Foto di: Isabella Meineri

Dieci di sera, 38 gradi, sull’aereo l’aria condizionata altissima. Gli ultimi messaggi ricevuti qualche ora prima erano i miei familiari che chiedevano un sms, una volta che fossi arrivata sana e salva. Un altro, invece, era della padrona di casa sivigliana: mi diceva che si sarebbe fatta trovare sotto casa con le chiavi alle 21. Erano le 21.38. Con me una valigia gigante, una tasca “invisibile” legata in vita con dentro 300 euro in contanti, l’afa e lo stomaco chiuso. 

Ho scelto di raccontare il mio Erasmus in media res. Ma l’Erasmus, in realtà, inizia molto prima di partire. 

Sono arrivata seconda, senza però vincere il bando Erasmus. Ricordo ancora la sensazione di sconfitta misto al sollievo che ho provato. Poi un pomeriggio, di ritorno da un viaggio, ricevo quella mail: una professoressa che conoscevo solo di nome mi scriveva per dirmi che ero stata ripescata per la destinazione Siviglia, per nove mesi. Avrei dovuto scegliere subito, una seconda mail non ancora aperta stava già sollecitando una risposta. Sì o no. Inutile dire che ho risposto di sì. 

Da quel momento in poi l’Erasmus ha iniziato a riempire quasi ogni mia conversazione, credo per esorcizzare la paura che fosse tutto vero. Ma la verità è che non sono stata realmente cosciente della scelta presa fino al momento preciso in cui mi si è spezzato il cuore e ho pianto di dolore insieme al mio fidanzato su una panchina dell’aeroporto di Malaga. Se vi state chiedendo cosa ci facessi lì visto che il bando Erasmus l’avevo vinto a Siviglia, beh ovviamente ne avevo approfittato per andare in avanscoperta: un viaggio in Andalusia. Con Granada, Cordoba e l’amore della mia vita negli occhi, ho preso un autobus per tornare a Siviglia. Ero sola, piena di paure e spaventata per tutto ciò che mi aspettava. 

Tornando all’inizio del racconto, per chi non lo ricordasse, il roaming ad agosto del 2016 era solo un miraggio e i dati  all’estero era meglio disattivarli. Con tutta la buona fede del mondo, qualche mese prima avevo firmato un contratto di affitto a distanza di duemila chilometri, dando totale fiducia a un’estranea conosciuta su un gruppo su Facebook. È stato l’inizio di tutte le scommesse che l’Erasmus ti porta a fare. Lì, sotto casa, ho trovato una persona vera che con un accento incomprensibile mi ha consegnato le chiavi. Un appartamento con terrazzo e vista sul fiume: la prima scommessa vinta. Tutte le esperienze, le persone incontrate e l’aver conosciuto me stessa, le altre. 

Le prime persone che ho avuto modo di conoscere sono state le mie coinquiline: una belga alta e bionda che lanciava spaghetti contro il muro per testare la cottura -giurando che gliel’aveva insegnato una sua amica italiana- e una francesina adorabile che mangiava quintali di burro con lo stesso atteggiamento nei confronti della vita di Jim Carrey in Yes Man: diceva di sì a tutto, incosciente ed entusiasta. 

Con loro ho riso, scherzato, discusso, sognato, dormito, mangiato e soprattutto condiviso. Ci siamo prese in giro sugli stereotipi che ci portiamo dietro, abbiamo imparato le cose migliori delle nostre reciproche culture e ci siamo interrogate su cosa avremmo voluto cambiare di noi e dei nostri paesi una volta tornate a casa. Insieme abbiamo amato Siviglia, ammirando dal nostro terrazzo sul Guadalquivir ogni suo meraviglioso centimetro. 

Lo ammetto, sono stata fortunata: Siviglia è una città stupenda. 

Potrei stare ore a raccontare di tutte le passeggiate a scoprire i suoi scorci meravigliosi, i suoi segreti, le sue ricche chiese, i mercati rumorosi, i profumi nelle strade, i cavalli agghindati, il flamenco nell’aria, la brezza della sera, la cerveza di compagnia, il sole, sempre presente. 

Che poi in fondo gli Erasmus si somigliano un po’ tutti: leggerezza, novità, nuove conoscenze, divertimento, occasioni. E anche il mio è stato così. 

Però, una volta tornata, ho capito che l’Erasmus è un atteggiamento nei confronti della vita: sei tu che decidi di “vivere” l’Erasmus in un certo modo e quell’attitudine, quell’apertura alla scoperta, quella voglia di vivere la vita a pieno la puoi portare dentro di te. 

Per questo a chiunque me lo abbia chiesto ho consigliato di scommettere. Di fare l’Erasmus, di dare fiducia agli altri, di darsi fiducia. 

A cura di: Isabella Meineri

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