Negli ultimi anni si è affermata una nuova categoria di lavoratori, i cosiddetti riders, incaricati di effettuare consegne di cibo, in bicicletta o in scooter, ordinando direttamente attraverso l’utilizzo di un’app. Questa particolare tipologia di lavori digitali è cresciuta in maniera esponenziale nell’ultimo periodo in concomitanza con l’affermarsi della gig economy, ovvero quel modello economico in base al quale domanda e offerta vengono gestite online tramite app dedicate come, in tale caso, Foodora, Deliveroo, Glovo e JustEat. Queste sono le aziende leader del food delivery attorno al quale, secondo l’osservatorio eCommerce del Politecnico di Milano, ruota un business di circa 800 milioni di euro annui.
Si stima che siano circa 50000 i riders in Italia tra fissi e saltuari; sono soprattutto giovani disoccupati, studenti o dottorandi privi di borsa di studio ma talvolta anche over 40 costretti a dedicarsi a questa occupazione a tempo pieno.
Attorno a questa attività si sono con il tempo concentrate numerose polemiche legate in primo luogo alle condizioni di lavoro cui sono sottoposti i cosiddetti lavoratori digitali, i quali lamentano innanzitutto la mancanza di un salario minimo orario e di una tutela sanitaria nel caso di incidenti, a quanto pare piuttosto frequenti. Il caso più recente è quello del ragazzo di Milano, fattorino di JustEat, che il 5 giugno scorso ha riportato diverse ferite in seguito ad un violento scontro con un altro scooter. Secondo alcuni la frequenza degli incidenti sarebbe dovuta anche ai metodi di pagamento: nel caso in cui un lavoratore venga pagato sulla base delle consegne effettuate infatti, questo stesso sarebbe incentivato ad andare più veloce al fine di aumentare il proprio guadagno. Sul pagamento può incidere poi anche un eventuale danneggiamento e conseguente riparazione del mezzo, che è a carico dello stesso fattorino.
Inoltre, sulla base di queste denunce, l’attività del rider sarebbe anche sottoposta ad un controllo continuo da parte dell’azienda esercitato direttamente tramite l’applicazione installata sul telefono, tramite la quale lo stesso lavoratore è solitamente chiamato a prendere gli ordini.
Proprio per questo motivo molti di loro rivendicano un trattamento conforme alla tipologia di lavoro che svolgono, mansione che secondo loro sarebbe da configurarsi come dipendente: ad esempio a Torino una sentenza dello scorso aprile del Tribunale di lavoro della città ha respinto il ricorso di sei giovani licenziati nel 2016 dopo aver partecipato ad alcune manifestazioni per richiedere un giusto trattamento economico e normativo. La sentenza si basava proprio sul fatto che l’attività dovesse essere inquadrata come collaborazione autonoma, che ovviamente è priva di quelle tutele che sono invece previste nel lavoro dipendente. L’assenza di una piattaforma normativa che regoli tali attività e che eviti simili contraccolpi è in effetti una delle prime richieste dei riders, che chiedono un trattamento vicino a quello dei loro pari di altri paesi europei come la Francia, dove, ad esempio, è prevista una paga minima oraria.
Queste e altre questioni sono state comunque portate all’attenzione del nuovo Ministro del lavoro Luigi Di Maio, che ha accettato di incontrare una delegazione di rappresentanti dei fattorini, i quali hanno espresso l’intenzione di aprire un tavolo condiviso. Di Maio al termine della riunione ha inoltre descritto i riders come il simbolo di una generazione abbandonata per cui bisogna assolutamente fare qualcosa, promettendo un nuovo incontro tra una settimana.
Ancora prima della formazione del governo era stato il Comune di Bologna a mostrarsi attento alla questione firmando la “Carta dei diritti fondamentali del lavoro digitale nel contesto urbano” al fine di promuovere degli standard minimi di tutela per questa categoria. Il documento è stato firmato, oltre che dal sindaco di Bologna Virginio Merola dai rappresentanti di due app per la per la consegna di cibo a domicilio (Sgnam e Mymenu), da Riders Union Bologna e dai segretari di Cgil, Cisl e Uil.
Ovviamente i manifestanti si aspettano, al di là di queste iniziative, che alle parole facciano seguito le risposte, augurandosi pertanto che tali aperture non siano state strumentali; in particolare quella del Ministro del lavoro, data la recentissima formazione del governo.
A cura di: Alberto Cavallini
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