Sono circa le undici della sera di martedì 17 settembre e stiamo programmando gli articoli per la settimana.

«Mi è successa una cosa strana», scrive Riccardo sulla chat, «avevo programmato due post, quello su Buscetta, l’altro su Riina (programmato da diversi mesi): non ci sono più, come se fossero stati eliminati. Non vorrei che Facebook mi punisca in qualche modo: mi hanno segnalato vari post come spam (penso che sia colpa del Raccontaci il tuo Erasmus)».

Antefatto: la settimana precedente avevamo deciso di postare il link per la partecipazione al «Raccontaci il tuo Erasmus», l’unica sezione aperta a tutti del nostro sito in cui raccogliamo i racconti di chi, come noi, ha preso parte a questa esperienza. Non credevamo che postare qualche link sui gruppi e nelle chat costituisse spam:  è una strategia adottata un po’ da tutte le piccole realtà come la nostra. È l’unico sistema, insieme al volantinaggio – che, però, ha un costo sia economico che di tempo, e certo non lesina sulla carta – che un sito che tenta di emergere ha per farsi conoscere. Ma, sembra, che così facendo abbiamo violato gli standard delle community di Facebook e Instagram.

«Allora, pure a me è successa una cosa strana: mi sono arrivate anche a me le notifiche dello spam!» scrive Daniele poco dopo, anche se nello stesso lasso di tempo Facebook gli inviava la notifica che il giudizio formulato in precedenza su alcuni post era frutto di un errore.

Passa poco tempo e ci rendiamo conto che l’immagine di copertina del profilo privato Facebook di Riccardo  è sparita: si trattava di un banner che avevamo creato per promuovere la sezione «Raccontaci il tuo Erasmus».

In men che non si dica controlliamo la pagina del sito: non possiamo più pubblicare i link de L’Eclettico sia su Facebook che su Instagram. Il nostro portale sembra che sia diventato radioattivo per questi social. A conferma di ciò Daniele, che aveva nella sua pagina personale Instagram il link al sito nella sezione «sito web», non può più mettere i likes fino a quando non decide di eliminare il link incriminato.

Nel frattempo Facebook decide di lasciare solo Daniele come amministratore della pagina de L’Eclettico, eliminando Riccardo e i collaboratori. Il motivo? Non ci è dato saperlo.

Dal giorno seguente non possiamo pubblicare niente, neanche con i profili privati, che contenga un link de L’Eclettico. Ed eccoci arrivare agli effetti paradossali delle decisioni prese dal social.  Riccardo aveva da tempo scritto un articolo su Giancarlo Siani, la cui uscita era stata programmata da parecchie settimane. Il pezzo doveva uscire giovedì 19 settembre, proprio all’indomani dei fatti sin qui menzionati. Non riusciamo a pubblicare nessun link de L’Eclettico, come vi abbiamo già detto. Tra un tentativo e un altro compare la scritta «il contenuto viola gli standard della community»: in pratica Giancarlo Siani, giornalista precario, vittima della camorra e noto ”istigatore di odio”  non rispetta le regole di Mark Zuckerberg. 

Proviamo a contattare Facebook visto che nessuna spiegazione ci è stata fornita, che nessuna e-mail o nessun messaggio sono stati mandati a motivazione dell’accaduto.

Di fatto veniamo puniti per qualcosa senza sapere bene perché e senza che un ammonimento preventivo ci sia stato recapitato. Ci sentiamo trattati come dei militanti di Casa Pound. Ci vediamo tagliate le gambe per mandare avanti il nostro progetto. Ci sentiamo impotenti di fronte ad un giudice e ad una giuria che sono stati convocati senza che ne fossimo al corrente e che ci ha condannato senza spiegarci il motivo.

Facebook, Instagram, Twitter: ogni social ha le proprie regole, i cosiddetti «standard della community». Violare gli standard significa uscire dalla comunità. Non sapere se si è controllati o no ma sapendo che si può essere sanzionati in ogni momento fa si che ogni membro della suddetta comunità si comporti secondo le regole. Se apparentemente tale sistema garantisce una vita ordinata alla comunità, nella realtà dei fatti non solo è fallace, come dimostrano l’esistenza di pagine private e non che inneggiano a violenza o altro, ma è anche omologante. Detto in poche parole, il sistema alla base dei social si fonda sul disciplinamento: non potendo verificare l’effettiva presenza del sorvegliante, ci comportiamo come se egli vi fosse sempre, conformandoci con ai suoi standard. Non solo: diveniamo così portatori noi stessi delle istanze di controllo, agendo da controllori sui nostri contatti che, a loro volta, ci controllano.  Ma sappiamo bene che l’assenza di una voce critica e fuori dal coro, oltre che essere sinonimo di conformismo, è anche foriera delle peggiori brutalità e storture dei sistemi democratici.

Il nostro sito non ha mai fatto propaganda d’odio, razziale o di incitamento alla violenza. L’Eclettico si è sempre fermamente schierato in difesa dei valori di inclusione, di democrazia, di eguaglianza e parità, di lotta alle ingiustizie e alle mafie, in supporto all’europeismo. Il nostro obiettivo è sempre stato quello di fornire una voce critica e diversa, attraverso lo sguardo lungo della storia, sulla realtà che ci circonda nella convinzione che, nel nostro piccolo, avremo potuto finalmente contribuire a migliorare la nostra società. Talvolta abbiamo espresso delle posizioni personali (qualche volta anche in disaccordo l’un l’altro, ma convinti che ciò fosse un pregio e non un difetto) nei nostri articoli. Posizioni che non hanno però mai incitato all’odio o alla violenza.

Siamo consapevoli che lo spam possa essere uno strumento fastidioso e che per tal motivo Facebook, ammesso che questa sia la causa dell’incriminazione, abbia deciso di prendere i provvedimenti che ha adottato.

Ciò nonostante rimangono due grossi problemi.

Il primo è l’assenza di qualsiasi garanzia in sostegno all’«accusato». Come vi abbiamo detto, non abbiamo ricevuto notifiche, messaggi o e-mail che ci spiegassero che cosa stava accadendo, che ci avvertissero che stavamo contravvenendo a delle regole. Non siamo stati informati dei provvedimenti in corso se non con la constatazione della sanzione ricevuta.

Ciò non è giusto perché viola ogni diritto di replica e di difesa.

Il secondo problema riguarda il codice cui fanno riferimento Facebook e gli altri social, il cosiddetto «standard della community». Tali regole sono state scritte dal privato che gestisce o è proprietario della piattaforma. Ogni persona che crea un profilo sul social accetta di seguire queste regole. Apparentemente sembra giusto che l’ospite rispetti le regole dettate dal padrone di casa. Ma se ci fermassimo qui avremo una posizione innocente sulla questione.

Difatti al giorno d’oggi i social costituiscono un veicolo fondamentale dell’informazione: prova ne è che i politici comunicano ormai quotidianamente con Facebook. In tal senso ogni social è foriero di una responsabilità che in origine non aveva. Quindi, non solo il social ha il problema della gestione delle informazioni private, ma ha anche il problema della gestione del diritto di parola, del diritto di “stampa” e di vigilanza su quella che a tutti gli effetti è diventata parte dell’arena democratica e del dibattito pubblico. Ciò significa che la politica è succube degli standard di un privato così come ogni ente che fa informazione, noi de L’Eclettico compresi. Ma tale privato non è più solo un privato: gestisce una piattaforma che ospita gran parte dell’informazione del dibattito democratico. Qui sorge il problema poiché questo aspetto non lo rende più solo un privato, ma il gestore di una piattaforma ormai integrata al dibattito pubblico e democratico.

Ogni ordine, come quello dei giornalisti o quello degli editori, ha un proprio statuto conforme alle leggi vigenti al paese in cui si trova. Ha, soprattutto, un codice deontologico.

Nei social non vi sono statuti etici di questo tipo, dei testi, cioè, che definiscano in comunione con le leggi vigenti il ruolo e la posizione, i diritti e i doveri. Vi sono solamente degli standard conformi all’interesse del privato. Ciò non garantisce necessariamente una tutela alla libertà di espressione come non garantisce alla politica e al giornalismo l’indipendenza che dovrebbero avere perché, comunque, dovranno rispettare gli standard di un privato i quali non sono gli standard costituzionali. Vi è un problematico iato tra le regole del privato, le leggi dello Stato e diritti dell’uomo e del cittadino.

Pertanto, riteniamo che sia giunto il momento di sviluppare una discussione su questo tema che porti all’elaborazione di leggi europee riguardo le regole nei social a garanzia del rispetto della libertà di espressione e a difesa dell’indipendenza della politica e del giornalismo.

Ciò è tanto più necessario al fine di limitare le storture e l’accentramento di potere, il quale arriva dal possesso delle informazioni, dalla loro gestione e dalla loro trasformazione in un sapere.

Non stiamo accusando Facebook o altri social di aver commesso un reato, di non rispettare i diritti e l’indipendenza della politica e del giornalismo, come non accusiamo di essere una sorta di cattivo Leviatano. Le nostre, infatti, non sono accuse ma constatazioni di un problema nella speranza che da tali osservazioni inizi una riforma volta a migliorare le piattaforme social.

Nel corso di questo mese è stato grazie al sostegno che, pur se inconsapevole, voi lettori ci avete accordato se il nostro sito è riuscito a sopravvivere a questo assurdo blocco. Al momento rischiamo di dovere cambiare dominio e creare delle nuove pagine Facebook e Instagram, con  un danno sia economico che in termini di visibilità. Probabilmente se non fossimo stati una piccola realtà ma avremo avuto le “spalle coperte” non avremo subito così a lungo questa ingiustizia. Un’ingiustizia che va a colpire chi, come noi, non propone un messaggio d’odio ma che cerca di promuovere l’inclusione, la riflessione e il contrasto alla criminalità organizzata.

Se anche voi, come noi, ritenete che vi sia un problema fondamentale nella gestione dei social e che ciò che stiamo subendo sia un’ingiustizia vi chiediamo di rinnovare il vostro sostegno al nostro progetto come avete fatto in questi mesi, cercando di spingere Facebook e Instagram a rimuovere il blocco.

Grazie,

Daniele e Riccardo, fondatori de leclettico.com

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