Oggi, a Mosca (ore 17 italiane), si terrà la finalissima dei mondiali Francia – Croazia. Per il piccolo paese balcanico si tratta di un evento storico, dato che il traguardo massimo raggiunto in una competizione mondiale furono le semifinali del 1998, con una sconfitta ad opera della nazionale d’oltralpe (2-1). In questi giorni, non sono mancate interpretazioni fuorvianti dell’arrivo di Modric e soci all’ultimo atto della competizione. Si è parlato di affermazione di un modello vincente, quello monoetnico. Per esempio, Paolo Bargiggia, noto giornalista sportivo di Mediaset, ha esaltato su Twitter la nazionale croata, definendola “completamente autoctona”,con un “popolo di 4 milioni di abitanti, identitario, fiero e sovranista”, contrapponendola alla Francia, “un melting pot di razze e religioni, dove il concetto di nazione e Patria è piuttosto relativo”. Perfino un quotidiano come Repubblica ha pubblicato un articolo dal titolo fuorviante, creando uno scontro finale tra due mondi differenti che non esistono. Giornalisticamente parlando, la tentazione di creare un’immagine romantica (e abbastanza superficiale) di questa finale è forte. Una sorta di Armageddon finale che possa alimentare le polemiche post – partita, mischiando calcio e questioni politiche, con fiumi d’inchiostro incentrati sul nulla.
Innanzitutto, dobbiamo leggere le biografie della selezione croata. Lovren, Colruka e il CT Zlatko Dalić hanno origini bosniache. Il blaugrana Rakitic ha origini svizzere, mentre il madrileno Kovacic austriache. Altri giocatori, poi, sono nati da genitori con confessioni religiose differenti e provenienti da stati diversi della ex Iugoslavia. In secondo luogo, gran parte di questi giocatori partecipa, da diversi anni, ai campionati più competitivi al mondo e nelle squadre più forti: Barcellona, Juventus e Real Madrid. Dubito quindi che si possa parlare di “fieri, identitari e sovranisti” e nazionale “autoctona”.
Se vogliamo proprio dare un significato alla finale paradossalmente dobbiamo affermare l’esatto contrario di quello che sostengono i sovranisti nostrani. La finale di oggi segna il trionfo della globalizzazione, dove il valore aggiunto è dato dal talento. Il successo di Croazia e Francia è dovuto alla libera circolazione delle persone che permette al talento di muoversi oltre i confini nazionali. In questo maniera, un paese piccolo di 4 milioni ha potuto competere nell’economia globale, grazie al suo capitale umano. Lo stesso ragionamento possiamo applicarlo alla selezione belga, arrivata a un passo dalla finale. In una situazione differente, caratterizzata da chiusura dei confini e autarchia, la Croazia “monoetnica” non avrebbe avuto alcuna possibilità di competere ai livelli più alti del calcio mondiale.
Una ricetta sicura per la sconfitta, a mio avviso, calcisticamente e politicamente parlando, è quella di chiudersi e decidere di “fare tutto in casa”.
Stia attento, ministro Salvini: in caso di esultanza per un goal di Mandzukic o Modric rischia di festeggiare il suo più grande nemico, la libera circolazione delle persone.
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Cofondatore de L’Eclettico e giornalista professionista. Mille pensieri, tanta curiosità e voglia di mettersi in discussione. Scrivo, ascolto e leggo (parecchio). Mi sono laureato in Storia e ho avuto la possibilità di studiare la criminalità organizzata, tema di cui mi occupo con frequenza. Per lavoro seguo in maniera ossessiva la politica e tutto ciò che vi ruota attorno. Ogni tanto però mi concedo una pausa, qualche viaggio all’estero o in Italia. Al mio fianco ho sempre un sottofondo musicale: il rap.