Dal 22 al 25 gennaio si è svolto a Davos, in Svizzera, il World Economic Forum dove il tema principale è stato l’allarmante crescita del debito globale guidata dai rallentamenti delle economie di Cina e Stati Uniti.

La miccia della crisi del 2008 venne accesa dai colossi bancari ma le regolamentazioni introdotte nell’ultimo decennio hanno favorito il risanamento degli equilibri e un netto miglioramento della leva finanziaria (rapporto tra attivi e capitale) delle banche. Situazione inversa per le società non finanziarie che nei dieci anni appena trascorsi hanno visto il proprio debito passare da 27 mila a 66 mila miliardi di dollari. Secondo l’Institute of International Finance a livello globale il debito di famiglie, imprese, banche e Stati si è attestato alla fine del terzo trimestre dello scorso anno su un valore di 244 mila miliardi di dollari. Una cifra che equivale al 318% del PIL globale.

Situazione da monitorare con particolare attenzione è quella della Cina. Il Paese, infatti, ha registrato la crescita più lenta degli ultimi 28 anni e non riesce a frenare l’aumento del debito delle aziende, senza considerare l’immensa bolla speculativa immobiliare e un’amministrazione che non è certamente esempio di trasparenza. Il livello del debito pubblico non è eccessivo, preoccupa però quello delle amministrazioni locali che ha raggiunto un livello molto elevato. Questo si spiega considerando la progressiva centralizzazione fiscale cinese: Pechino raccoglie l’80% dei proventi fiscali e trasferisce risorse minime alle amministrazioni locali ma queste restano responsabili dell’erogazione dei principali servizi pubblici. Per quel che riguarda, invece, il debito privato a ben vedere di privato c’è ben poco. In Cina gran parte delle imprese private che investono nell’industria pesante e nelle infrastrutture sono controllate interamente dallo Stato e sono in gran parte responsabili dell’aumento del debito dal 2008. Queste imprese inoltre non investono in progetti che potrebbero generare alti profitti ma le loro decisioni seguono logiche clientelari e indirizzi politici. Una soluzione alla crisi del debito cinese è stata quella di incentivare il debito estero, il quale, in caso di una crisi economica renderebbe più difficile per Pechino stabilizzare l’economia.

Negli Stati Uniti, d’altro canto, il rapporto debito PIL ha superato il 100%, la sfiducia nell’economia dilaga tra gli americani e tutte le speranze riposte nel tycoon che voleva rifare grande l’America sembrano ormai abbandonate. Le ipoteche immobiliari hanno superato i livelli del 2008 portando alla crescita del debito delle famiglie americane. L’aumento del debito aggregato negli USA è figlio della politica dei tassi di interesse zero e della grande immissione di liquidità: in questa situazione appare rischioso l’allentamento di regole e requisiti di capitale per le banche ottenuto con la Riforma Fiscale del 2017. Adesso la Federal Reserve sta cambiando direzione e vira verso l’aumento dei tassi ma pare che fino ad ora abbia fatto tutto il possibile per alimentare una bolla finanziaria. «Non c’è modo di sapere quale sia il livello di debito da considerare eccessivo, ma l’America arriverà inevitabilmente a quel momento in cui improvvisamente, un mercato del debito improvvisamente più scettico, si rifiuterà di continuare a erogare prestiti a tassi che possiamo permetterci. E, nel momento in cui una crisi del genere si presenterà, sarà probabilmente troppo tardi riuscire a mettere a posto i conti».  Seth Klarman, investitore miliardario di 61 anni, non era presente a Davos ma le parole della sua lettera annuale agli investitori hanno fatto il giro del forum e sono state largamente condivise. Ma Seth Klarman non era l’unico assente a Davos, Emmanuel Macron è alle prese con le proteste dei gilet gialli, Theresa May si sta occupando delle trattative per la Brexit e soprattutto Donald Trump e la delegazione USA hanno strategicamente dato forfait perché gli Stati Uniti sono insieme alla Cina i principali responsabili di questa situazione che potrebbe provocare una nuova calamità economica.

A cura di: Luana Santoro.

Immagine di copertina: https://www.npr.org/sections/goatsandsoda/2018/04/20/604169277/a-debt-crisis-seems-to-have-come-out-of-nowhere?t=1548604092482

© Riproduzione riservata