Di nuovo al voto. La Spagna si prepara alle terze elezioni in meno di quattro anni. E la questione catalana farà da padrone nel dibattito pubblico. La campagna elettorale è appena iniziata. Terminerà il 28 aprile, momento in cui i cittadini spagnoli decideranno a chi affidare il governo del Paese.
Il ritorno alle urne è dovuto a una crisi di governo, provocata dalla bocciatura de “Los presupuestos”, la legge di bilancio per il 2019. Mercoledì 13 febbraio, con 191 voti contrari e 158 favorevoli, il Parlamento spagnolo ha bocciato la finanziaria proposta dal governo presieduto dal socialista Pedro Sanchez. Ai voti contrari del centrodestra, rappresentato da Partido Popolar (PP) e Ciudadanos, si sono aggiunti quelli dei due partiti indipendentisti catalani: Esquerra Republicana (ERC,di sinistra) e Partido Demócrata Europeo Catalán (PDeCAT, di centrodestra, dalle cui file proviene l’ex presidente catalano Carlos Puidgemont).
Da diverse settimane i rapporti tra il PSOE e gli indipendentisti catalani si sono deteriorati. I socialisti si erano rifiutati di fare nuove promesse e concessioni nei loro confronti. Gli indipendentisti avevano chiesto un referendum sull’indipendenza della Catalogna, rifiutando ogni possibile proposta avanzata dal governo centrale. La speranza di Sanchez era che la minaccia di elezioni anticipate potesse placare le rivendicazioni di ERC e PDeCAT, compattare la sua maggioranza. Una maggioranza nata soltanto otto mesi e mezzo fa, con la mozione di sfiducia nei confronti dell’esecutivo di Mariano Rajoy.
L’avvicinarsi del processo agli indipendentisti ha peggiorato ulteriormente la situazione. La prima udienza si è celebrata martedì 12 febbraio, a Madrid, il giorno prima della votazione sulla legge di Bilancio. Il processo vede il coinvolgimento di 12 indipendentisti catalani. É stato definito da Raphael Minder – corrispondente del The New York Times – come qualcosa che “non si é mai visto in Spagna”. Vengono chiamati in causa gli avvenimenti verificatisi nell’autunno del 2017 in Catalogna: il referendum sull’indipendenza, considerato illegale dalla magistratura spagnola, e la dichiarazione unilaterale di indipendenza proclamata dall’allora presidente catalano Puigdemont, attraverso il voto favorevole del parlamento locale.
Dalle aule di un tribunale alle urne. La questione catalana è tra i temi che saranno più dibattuti nella campagna elettorale appena iniziata. E, a trarne giovamento, potrebbero essere i partiti di centrodestra, favorevoli a una linea dura. Ciudadanos e PP, per bocca dei loro leader Albert Rivera e Pablo Casado, da diversi mesi criticavano Sanchez e la sua strategia di dialogo nei confronti degli indipendentisti. Ma un altro partito, che deve le sue fortune al nazionalismo crescente nel paese, può trarre assoluto vantaggio dal tema. Si tratta di Vox. Il partito guidato da Santiago Abascal è reduce da un risultato clamoroso alle ultime elezioni regionali in Andalusia. Ed é proprio nel Sud della Spagna che si fanno prove di alleanze su scala nazionale. A Siviglia, nella sede della Junta Regional, dal 16 gennaio siede Juan Manuel Moreno, a capo di un governo di coalizione formato da PP e Ciudadanos, con l’appoggio esterno decisivo di Vox. Un appoggio che é stato contrattato da Moreno, basato su alcuni punti chiave del programma elettorale del partito di estrema destra. Uno su tutti: l’immigrazione. Un tema molto sentito dall’elettorato di Vox, soprattutto dopo l’aumento degli sbarchi dell’estate 2018, dovuto in parte alle decisione del governo italiano di chiudere i porti.
A livello nazionale, i tre partiti non dovrebbero avere problemi a stabilire una posizione comune sulla questione catalana. La linea dura contro gli indipendentisti potrebbe essere il collante della coalizione. Diversi sondaggi attribuiscono alla forze di centrodestra un numero di seggi che garantirebbe loro la maggioranza in Parlamento. Tuttavia, l’unità rischia di rappresentare al tempo stesso una debolezza. Una debolezza mostrata dalla foto di Plaza Colon, a Madrid, della manifestazione contro il governo di domenica 10 febbraio. Lo scatto immortala, uno di fianco all’altro, i tre leader Abascal, Casado e Rivera. Un’istantanea di un centrodestra che si sposta sempre di più su posizioni di destra radicale, in linea con il trend europeo che vede quasi ovunque l’affermarsi di partiti sovranisti e nazionalisti. PP e Ciudadanos, legandosi strettamente a Vox, danno la possibilità a Sanchez e al PSOE di presentarsi al Paese e all’opinione pubblica come unico argine di fronte all’estremismo di destra e al populismo.
Questione catalana e – probabilmente – “deriva a destra” sono quindi due temi che alimenteranno le discussioni della campagna elettorale. Molto comunque dipenderà dagli attori in campo. E dagli eventi delle prossime settimane.
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Cofondatore de L’Eclettico e giornalista professionista. Mille pensieri, tanta curiosità e voglia di mettersi in discussione. Scrivo, ascolto e leggo (parecchio). Mi sono laureato in Storia e ho avuto la possibilità di studiare la criminalità organizzata, tema di cui mi occupo con frequenza. Per lavoro seguo in maniera ossessiva la politica e tutto ciò che vi ruota attorno. Ogni tanto però mi concedo una pausa, qualche viaggio all’estero o in Italia. Al mio fianco ho sempre un sottofondo musicale: il rap.