La recente formazione del governo giallo-rosso porta con sé notevoli dubbi ed è difficile schierarsi nettamente contro di esso perché l’alternativa, il voto con la quasi sicura formazione di un governo di estrema destra guidato da Matteo Salvini, per tacere delle problematiche economiche, non è certo delle più rosee. Per quanto sia condivisibile il ragionamento basato sulla “responsabilità” che ha portato alla nascita del nuovo governo, è possibile provare a delineare uno scenario di lungo periodo. Al fine di delineare questo ipotetico scenario è necessario portare alle estreme conseguenze determinati elementi della situazione politica attuale. Pertanto, quella che segue è una simulazione basata su elementi concreti e sulla possibilità che Salvini sia il vincitore della crisi di governo, qualunque soluzione sarebbe stata adottata per risolvere l’impasse sorto a metà agosto.
Primo elemento da prendere in considerazione è la possibilità che la formazione del governo PD – Cinque Stelle, in nome della stabilità e della responsabilità, ottenga l’effetto contrario da quello auspicato, procrastinando la risoluzione di una serie di elementi che hanno contribuito all’affermazione della Lega. Per dirla con un proverbio: rimanderebbe il famoso momento in cui «i nodi vengono al pettine».
Sin dai primi giorni seguenti al voto del 4 marzo 2018 Salvini, capo del terzo partito in Italia ma a guida della coalizione con più voti, è riuscito ad impossessarsi della politica italiana nonostante il Movimento fosse il partito di maggioranza relativa. Ci è riuscito per l’inadeguatezza del Movimento e del suo capo politico, Luigi Di Maio, di affrontare la situazione politica e la gestione del governo. Salvini, in brevissimo tempo, è così riuscito a “leghizzare” (o “salvinizzare”) il Movimento. Non solo: è riuscito a rendere plateale l’animo di destra sociale che, a mio avviso, alberga nei Cinque Stelle da sempre. Inoltre, Salvini è riuscito a dividere il Movimento e la sua base imponendo temi e dibattiti, ad esempio nel caso delle ONG. Fino alla crisi di metà agosto. Passi incerti, giravolte, tentativi di riavvolgere il nastro. Salvini sembra insicuro, pare che abbia fatto la mossa sbagliata. Forse è così, nel breve periodo. Ma proviamo a guardare sul lungo periodo.
Gli scenari possibili fino al 3 settembre erano i seguenti.
- Soluzione della crisi di governo: Lega e Cinque Stelle trovano un accordo.
- Governo PD- Cinque Stelle in nome della stabilità e della governabilità: il paese necessita assolutamente della finanziaria di novembre e non si può rischiare (dicono dal PD) che la Lega rimanga al governo per tutta la legislatura; troppe sono le cose in ballo, tra cui anche l’elezione del nuovo presidente della Repubblica. PD e 5s decidono, per “senso di responsabilità”, di formare il governo. Ciò che è avvenuto, ciò che è difficile criticare.
- Nessuna soluzione, si tenta il governo tecnico che però ottiene solo il beneplacito del PD, forse di Forza Italia, per cui si torna al voto.
- Il voto.
Nel primo caso Salvini avrebbe mantenuto la posizione di forza all’interno del governo riuscendo forse a rafforzarla.
Nel caso 3 sia la propaganda pentastellata che leghista avrebbe avuto un’ottima fonte cui attingere per la propria campagna elettorale, la quale sarebbe stata incentrata contro i “tecnocrati di Bruxelles”, il PD attaccato alle poltrone e così via. Saremo così arrivati comunque alle elezioni (il caso 4) che avrebbe visto vincitore Salvini, almeno secondo quanto si può desumere dai sondaggi, e la coalizione di destra che al momento vede in crescita Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. I Cinque Stelle, in calo di consensi, forse avrebbero giocato la carta Conte, probabilmente non sufficiente a garantirgli la vittoria. Le elezioni avrebbero portato ad un quadro nuovamente instabile, ma certamente alla formazione di un governo di estrema destra. Non solo, le elezioni avrebbero comportato il rischio di non avere una finanziaria, con i rincari che ne sarebbero conseguiti, l’aumento dello spread, il possibile commissariamento, la perdita di centralità politica in Europa e molto altro ancora. Uno scenario da film dell’orrore. Scenario che, però, sul lungo periodo avrebbe forse dato alcuni risultati positivi.
Innanzitutto il PD avrebbe dimostrato di avere spina dorsale, di non temere le elezioni, né sarebbe passato come il partito degli inciuci (scenario 2). il Partito Democratico avrebbe avuto l’occasione di rilanciare la propria immagine, di riaffermare in maniera orgogliosa la sua matrice di sinistra, evitando l’accordo con il Movimento che, è bene ricordarlo, è nato offendendo il Partito Democratico. Basta qui ricordare il tentativo di Beppe Grillo di iscriversi alle primarie del PD per delegittimarlo, così come la campagna contraria al referendum costituzionale del 2016 portata avanti da Di Battista. Il PD avrebbe, inoltre, rifiutato l’accordo con lo stesso premier e lo stesso capo politico dei Cinque Stelle che hanno approvato il blocco dei porti, il decreto sicurezza, che hanno lavorato con Salvini, dimostando coerenza acquisendo credibilità politica.
Il PD e i Cinque Stelle a novembre dovranno varare la finanziaria, la quale non sarà, per forza di cose, una finanziaria “eccezionale” tale da garantire un evidente miglioramento per tutti. Considerando la probabile eventualità che questo governo non concluda la legislatura, Salvini al momento delle elezioni potrà sfruttare l’argomento della legge di bilancio adducendo la necessità di abbassare le tasse: «io l’avrei fatto se fossi stato al governo». Una strategia che sappiamo paga. Salvini, inoltre, avrà dalla sua l’arma del tradimento: il voltafaccia di Di Maio e dei Cinque Stelle alla Lega, del PD e del Movimento agli elettori – anche se sappiamo che non è un tradimento nei confronti degli elettori.
Una volta tornati alle urne, Salvini avrà ottime possibilità di vincere perché porterà con sè delle ottime frecce al suo arco. Il tanto temuto governo di estrema destra rischierà nuovamente di concretizzarsi e il PD avrà perso la sua occasione di riacquisire la sua identità e la sua credibilità come partito di sinistra.
Certamente, se non si fosse avverato lo scenario 2 sul breve periodo l’Italia avrebbe scontato un governo di destra e notevoli problemi economici, ma chissà che proprio questi elementi non avrebbero convinto gli italiani a cambiare il loro voto, magari verso un partito di sinistra che sarebbe allora apparso nuovamente credibile. Indubbiamente anche questo risultato non sarebbe stato ottenuto nel breve periodo perché la sinistra non potrà essere ricostruita se non con la pazienza e la consapevolezza di un lungo cammino – ma forse questo cammino inizia con la dimostrazione di responsabilità e competenza, nella nomina dei propri ministri, portata avanti dal PD con la scelta di formare il governo con i Cinque Stelle.
Ma rimane una questione fondamentale e cioè che le democrazie europee, come quella italiana, sono ad un bivio dovuto anche a un non ottimo stato di salute – si pensi ad esempio alla crescita dell’AFD in Germania. Ciò è dovuto a molti motivi, uno dei quali è la tendenza a procrastinare la risoluzione di determinate problematiche in nome di una stabilità sul breve periodo che rischia però di minare quella sul lungo periodo. Prima o poi i nodi vengono al pettine, come dice il proverbio. La possibile vittoria di Salvini, qualunque soluzione sarebbe stata adottata, dimostra dunque che il “peggiore scenario” ha buone possibilità di ripresentarsi con successo.
È chiaro che ciò che avete letto è soltanto un divertisment un po’ intellettuale che contiene, però, degli elementi che ritengo essenziali. Come storico so bene che la storia «non si fa né con i sé né con i ma», come so che è bene non far troppo affidamento nella storia controfattuale o sulle previsioni sul futuro. Ma ciò non significa non prendere in esame i dati che abbiamo per delineare possibili scenari futuri. Trattandosi di casi ipotetici la possibilità di cadere nell’errore è molto alta – ed è anche la mia speranza personale. Uno scetticismo di fondo riguardo questo governo è quindi legittimo sia per ciò che è stato detto fino ad ora sia per la figura del premier Conte. Fa sorridere che un professore universitario nominato con fosche procedure , dal curriculum poco chiaro e su cui gravano sospetti di nepotismo universitario, come dimostrano delle inchieste de “L’Espresso”, sarà in grado di migliorare questo paese. Soprattutto è difficile credere ad un personaggio in grado di cambiare così rapidamente schieramento senza il minimo pudore politico. Del resto è difficile credere anche a Di Maio quando definisce l’alleanza con il PD il nuovo «governo del cambiamento», praticamente rinnegando il precedente governo con la Lega, anch’esso chiamato con la stessa espressione. Difficile, inoltre, è credere che Di Maio come ministro degli Esteri sarà coerente con le necessità di questo paese: si pensi alla crisi con la Francia, alla ricerca di alleanze in Europa con esponenti di estrema destra, alle aperture alla Nuova Via della Seta cinese, unico caso in Europa.
In breve: è difficile credere nell’onestà di due figure di riferimento dell’attuale governo, Conte e Di Maio, visto il recente pedigree politico così orientato a destra. E ciò riporta a considerare l’ipotesi che sia Salvini il vero vincitore della crisi di governo di metà agosto.
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Cofondatore de L’Eclettico e dottorando in Scienze Storiche nelle Università di Firenze e Siena. Sempre con lo zaino in spalla. Tra un trekking e un altro scrivo per diverse realtà. Sono uno storico delle mentalità e delle relazioni internazionali. Mi occupo di esteri, soprattutto USA e Francia. Pubblico racconti qua e là. Ogni tanto parlo alla radio e in alcuni podcast. Non ho vissuto sempre dove vivo adesso, ma ho sempre avuto la mia chitarra e la letteratura al mio fianco. Ho fatto una scelta di parte: parlare di giovani e oppressi, criticando l’alienazione e lo sfruttamento sul lavoro.
Ho letto con interesse, e sicoramente con un brivido ma voglio sperare perl’italia e per il PD che la legislatura duri ancora 3 anni e che il pd riesca a far ragionarr i 5s e a ben governare convincendo gli italiani che lasciar affogare delle persone nel mediterraneo non è una cosa possibile ne una soluzione dei nostri problemi