Immagine di: Nicola Teofilo

Quasi per gioco. Una serie di incontri casuali hanno fatto il resto. Così è nata “La Voce del Paese”, network di giornali locali fondato nel 2007 da Nicola Teofilo, giornalista pubblicista pugliese e originario di Polignano a Mare. Prima di cimentarsi in questa avventura lavorava per alcuni quotidiani locali come “L’Informatore” e il “Levante”. Ma era scoraggiato. Voleva cambiare mestiere, non vedeva prospettive di business e di guadagno in quello che faceva. Un giorno però, una sua amica che frequentava l’Università di Bari gli parlò di un ragazzo. “Frequenta il master con me. Ha creato un sito web a Turi, in provincia di Bari. Lui prende articoli dai giornali e li ripubblica online”. Il ragazzo in questione si chiama Fabrizio Lerede, fondatore di Turiweb.it, un forum più che un sito, in grado di scatenare le reazioni e i commenti dei lettori. In quegli anni non esistevano siti web a grande diffusione: un dettaglio da tenere presente per comprendere pienamente questa storia.  

Primavera 2007. Nicola e Fabrizio – grazie all’amicizia in comune – s’incontrano a Conversano, a metà strada tra Turi e Polignano. Siamo sempre in provincia di Bari. “L’incontro fu assurdo e strano. Fabrizio si presentò al bar tutto elegante. Io ero in pantaloncini ed arrivai in bici”. Durante l’incontro emergono posizioni differenti tra i futuri soci. Nicola voleva occuparsi di turismo: era fortemente deluso dall’esperienza giornalistica. Fabrizio lo invitava a riflettere: “Il futuro è il web e il giornalismo locale”. I due riescono a trovare una sintesi, decidendo di buttarsi in una nuova avventura.  Stabiliscono di partecipare ai “Principi Attivi”, un bando promosso all’epoca dall’assessore regionale Guglielmo Minervini e rivolto a giovani che hanno idee per valorizzare il territorio. L’obiettivo è quello di ottenere i 25mila euro necessari per far sì che “La Voce del Paese” diventi realtà. Fabrizio e Nicola passano l’estate di quell’anno a scrivere la domanda di partecipazione al bando. I due si suddividono anche i compiti e i ruoli che avranno all’interno del futuro giornale. Fabrizio curerà la parte amministrativa. Nicola sarà invece il direttore responsabile del quotidiano online.

23 dicembre: è il giorno dei risultati.  “Sbaglio a leggere la graduatoria del bando e dissi a Fabrizio che avevamo vinto. Poi la rileggo attentamente e scopro che non eravamo nella lista”, dice Nicola. Vinsero altri progetti. Che però non andarono poi così lontano. “Io e Fabrizio non ci siamo arresi”. Nonostante la delusione i due sono decisi ad andare avanti. “Indietro non si può tornare” è il mantra che si ripetono. Fabrizio e Nicola aprono così i siti web di Polignano, Acquaviva delle Fonti e Cassano delle Murge. 

2008, inizia un nuovo anno. Incomincia la ricerca di possibili collaboratori e di giornalisti, capaci e volenterosi, con una buona conoscenza della cronaca locale dei propri Comuni. Nasce il sito web di Monopoli. Il network dei giornali locali comincia a prendere forma. Novembre 2008: mancava solo il sigillo ufficiale. “Andiamo in tribunale e registriamo la testata. Poi si passa all’Agenzia delle Entrate. Diventiamo una realtà editoriale a tutti gli effetti”, racconta Nicola. I due soci depositano il nome : “La Voce del Paese”. Lo slogan del giornale? “Un network di idee”. All’interno del sito nasce subito la sezione “Apri il tuo paese”, che ha l’obiettivo di permettere ad altre persone di aprire spazi in altri Comuni della provincia barese. “Fu un errore aprire a tante persone, è stato un peccato dettato dalla spregiudicatezza e dall’ingenuità”. Molte di queste persone avevano interessi differenti rispetto al giornalismo: in gioco vi erano anche battaglie politiche e di fazione. “Abbiamo cambiato metodo di selezione verso il 2010. Avevamo aperto gli occhi”, confida Nicola.

In quegli anni di selezione del personale giornalistico e di costruzione della nuova realtà editoriale Nicola e Fabrizio univano la passione al divertimento. “Per metà giornata giocavamo alla playstation e l’altra metà la passavamo a cercare i capiredattore del futuro”. E fu proprio il divertimento a creare le condizioni per un altro incontro casuale ma fondamentale. “Nella comitiva di Fabrizio con cui giocavamo c’era un ragazzo esperto di grafica. Lui diventerà successivamente il grafico del nostro sito. Altre persone della comitiva poi ci daranno una mano nel lavoro. Ciascuna di queste amicizie aveva competenze spendibili da mettere a frutto”. Un altro Nicola. Che di cognome però fa Zita. Si occupava non solo di grafica, curava anche gli aspetti un po più tecnici de “La Voce del Paese”. Per esempio le dirette web del network furono opera sua: coinvolgevano eventi sportivi quali partite di pallavolo, comizi e tribune politiche. “Mandammo in diretta le sedute dei consigli comunali. Molti non erano abituati e ciò suscitò sconcerto”. Era possibile commentare in diretta. “Una volta un consigliere comunale fu seguito dalla moglie in una di queste dirette. Il marito si intratteneva con una signora, una possibile amante. Scoppiò una crisi di gelosia. Il consigliere voleva che si togliesse il video della diretta”, ricorda con un sorriso Nicola. Le dirette scandalizzavano, mettevano “tutto in piazza”. La gente iniziò a commentare sempre di più, arrivavano denunce e segnalazioni da casa. C’era un aspetto che non era stato calcolato: i commenti anonimi. “Saranno oggetto di indagini da parte della polizia postale”. Nicola era responsabile per i commenti. Fu costretto ad andare molte volte in caserma per fornire gli IP di chi scriveva. “Ma successivamente cambiò la legge e non mi chiamarono più”. I fiumi di parole degli utenti erano difficilmente controllabili. Acque agitate che scatenevano “guerre digitali”. I commenti agli articoli de “La Voce del Paese” erano completamente liberi, senza alcun filtro. “Noi davamo parecchia libertà ai nostri capiredattori e ai responsabili di ciascun sito. Ma spesso, chi si sentiva offeso o chiamato in causa da alcuni articoli, voleva rispondere e conoscere il nome dell’autore”. Politici e impiegati pubblici commentavano in maniera anonima. Come già detto, le polemiche e la discussione erano alimentati da questo fuoco perenne cui contribuivano gli utenti del network. Ma Nicola ebbe un’intuizione. “Spesso succedeva che chi scriveva in forma anonima dava spunti di notizie. Noi utilizzavamo quei commenti come potenziali fonti”. Già, perché la realtà editoriale fondata dai due soci amava scavare dietro le notizie e i comunicati ufficiali, andando in profondità. In poche parole, facendo inchieste giornalistiche. 

Nel 2010, Fabio D’Aprile, un giornalista del network, raccoglie materiale sulla discarica Martucci di Conversano. “Una fonte riservata aveva rivelato che dentro la discarica erano stati seppelliti dei rifiuti pericolosi. I liquidi finivano nelle falde acquifere”. Tra il 2010 e il 2011, Fabio – assieme a Nicola – passa le notti nei pressi della discarica, in cerca di indizi e conferme. “Ci guardavamo le spalle. La gente era preoccupata dalla storia che stavamo raccontando”. In gioco c’erano interessi malavitosi. “Avevamo voglia di fare lo scoop. Fabrizio ci metteva però in guardia: state mettendo a rischio la vostra vita”. Nel novembre del 2011 Fabio e Nicola pubblicano l’inchiesta – intitolata “Mafia e Rifiuti” – su un foglio gratuito che verrà distribuito in tutta la provincia di Bari. “Avevamo paura in ogni momento della nostra quotidianità. Ci sentivamo dei giornalisti eroici. Ma la realtà era molto più cruda e l’eroismo cadeva in un battibaleno”. 

Negli stessi anni dell’inchiesta sulla discarica, Nicola e Fabrizio avevano iniziato a stampare alcune copie de “La Voce del Paese”, in formato settimanale. “Acquistammo delle stampanti laser e iniziammo a stampare le versioni locali in ogni Comune del nostro network”. Perché il passaggio dal digitale al cartaceo? “Secondo Fabrizio la pubblicità non funzionava sul web”. I primi esperimenti cartacei si rivelarono “rocamboleschi”. “Avevamo difficoltà a produrre. Passammo molte notti insonni per stampare il settimanale”. Il primo numero venne stampato e diffuso a Polignano. Era complementare all’attività del sito, ma conteneva articoli più approfonditi. In poco tempo “La Voce del Paese” era disponibile nelle principali edicole della provincia. Tra il 2014 e il 2016 avvenne un salto di qualità nella produzione cartacea. “Grazie ai rapporti che Fabrizio aveva creato con i venditori di stampanti, acquistammo un macchinario potente, che stampava velocemente e in quantità maggiori”, racconta Nicola. In quegli anni “La Voce del Paese” aveva una tiratura di 4000 copie a settimana, sommando tutte le differenti edizioni locali. Numeri niente male per una realtà nata dalla volontà e dal lavoro iniziale di due sole persone. Attualmente il network ideato da Fabrizio e Nicola è una realtà giornalistica locale che incide sul territorio. Un ruolo importante va attribuito alla tipografia “Ora si stampa”, che garantisce un importante business, grazie alla pubblicazione di libri, volantini e locandine. 

“Tramite un esperimento, perché in fondo di questo si tratta, “La Voce del Paese” ha creato professionalità”. Nicola Zita, il grafico e l’autore delle dirette web, oggi ha uno studio tutto suo. “Da un’idea nata quasi per gioco e incontri casuali si è sviluppata un’attività che incide sul territorio, un esempio di giornalismo locale”, sostiene Nicola. 

Oggi però Nicola non è più il direttore responsabile de “La Voce del Paese”. Ha passato il testimone a un altro giornalista (Giovanni Brunelli). Il fondatore del network sta affrontando altre sfide. Ma in lui rimane forte la consapevolezza “di aver creato un punto di riferimento per una comunità che non aveva alcuna fonte di informazione”. 

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