Ogni volta che rivedevo il finale del film The Graduate (1967) esso mi rimaneva sempre un po’ enigmatico: Elaine e Ben nel fondo dell’autobus immersi nelle note di The Sound of Silence, i loro sguardi che pian piano divengono sempre più  distratti, lasciavano aperto il dubbio sul loro futuro. E ancor più enigmatico rimaneva il finale dopo aver letto il libro da cui è tratto il film, The Graduate (1963) di Charles Webb, che si conclude con l’ancor più enigmatica domanda di Elaine: «Ben?».

Quando ho scoperto l’esistenza del sequel Home School (in Italia pubblicato con il titolo Bentornata Mrs Robinson dalla Mattioli nel 2007, lo stesso anno della pubblicazione americana anche se il manoscritto risale agli anni ‘70) in libreria mi sono subito messo a leggere il retro di copertina per saperne un po’ di più. In breve tempo un domanda iniziò ad assillarmi: “voglio davvero sapere se Ben ed Elaine sono rimasti insieme e che ne è stato della loro vita?”. Ma la curiosità ha superato gli indugi per cui, mentre mi domandavo se la presenza di tutti questi sequel fosse giustificata o meno, ho comprato il libro e me lo sono letto.

Sono passati otto anni dalla fuga di Benjamin ed Elaine i quali – nel caso aveste avuto il dubbio come me –sono felicemente sposati in un sobborgo di New York, senza più legami con la signora Robinson, con due figli che hanno deciso di educare a casa – elemento, questo, autobiografico.

Proprio per la scelta non convenzionale sull’educazione dei figli  (siamo tra le fine dei ’60 e i primi ’70) nascono alcuni problemi nella coppia. Difatti, su pressione di alcuni genitori, la scuola dove un tempo erano iscritti i figli di Benjamin ed Elaine, decide di impugnare la loro decisione. Entra così in scena Mrs Robinson, chiamata da Benjamin e da una riluttante Elaine, per attuare un piano secondo il quale la “signora” dovrebbe sedurre il preside della scuola registrando il tutto, così da poterlo ricattare. In cambio del servizio Mrs Robinson potrà frequentare più facilmente i nipoti. Il piano funziona ma né Benjamin né Elaine avevano messo in conto l’invadenza della signora Robinson, la quale ricorre ad ogni escamotage possibile pur di non abbandonare il sobborgo di New York, creando così un clima esplosivo nella coppia.

Home School è un romanzo differente da The Graduate, ma per certi aspetti simile.

Caratteristica saliente di The Graduate era il senso di alienazione di Benjamin rispetto alla realtà che lo circondava, borghese e falsamente perbenista. Era quindi un romanzo che parlava dei problemi di una generazione “giovane”. Home School, invece, è un romanzo che parla principalmente di adulti. La critica dell’autore verso la società, tuttavia, rimane la medesima: l’incomunicabilità dovuta ad un mondo borghese e restrittivo che nuovamente non riesce, anzi neanche ci prova, a comprendere le scelte di Ben ed Elaine. La critica è più vasta: riguarda sì il perbenismo borghese, ma anche le comunità hippy, incarnate nel romanzo da una coppia di amici di Elaine e Ben, descritta anch’essa come superficiale e dedita alle apparenze, non interessata alla comunicazione con l’altro. Incomunicabilità che, ancora, porta ad un climax frenetico e caotico all’interno del romanzo, simbolo dei sentimenti dei protagonisti. La condizione di solitudine rimane assoluta nella misura in cui il rapporto con l’esterno, con gli altri, è quasi impossibile, ma è stavolta un assoluto relativo perché Ben ed Elaine sono una coppia, mentre in The Graduate la condizione del primo è realmente un assoluto.

Per quel che riguarda i personaggi il romanzo non può che essere differente visto che Elaine e Ben sono ormai adulti e genitori di due figli; Mr Robinson, inoltre, è morto e Mrs Robinson viene presentata come una donna ancora più sola che, per uscire da questa condizione, ha diversi rapporti sessuali “superficiali”, pronta a servirsi del suo fascino per tentare un’ultima volta di uscire dalla solitudine riacquisendo un legame con la famiglia – legame che comunque non si realizza a causa del suo egocentrismo. Sotto questi punti di vista il romanzo è un vero e proprio sequel in cui il protagonista principale è, di fatto, la solitudine e il senso di alienazione di fronte ad una società dalle vedute ristrette.

Da un punto di vista narrativo qualche differenza c’è. The Graduate aveva come caratteristica la presenza quasi onnipervasiva dei dialoghi, scritti con incredibile maestria dall’autore, con un ritmo e un ricorso al linguaggio comune tali da far sì che essi siano stati ripresi praticamente per intero nella sceneggiatura del film. In Home School i dialoghi sono ancora un pezzo forte del romanzo, basta qui citare come esempio il momento clou del libro, quando la situazione all’interno della casa di Ben ed Elaine è esplosiva ed assurda, in cui i dialoghi creano una confusione guidata nel lettore, poiché esso continua a seguire il filo delle vicende ma è totalmente partecipe della confusione mentale e materiale in cui si trovano i protagonisti. Differentemente da The Graduate, però, i dialoghi non sono prevalenti, ma intervallati da maggiori riflessioni del narratore.

Home School sviluppa, inoltre, un tema che in The Graduate è centrale ma meno esplicito, vale a dire quello dell’educazione.

 In entrambi i romanzi l’educazione, borghese e universitaria nel primo caso, di scuola elementare nel secondo, viene criticata dall’autore con la differenza che ne Il Laureato questa viene messa in discussione con la decisione di Ben di non proseguire gli studi e con le sue domande rivolte agli “adulti” circa il senso e l’utilità degli anni spesi a studiare. In Home School, invece, è data per assodata questa critica e viene fatto il passo successivo, cioè la proposta di un modello educativo differente, che di fatto ricalca quello rousseiano dell’Emilio (1762). L’importanza del tema sembra essere suggerita anche dal titolo del romanzo, Home School per l’appunto, anche se non credo che sia necessariamente un suggerimento dell’autore su ciò che è importante nel libro, visto che comunque l’istruzione domiciliare è il fattore scatenante delle vicende di Ben ed Elaine su cui ruota poi tutto il romanzo. Ciò nonostante, per gran parte della narrazione, i personaggi parlano spesso del tema dell’educazione. Ma tornando all’Emilio, la riflessione pedagogica rousseiana prende moto dalla constatazione che l’uomo è essenzialmente buono ma già nei primi anni di vita viene corrotto dalla società attraverso l’educazione, tema che viene accennato anche da Webb nel suo romanzo. Dunque, in entrambi i libri l’importanza dell’educazione per arrivare ad un rinnovamento della società. Certamente manca l’elemento naturale nella pedagogia delineata da Webb, ma da Rousseau riprende comunque la maggior parte degli spunti, financo l’importanza dell’educazione negativa (far imparare dagli errori) ed il seguire le volontà dei bambini modellando sulle loro curiosità l’istruzione. Un modello che appare sperimentale e contraddittorio, quello proposto da Webb, viste le numerose regole imposte dai genitori ai figli, nonostante auspichino un contesto il più libero possibile per i figli.

Concludendo, ad una prima lettura può apparire che sia assente un senso di continuità tra i due romanzi, complice forse anche il momentaneo shock nel vedere adulti i due protagonisti, ma che ad una riflessione successiva emerge chiaramente nei temi della solitudine, dell’incomunicabilità, dell’alienazione, della falsità del mondo borghese ed in ultima analisi anche dell’educazione.

È, comunque, un altro libro: scritto da un adulto per un mondo di adulti, cioè un libro scritto da un ex ventenne rimasto critico della realtà per i suoi coetanei che, come lui, non sono più ventenni.

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