Il centro-destra, o meglio la Lega, ha riportato una vittoria notevole nei ballottaggi di domenica scorsa. In alcune città si è trattato di una vittoria per certi versi storica: penso ad Imola dove da settantatre anni non era eletto un primo cittadino che non fosse di sinistra o di centro sinistra e adesso si ritrova con i cinque stelle. Ma penso anche alla Toscana dove, dopo la vittoria del 2014 dei cinque stelle nel fortino rosso di Livorno e della Lega a Cascina nel 2016 quest’ultima ha vinto a Massa, Siena e Pisa, la mia città. La mia città dove il PD ha perso alla grande nei quartieri popolari, quei quartieri dove un partito di centro-sinistra dovrebbe vincere perché se i risultati migliori sono nel centro storico dove sta la medio – bassa borghesia un problema c’è. E non è un problema nuovo visto che anche alle politiche era emersa questa tendenza, solo su scala nazionale. Pisa dove cinque anni fa la Lega aveva lo 0,23%.

Non starò qui a fare sproloqui sul malgoverno di questo o di quell’altro, né a dilaniarmi nella tristezza che la destra ha vinto in aree storicamente rosse. Viviamo infatti nella democrazia e il suo principio è la possibilità dell’alternanza di governo. Dunque, in questo senso, non ci sono problemi.

No il problema è un altro, non nel fatto che la destra è andata a governare diverse città.

I problemi sono tanti. Per cominciare il partito che attualmente governa questo paese, la Lega. È vero che al governo c’è una coalizione che comprende anche i grillini, ma in seguito alla crisi della formazione del governo (qui trovate una riflessione al riguardo) il carroccio è diventato il motore delle questioni politiche. Salvini è riuscito ad imporsi come leader nazionale, comportandosi come capo di un partito vincente ma che vincente non è visto che alle politiche ha preso il 17,35%, cioè di meno rispetto al 18,76% del PD. Uno dei problemi è quindi nel come si comporta l’attuale ministro dell’Interno, cioè come un premier. Il che è pericoloso per due motivi. Innanzitutto perché un ministro dovrebbe fare il ministro e non il premier, se invece fa il premier vi è una forzatura nella separazione dei poteri che può portare a squilibri di potere, e si sa che la democrazia si basa sulla divisione di essi. Ma l’invadenza delle prerogative altrui si trova anche nei singoli ministeri. Prendiamo ad esempio la paventata volontà di chiudere i porti: questa spetterebbe al ministero delle Infrastrutture, cioè Toninelli; prendiamo l’affermazione della scorsa settimana secondo la quale per Salvini «10 vaccini sono troppi», che non solo va ad invadere il territorio del ministro Grillo (Salute), ma che va a collocarsi nella fascia più estremista dei no-vax. Aggiungiamo che con questa storia delle barche Salvini butta alle ortiche tutta la stima che la Marina si era guadagnata, e quindi l’Italia, in Europa per il salvataggio delle vite in mare.

Salvini è un leader dalle aspirazioni autoritarie, aspira a fare l’uomo forte al comando. È un provocatore che vuol distruggere per dare la colpa della disfatta agli altri e, in questo modo, rinsaldare la sua presa sul potere. Chi gli si oppone, chi lo critica, viene minacciato o denunciato: penso a Saviano, cui Salvini vorrebbe togliere la scorta; penso agli attivisti di Amnesty che a seguito delle parolacce di Salvini sul caso Regeni («Regeni? Sono più importanti i rapporti con l’Egitto») hanno srotolato uno striscione per Giulio ad Ivrea dove il ministro dell’Interno era a fare un comizio in sostegno al candidato sindaco. Attivisti che per questo sono stati schedati: schedati per reato di opinione. E penso poi a tutte quelle persone che in passato Salvini ha promesso di manganellare perché si sa, meglio usare la forza alle parole. La stessa persona che ha sfruttato la compiacenza e lo schierarsi della Confcommercio della mia città, Pisa, per venire a fare una ridicola “cena sul ponte” (il ponte è quello di Mezzo, il principale) il venerdì prima delle elezioni, potendo così fare un comizio nella centralissima Piazza Carrara. Qui siamo al limite della legalità del buon comportamento politico, visto che un ministro dell’Interno in perenne campagna elettorale, in perenne stato di provocazione, non è un ministro dell’Interno. E questo glielo ha rimproverato pure Maroni. E se ve lo siete scordati, il ministro del’Interno è quello che comanda le forze di polizia.

Ma così mi sono scagliato contro chi ha vinto. Quindi stop perché così non si risolve niente.

Uno dei problemi sta nella sinistra che ha abdicato al ruolo di vera opposizione o di forza propositrice. Nella mia città l’ha fatto convinta, in tutti questi anni, di poter vincere perché «di là non ci sono alternative», «di là ci sono i mostri, i fascisti». Bè potrà essere anche come dite voi, ma non è certo così che si vince una tornata elettorale. Si vince convincendo gli elettori a votarti perché hai governato bene e/o perché fai delle belle proposte concrete per migliorare le cose, magari senza propinare un programma elettorale di duecento e passa pagine che nessuno avrà il tempo di leggere. Il problema sta anche nella sinistra più a sinistra che in questi anni non ha fatto altro che ostracizzare il PD dicendo che «Minniti è un fascista», «il PD è una banda di ladri, dei democristiani». Eppure ieri ero invaso di messaggini e di post su Facebook dei sinistrini che mi invitavano a votare il PD: ma da che pulpito parte la predica? Dallo stesso che ha condannato per anni il PD? Ed inoltre, perché dovrei votarli? Perché me lo dici tu? Piuttosto, che provassero a spiegare, che diamine, visto che loro sono sempre onniscienti!

Si il problema è anche nell’assenza di autocritiche a sinistra, nel fatto che il PD continua a non trovare una direzione: è sbandato e non riesce a rimettersi in carreggiata. Si il problema è anche nella sinistra più a sinistra che si diverte ad indignarsi. Quelle persone che già mi tartassano con il «bene, io me ne vado all’estero», «sono sconvolta/o, l’umanità è morta», «sono allibita/o, senza parole, non pensavo che la stupidità umana potesse arrivare a tanto».

Ma io non voglio cascare in questo tranello: è più facile indignarsi che tentare di comprendere perché c’è stato un tracollo del centro-sinistra. Tracollo che si aggiunge al problema della sinistra in Occidente.

A questo punto vi offro dubbi, non risposte.

Mi chiedo: se per molti di noi gli ultimi governi, di fatto retti dal PD, non sono stati poi tanto male visto che hanno ridotto il numero di sbarchi, visto che hanno stabilizzato l’economia, visto che hanno riportato l’Italia a godere di rispetto nel consesso internazionale, come mai il PD ha perso gravemente alle elezioni politiche e amministrative?

Non tiratemi fuori l’antipatia di Renzi –che aveva portato il PD al 40,81% quindi forse così antipatico non era; non tiratemi fuori l’ignoranza degli italioti; non tiratemi fuori le fake news e la disinformazione. Insomma non tiratemi fuori i drammi da intellettuali psicosociali che di fondo non dicono altro che «siamo l’elite illuminata, il resto degli italiani pecore». Non fatelo perché così non capiamo un bel niente. Se infatti non riusciremo a fare una analisi profonda, che vada a cercare di capire il perché di certi voti, quei voti non li recupereremo mai. Anche perché mettiamoci nei panni di chi li ha votati: mica sono dei sado-masochisti cui piace essere offesi, se gli dai del cretino quello si che non ti vota – e fa anche bene.

Forse è l’ora di domandarsi se noi altri, abituati a viaggiare e con presunta mente aperta, a noi altri con tanta cultura sulle spalle, magari non siamo finiti nella torre d’avorio e abbiamo perso ogni contatto con chi non è nella nostra classe. Nota bene: ho detto classe. Si perché se fosse che siamo in una torre allora siamo in una classe, una classe da sovranetti in decadenza che non vogliono il contatto col volgo. Oppure questa vicinanza con i “popolari” c’è ma magari quando parlano abbiamo il paraocchi del cavallo per cui quello che dicono non lo ascoltiamo. Magari entrambe le cose. Non sto sostenendo, bada bene, un discorso populista per cui il popolo ha sempre ragione – anche perché che cosa è il popolo? – ma sto cercando di dire che più che indignarci ci sarebbe da comprendere il perché dei voti alla Lega, al centro-destra e ai cinque stelle. A Pisa possiamo in parte cavarcela col malgoverno di Filippeschi, a livello nazionale no.

Dunque quello che ti offro non sono risposte, ma dubbi, sperando che anche tu come me inizi a riflettere senza indignarti.

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