Il termine “stigma” indica un insieme di atteggiamenti, stereotipi e credenze che un gruppo sociale o la società nel suo complesso nutre nei confronti di gruppi sociali particolari, che sono ritenute “devianti” e quindi tenute ai margini tra coloro che sono coinvolti.

Lo stigma è spesso basato sull’ignoranza, su mancanza di informazione, su convinzioni infondate, su paure irrazionali, su fenomeni di contagio e conformismo sociale, sul riaffiorare di sotterranee correnti di razzismo e naturalmente può essere fomentato dai media, da speculatori politici e interessi materiali.

Il processo di stigmatizzazione è stato descritto in 4 fasi:

  1. Etichettatura: si crea un’etichetta che identifica un gruppo di persone e che può essere descritta come un “marchio” negativo; per esempio malati di mente, extracomunitari, ex carcerati, drogati, omosessuali, ecc.

 

  1. Credenze e stereotipi: si associa l’etichetta a delle credenze e stereotipi di quella società – per esempio “i drogati sono ladri”, “dallo psicologo vanno i pazzi”, “gli extracomunitari ci rubano il lavoro e i soldi pubblici”, ecc.

 

  1. Attributi all’etichetta: le persone che rientrano nell’etichetta non sono considerate per se stesse (persone vere e proprie), ma in virtù dell’etichetta e degli attributi propri all’etichetta, vengono ritenute “meno umane” e al limite “subumane”, viste come “diverse” e in contrapposizione ai più, vengono definite dei “loro” in contrapposizione ai “noi” – ad esempio “gli islamici sono terroristi, criminali che minacciano la mia libertà e cultura”.

 

  1. Perdita di status: in virtù dell’etichettamento, quel gruppo di persone ha una perdita di status e viene fatto oggetto di discriminazioni – per esempio non si affitta facilmente un appartamento a chi frequenta (come paziente) strutture psichiatriche.

 

I regimi autoritari si sono quasi sempre caratterizzati per la violenza nei confronti di persone con disturbi psichiatrici e l’esemplificazione più tragica si è avuta nella persecuzione e nell’annientamento fisico perpetrato dal regime nazista nei confronti di ebrei, zingari, omosessuali, malati di mente e oppositori politici.

La dignità e la totalità della persona devono rimanere sempre in primo piano: l’utilizzo di espressioni del tipo “gli schizofrenici” o “i neri”, in luogo di perifrasi quali “i pazienti affetti da schizofrenia” o “le persone di colore”, dovrebbero essere inaccettabili in ogni contesto oltre che essere esplicitamente censurate nelle avvertenze deontologiche di alcune associazioni professionali.[1]

 

[1] Fonti: Atkinson & Hilgard’s Introduzione alla psicologia, Piccin, Padova 2011; Sanavio, Cornoldi, Psicologia Clinica, il Mulino, Bologna, 2001; Codice deontologico degli psicologi italiani.

 

A cura di: Edoardo Bonsignori. Per L’eclettico ha già pubblicato False credenze e punti di forza sui DSA.

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