Montagna: è di nuovo polemica, fortunatamente non per una tragedia. La causa scatenante è stata, infatti, la decisione di Jovanotti e del suo entourage di tenere un concerto sul Plan de Corones, montagna di 2.275 metri in Val Pusteria. Principali critici dell’evento sono il grande alpinista ed esploratore Reinhold Messner e lo scrittore ed esploratore Paolo Cognetti, assieme ad un comitato nato per bloccare il concerto.

Le critiche all’iniziativa di Jovanotti riguardano l’alterazione del delicato ecosistema alpino a causa dell’alto numero di partecipanti e dell’inquinamento acustico che turberebbe gli equilibri della fauna locale. La polemica, inoltre, riguarda anche il più ampio contesto in cui un evento come questo si colloca: l’estremo sfruttamento della montagna causato dal turismo di massa.

Non tutti sono contrari: albergatori, proprietari di impianti di risalita ed in generale chi lavora con questo tipo di turismo è favorevole alla proposta. A sostegno del sì viene menzionata, anche da un Wwf in sintonia con le categorie precedenti, la constatazione che Plan de Corones sarebbe una montagna già fortemente antropizzata da più di 50 anni. Il concetto alla base del ragionamento è il seguente: la montagna è già una meta di turismo di massa. Un concerto non andrà certamente ad incidere maggiormente rispetto a quanto già non faccia il turismo. Per di più, viene detto, lo staff di Jovanotti ha precisato che sarà tutto svolto nel rispetto dei canoni di preservazione ambientale.

Ma non è una giustificazione dire: l’ambiente è già inquinato, tanto vale inquinarlo ancora di più con un concerto. Né è sufficiente mascherare l’evento «Jova beach tour» come ecosostenibile, decidendo di spostare una data per non danneggiare la nidificazione dell’avifauna locale, poiché è comunque il contesto del turismo di massa ad essere dannoso. Certe affermazioni favorevoli sono, piuttosto, una pretesa di poter arrivare ovunque senza tentare di comprendere ciò che è al di fuori del proprio ego.

La montagna vive una grave crisi ecologica, non solo a causa del cambiamento climatico che incide maggiormente in delicati ecosistemi come quelli montani: basti qui citare la strage di abeti alla fine dell’estate scorsa in Veneto, lo scioglimento dei ghiacciai, l’assenza di neve anche a quote di 2500 metri (come la Plan de Corones). Inoltre il turismo di massa, con la sua promessa dell’«avventura sicura», ha stravolto il mondo dell’alpinismo e la vita delle montagne, andando ad intaccare l’ecosistema. Sono sotto gli occhi di tutti i resoconti e le foto dell’Everest che, invaso di “alpinisti”, è ormai divenuto una discarica a cielo aperto; e forse qualcuno ricorderà gli incidenti dell’anno scorso sul monte Bianco tra furti, risse e spazzatura.

Turismo di massa è, spesso, sinonimo di insostenibilità, di non rispetto dell’ambiente e delle popolazioni che lo vivono, il quale trova realizzazione in “viaggi” in cui è sufficiente spostarsi senza mutare prospettiva, guardando senza osservare. In montagna turismo di massa si traduce nella pretesa di poter fare tutto arrivando ovunque: l’assassinio dell’impossibile.  La contraddittoria pretesa dell’«avventura sicura» esigerà, di questo passo, l’organizzazione di “sicuri” tour nelle zone di guerra.

La montagna è selezione: non è per tutti perché la natura non è per tutti. Non è un discorso classista, ma un’affermazione che si basa sulla consapevolezza che non possiamo avere tutto ciò che vogliamo perché spesso serve preparazione e coscienza per poter stare in un determinato luogo. Ed è selezione perché la montagna è un ambiente cui non tutti sono abituati e che non tutti conoscono: una selezione per garantire un contesto di sicurezza, perché le file in cresta, le salite con le scarpe da tennis, sono ciò che causano maggiormente incidenti e l’intervento del soccorso alpino.

La montagna implica un’etica e uno stile di vita radicalmente differente da ciò che Jovanotti propone. È quantomeno ipocrita prendere parte ai cortei del Global Strike for Climate Change e non schierarsi in questa occasione. Facile indignarsi per qualcosa di più generico, difficile quando questo qualcosa interessa ciò che viene ritenuto divertente e che piace.

Il concerto di Jovanotti aprirà una nuova frontiera all’evento, spostando più in là l’asticella dell’impossibile: ma a che prezzo?

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