoggio alla mozione dei partiti indipendentisti catalani impone al leader di affrontare la delicata questione creatasi negli ultimi mesi all’interno della comunità autonoma di Barcellona. Una questione spinosa e tuttora aperta che ha quasi lacerato l’unità nazionale del paese. Sanchez dovrà poi fronteggiare l’opposizione al suo nuovo esecutivo. Non mi riferisco al PPE, il quale sta attraversando una forte crisi da molti mesi, bensì alla giovane formazione centrista di CIudadanos. In questo momento, stando a diversi sondaggi, la prima forza politica del paese, in grado di togliere consensi a Rajoy e ottenere l’appoggio di molti cittadini per la sua posizione intransigente sulla situazione catalana.
Con tutta probabilità, Sanchez tenterà la carta del monocolore a guida socialista, con l’appoggio esterno di Unidos Podemos. Un esperimento politico che sta funzionando nel vicino Portogallo, con il governo di minoranza del socialista Costa, in carica dal 26 novembre 2015.
L’incertezza però è maggiore nella parte orientale della penisola iberica. Dopo le rivincite personali, Sanchez riuscirà in una rivincita più grande, per tutti i progressisti europei, quella di dare un governo socialista alla Spagna?
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Cofondatore de L’Eclettico e giornalista professionista. Mille pensieri, tanta curiosità e voglia di mettersi in discussione. Scrivo, ascolto e leggo (parecchio). Mi sono laureato in Storia e ho avuto la possibilità di studiare la criminalità organizzata, tema di cui mi occupo con frequenza. Per lavoro seguo in maniera ossessiva la politica e tutto ciò che vi ruota attorno. Ogni tanto però mi concedo una pausa, qualche viaggio all’estero o in Italia. Al mio fianco ho sempre un sottofondo musicale: il rap.