L’incidenza dei mutamenti climatici sulla vita delle persone non è solo storia di questi giorni. Tra il 1931 ed il 1939, infatti, alcuni stati del sud-ovest degli Stati Uniti, in particolare Oklahoma, Kansas, Texas, New Mexico e Colorado, furono colpiti da violente tempeste di polvere, le Dust Bowl, le quali contribuirono ad incrementare il fenomeno della migrazione negli stati dell’Ovest – California, Oregon, Washington. Per chi avesse visto il film Interstellar (2014), le Dust Bowl erano come la gigantesca tempesta di polvere che il protagonista e la sua famiglia devono affrontare all’inizio del film.  

Per chi non avesse visto il la pellicola e per rendere l’idea della potenza delle Dust Bowl, quando una di esse raggiunse Chicago l’11 aprile del 1934 depositò sulla città l’equivalente di 1,8 kg di detriti per abitante.[1] Non a caso l’espressione Dust Bowl, coniata dal giornalista dell’Associated Press Robert Geiger in un resoconto del 14 aprile 1935, significa «conca di polvere» o «ciotola di polvere». Fu difatti la forza, l’intensità e la frequenza con cui si presentavano le Dust Bowl a renderle un fenomeno diverso dalle classiche tempeste di polvere che già si erano verificate prima degli anni Trenta.

Le Dust Bowl furono la conseguenza di molteplici fattori, tra cui l’azione umana.

Alla fine della Prima Guerra Mondiale era seguita una recessione che aveva determinato un calo del prezzo di mercato dei prodotti agricoli.  Al fine di fronteggiare questa situazione i proprietari terrieri decisero di portare nell’agricoltura quelle innovazioni che generalmente stanno sotto il nome di meccanizzazione e razionalizzazione cercando, allo stesso tempo, di aumentare la superficie coltivabile. L’uso intensivo delle terre, che non erano più lasciate a maggese e quindi erano sottoposte ad un maggior stress per l’uso di fertilizzanti chimici, fecero perdere alla terra la capacità di trattenere l’umidità e le sostanze nutrienti in favore di un aumento del carbonio, determinandone l’impoverimento e l’erosione. A ciò va aggiunto che l’aumento della superficie coltivabile, specialmente in Oklahoma, comportò lo sradicamento di piante e sterpaglie che costituivano una barriera naturale al trasporto di sabbia e polvere da parte del vento. Anche la scoperta dei giacimenti petroliferi contribuì all’erosione del suolo poiché l’estrazione intensiva del petrolio, priva di metodi per la salvaguardia del suolo, impoverì ulteriormente i terreni.[2]

A tutti questi fattori è necessario aggiungere che, dopo un ciclo di piogge frequenti seguì, per tutto il decennio dei dirty thirties,  un periodo di eccezionale siccità causato anche dall’aumento delle temperature. I grafici seguenti, elaborati dalla National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) dello US Department of Commerce, esaminano la media annuale delle temperature nelle regioni dell’Oklahoma, una delle più colpite dal fenomeno delle tempeste di sabbia, e dell’Upper Midwest che fu una delle regioni ad avere il picco di temperature, in un periodo compreso fra il 1925 e il 1945.

L’aumento delle temperature e della siccità costituiscono un aspetto rilevante nell’analisi delle Dust Bowl. A differenza dell’aridità, infatti, la quale è una caratteristica permanente delle regioni dove le basse precipitazioni sono la norma, la siccità è una temporanea deviazione dalle normali condizioni climatiche risultante da una carenza d’acqua, la quale può essere causata dall’azione umana. La siccità e il calore comportarono una costante presenza di alta pressione sulle coste. Nel caso in cui l’alta pressione si fosse incanalata verso nord, attraverso l’Upper Midwest e la regione dei Grandi Laghi, le alte temperature avrebbero incontrato le correnti d’aria fredda determinando le Black Blizzards, una delle tipologie delle Dust Bowl.

Le Blizzards trasportavano neve, sabbia e polvere. Erano, inoltre, estremamente ventose a causa della massa d’aria polare che scendeva da nord la quale aumentava la carica elettrica presente nell’aria generando tuoni e fulmini. Nel caso più frequente che l’alta pressione non si fosse diretta verso settentrione e si fosse unita al vento meridionale si sarebbero verificate le Sands Blows, la cui caratteristica era principalmente la presenza di sabbia e detriti.[3] 

L’anno peggiore dei dirty thirties fu il 1935, in particolare nel periodo compreso tra marzo e la metà di aprile, soprattutto negli stati di Kansas, Texas e Oklahoma. La tempesta più virulenta, la Black Sunday, si verifico la domenica del 14 aprile 1935,  causando anche una grande epidemia di dust pneumonia (la polmonite da polvere). Nelle immagini seguenti, elaborate National Weather Service, si può osservare la Black Blizzard del Black Sunday.

Il governo guidato da Franklin Delano Roosevelt cercò di sopperire all’aridità e all’erosione del suolo incaricando il Dipartimento dell’Agricoltura (USDA) di scavare laghi per l’irrigazione in Oklahoma e in Texas al fine di alleviare la siccità; per arginare il problema delle barriere naturali andate distrutte, invece, venne incaricato l’US Forest Service di piantare fasce di vegetazione protettiva là dove serviva. Inoltre, poco dopo l’insediamento del presidente avvenuto il 4 marzo, il 12 maggio 1933 venne varato  l’Agricultural Adjustment Act (AAA) il quale, oltre a cercare di arginare la crescente povertà delle campagne, autorizzava il Ministero dell’Agricoltura a ridurre la superficie degli acri coltivati e la quantità di merce agricola vendibile.[4]

Risposta ulteriore al problema della siccità (e non solo) da parte del New Deal, furono anche i programmi volti alla realizzazione di grandi dighe, altresì necessarie per la diffusione dell’energia elettrica e per la creazione di manodopera, che rientrarono in programmi federali come la Tennessee Valley Authority (TVA) del 1933. Un esempio in tal senso fu il completamento della diga di Shasta, che nel progetto iniziale del 1919 avrebbe dovuto chiamarsi diga di Redding e oggi conosciuta anche come diga di Kenneth, costruita a Nord della valle del fiume Sacramento in California, edificata per fornire energia elettrica, per controllare le inondazioni, sopperire al problema della siccità che colpiva le regioni limitrofe risolvere il problema della salinità dell’acqua (con l’alzarsi del livello del mare accadeva talvolta che l’acqua del fiume raggiungesse dei livelli di salinità che non giovavano all’agricoltura). I lavori iniziarono il 12 settembre 1937 e terminarono il 20 febbraio 1944. Quattro anni prima, invece, era iniziata la costruzione della Gran Coulee Dam (terminata nel 1945), la più grande diga per la produzione idroelettrica degli Stati Uniti. Molteplici, quindi, furono le soluzioni adottate dall’amministrazione Roosevelt per far fronte al problema della siccità e delle Dust Bowl. Problemi che si intrecciarono con i mutamenti nella struttura socio-economica e produttiva delle campagne, con la crisi del 1929 e le migrazioni verso l’Ovest dei cosiddetti oakies. Ma questa è un’altra storia. La storia di questo articolo fa invece riferimento al filone storiografico della Environmental History, la quale analizza l’interrelazione tra uomo e natura attraverso una prospettiva in cui la seconda non è studiata come un “soggetto” passivo e di contesto, ma come parte di una dinamica relazione con la comunità umana. Merito non da poco, quello della Environmental History, è mostrare la molteplicità delle relazioni e dei tempi, spesso lunghi, della storia dell’uomo che non può essere colta nella sua interezza se non collocandola in un contesto più ampio che comprenda anche la storia degli spazi, siano essi quelli urbani che naturali.[5]



Tutte le immagini contenute nell’articolo, eccezione fatta per il frame di Interstellar, sono state reperite sul sito del National Weather Service al seguente link: https://www.weather.gov/oun/events-19350414-maps.

[1] Si Veda: Donald Worster, Dust Bowl: the southern plains in the 1930’s, New York, Oxford University Press, 2004; David Wishart, Encyclopedia of the Great Plains, Nebraska, University of Nebraska Press, 2004, alla voce «Dust Bowl». 

[2] Douglas Hurt, The Dust Bowl: an agricultural and social history, Chicago, Nelson-Hall, 1981, pp. 17 e ss.

[3] Worster, Dust Bowl, cit., pp. 14 e ss.

[4] Frederick Hosen, The Great Depression and the New Deal, Jefferson, McFarland and Company inc Publishers, 1992, p. 61 e ss.

[5]  Si veda, oltre al già citato volume di Donald Worster, il volume di Lucien Febvre La terra e l’evoluzione umana.

© Riproduzione riservata