Ritenuto organico a Cosa Nostra. Paolo Ruggirello, ex deputato dell’assemblea regionale siciliana (Ars), è stato arrestato ieri, nel Trapanese, con l’accusa di associazione mafiosa. L’arresto è stato compiuto all’interno dell’operazione antimafia “Scrigno, che ha visto finire in manette altre 24 persone, tra cui esponenti mafiosi locali e uomini politici. Secondo il procuratore capo del Tribunale Francesco Lo Voi “Ruggirello era il ponte tra le istituzioni e la mafia”. I primi episodi di questo sodalizio risalirebbero al 2006, quando sedeva a Palazzo dei Normanni – sede della Regione Sicilia – nelle file del Movimento per l’Autonomia (MPA) di Raffaele Lombardo.

Per la Procura, Ruggirello aveva aderito a Cosa Nostra  “quale politico destinatario delle preferenze elettorali fatte confluire da esponenti di detta associazione nel corso di varie consultazioni elettorali”. Il suo contributo consisteva nel garantire gli interessi mafiosi, cui metteva a disposizione i suoi poteri derivanti dalla posizione di deputato regionale. Difatti Ruggirello “intratteneva rapporti continuativi con i singoli affiliati”, ai quali si rivolgeva anche per questioni private. Secondo gli inquirenti l’ex deputato avrebbe richiesto l’intervento dei pregiudicati mafiosi Salerno e Orlando per una questione relativa ad una donna con cui aveva una relazione e da cui era nata anche una figlia.

Ruggirello vanta un lungo cursus honorum politico. E molti cambi di casacca. Figlio di Peppe Ruggirello, proprietario della Banca industriale trapanese che fu anche alla guida del Trapani Calcio,  viene eletto – come abbiamo già visto – per la prima volta con l’MPA di Lombardo, che nel 2006 sosteneva la ricandidatura di Totò Cuffaro. Ruggirello varcò la soglia di Palazzo dei Normanni forte di 10.393 voti.
Due anni dopo il centrodestra, orfano di Cuffaro, finito in carcere per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra, torna a vincere con Lombardo. Ruggirello è ancora fra le file degli autonomisti centrando la nuova l’elezione all’Ars con 10.478 voti. Nel 2012 arriva la terza elezione: inserito nella lista ‘Nello Musumeci Presidente’, diventa deputato grazie a 6.639 preferenze ed entra anche nell’Ufficio di Presidenza dell’Ars con il ruolo di deputato questore.
La legislatura, però, lo vede passare in Articolo 4, formazione politica creata dal deputato Lino Leanza, e successivamente, nel 2015, approda al Partito democratico, tra le file dei renziani. Nel 2017 si ricandida all’Ars, ma questa volta l’elezione non arriva. Un anno dopo, Ruggirello ci riprova alle elezioni politiche del 4 marzo. Corre per il centrosinistra al Senato. Il suo nome figura nella lista per il proporzionale e nel collegio uninominale di Marsala, anche se alla fine non risulterà eletto.
Una carriera politica costellata di legami e relazioni, che rendevano l’ex deputato appetibile a Cosa Nostra. Ma è il politico a cercare i mafiosi, non viceversa.”Il rapporto tra mafia e politica è costante e si ripete in ogni campagna elettorale”, ha affermato ieri mattina il procuratore aggiunto di Palermo Paolo Guido, durante la conferenza stampa sull”Operazione Scrigno”. “È sempre il politico che cerca e incontra il mafioso, concordando con lui il tipo di appoggio. Nei colloqui intercettati i mafiosi hanno quasi timore di farsi vedere in appoggio a questo o quel politico”, ha aggiunto il magistrato.

La vicenda di Ruggirello coglie una delle peculiarità che contraddistinguono le organizzazioni mafiose: le relazioni sociali. I mafiosi sono capaci di riuscire ad utilizzare le relazioni che detengono per fini molteplici. In questo caso il loro interesse stava nelle garanzie che il politico poteva fornire agli interessi mafiosi, dato il suo ruolo di parlamentare regionale. Ma non vi è un rapporto di subalternità per nessuna delle due parti in causa. Infatti, si tratta di un rapporto do ut des. “Io dò affinché tu dia”. Lo dimostra il fatto che Ruggirello avrebbe chiesto di intercedere a due mafiosi per risolvere questioni meramente personali. Inoltre, il fatto che sia l’ex deputato a concordare l’appoggio elettorale di Cosa Nostra sta a significare come quest’ultima sia disinteressata alle ideologie e al colore del partito, ma semplicemente attenta al tornaconto che può trarre dalla proposta ricevuta. Una proposta – quella di sostenere un candidato politico – che può soddisfare grazie alla capacità di controllare il territorio. In questo caso il Trapanese, terra del boss Matteo Messina Denaro, ricercato numero uno in Italia.       

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