Quando si cita o si sente parlare della dinastia Paleologo uno dei primi pensieri ad affiorare va a quel basileùs (imperatore romano d’Oriente) Costantino XII (1449-1453), fratello e successore di Giovanni VIII (1425-1448), che, alla pari dei protagonisti di quella letteratura cavalleresca tanto apprezzata anche in Oriente a partire dal XII secolo, combatté e morì al fianco dei suoi uomini sulle mura di Costantinopoli contro le armate ottomane. Costantino, però, non ebbe colpe, da tempo ormai l’Impero annegava nelle difficoltà e la vita di Giovanni VIII, da sola riassunto delle vicende paleologhe, ce ne dà una dimostrazione.

Figlio di Manuele II (1391-1425) e di una principessa serba, Elena Dragaš, una volta maggiorenne sposò la russa Anna, legando così nella sua persona – attraverso la classica politica matrimoniale bizantina – i principali regni ortodossi del tempo; ad ella seguirono Sofia di Monteferrato e Maria Comnena di Trebisonda, ma nessuna delle tre gli dette figli. Uomo di guerra come gli avi Michele VIII (1259-1282) ed Andronico III (1328-1341), si affacciò concretamente alle vicende politiche imperiali quando fu incoronato – come da tradizione nella Famiglia – co-imperatore il 19 gennaio 1421, succedendo al padre nel ‘25, ma il suo dominio ormai si limitava alla sola Costantinopoli e dintorni, la Morea, le isole del Mar di Marmara ed al Peloponneso (Ostrogorsky [1]; alla linea di fortificazioni tra Selimbria e Derkos, una porzione (compreso il Monte Athos) della penisola calcidica, la città di Salonicco, alcune isole, sezioni costiere del Bosforo e del Mar di Marmara e quasi la totalità della Morea, Pernice [2]), con quest’ultimi tre – consuetudine fin dal regno di Giovanni VI Cantacuzeno «Paleologo» (1347-1354) – retti dai fratelli.

Nonostante la partenza incoraggiante sotto Michele VIII, conquistatore di Costantinopoli (1261) ed autore di un apparente inizio della restaurazione a danno dei vicini, l’Impero si trovò presto in una profonda crisi economica e finanziaria e chiuso a tenaglia fra tre martelli (uno serbo, uno latino e l’altro bulgaro), che si alternavano nel colpirlo, ed un’incudine turca, preda, inoltre, di un mare in tempesta smosso dai venti veneziani e dalle correnti genovesi. Questi problemi, dall’andamento oscillante, l’Impero se li portò appresso sotto ogni basileùs, senza che nessuno riuscisse a risolverli definitivamente, ma almeno Giovanni poté distinguersi per la vittoria conclusiva sugli Occidentali nel Peloponneso, in guerra proprio dagli anni di Michele.

Per far fronte alle minacce del sultano Murad II (1421-1451), Giovanni VIII restaurò la cinta teodosiana di Bisanzio e, sulle orme del padre (1399-1403) e del nonno Giovanni V (regnò dal 1341 al 1391) (1369-1371) – il primo solo in cerca di appoggio, il secondo disposto alla conversione –, il 24 novembre 1437 partì per l’Europa cattolica bramante d’aiuto, giungendo in Italia al fine di assistere al Concilio ecumenico e parlare della riunificazione della Chiesa ortodossa con quella cattolica, riprendendo in mano un progetto iniziato e mai portato a termine da chi lo aveva preceduto: Andronico II (1282-1328), Andronico III, Giovanni V e Giovanni VI, mentre Michele VIII ci andò molto vicino nel 1274, al Concilio ecumenico di Lione. In sua assenza la reggenza venne assunta dal fratello Costantino (futuro Costantino XII), mossa volta probabilmente ad evitare sorprese nefaste al suo ritorno, poiché recentemente la stabilità famigliare tra i principi in Grecia andava incrinandosi e vi era il rischio di ricadere in una nuova guerra civile dopo quelle trecentesche: fra Andronico II ed Andronico III, il megas dux Alessio Apocauco e Giovanni VI, quest’ultimo e Giovanni V, Andronico IV e Giovanni V. La prima sede sinodale, dopo la rottura con i partecipanti di quello di Basilea, fu decretata da papa Eugenio IV (1431-1447) essere Ferrara, dove il Concilio venne aperto l’8 gennaio 1438 ed in cui il Basileùs ed il suo seguito giunsero il 4 marzo – mentre il fratello e patriarca costantinopolitano Giuseppe II (1416-1439), partito con lui da Bisanzio, il 7 – da Venezia, sito dello sbarco della delegazione l’8 febbraio. Il Papa aveva a cuore la ricomposizione dello Scisma, mostrando grande impegno nel risanamento – non solo con gli ortodossi – fra le Chiese [3]. I negoziati, discussi già con componenti del Concilio basilese e partiti nel ’37, si protesero per un anno e mezzo, con la sede spostata a Firenze al principio del ’39, dove i bizantini vi arrivarono a febbraio e videro il loro schieramento (definitivamente) spaccarsi tra favorevoli all’unione con la Chiesa romana (es. i metropoliti Bessarione di Nicea ed Isidoro di Kiev) e non (es. il metropolita Marco Eugenico di Efeso). I due partiti si confrontarono, ma nella Città toscana la ebbero vinta gli unionisti ed in luglio si arrivò alla stesura definitiva in latino e greco (il 5) ed alla pubblicazione (il 6) della bolla papale Laetentur coeli, con la quale Roma si assicurava il riconoscimento di superiorità sul patriarcato di Costantinopoli. Concluse le trattative, Giovanni, in cambio di aiuto nella guerra contro i turchi, si fece battezzare, ma tale atto di sottomissione portò con sé il definitivo allontanamento dei russi, che presero tutto ciò come un’umiliazione della Chiesa ortodossa e del suo rappresentante. Benozzo Gozzoli – anche se oggi su questo dettaglio gli storici dell’arte diffidano – rese eterna la presenza bizantina in Toscana dipingendo Giovanni VIII e Giuseppe II come Baldassarre e Melchiorre nella Cappella dei Magi (Firenze): in sella ad un cavallo bianco rivestito di ornamenti oro e porpora, con indosso un abito lungo color verde selvaggio ed una sottoveste porporata e decorati entrambe con disegni floreali dorati, stivali porpora in piede e sul capo una corona dalla quale fuoriesce un piumaggio tricolore bianco, verde e rosso, il Basileùs sfoggia tutti simboli e ricordi dello splendore culturale decorate le epoche paleologa ed antecedenti. Lo sguardo dell’Imperatore, infine, volge verso l’alto, forse alla ricerca di un intervento celeste che possa aiutarlo in quella difficile situazione.

Rientrato a Costantinopoli  nel febbraio 1440 privo della compagnia del fratello Giuseppe, spirato a Firenze il 10 giugno 1439 e sepolto in Santa Maria Novella, Giovanni VIII concentrò le proprie attenzioni sul fronte esterno, dove riuscì a sottoscrivere una pace con i turchi, ed alle proteste di popolo e clero, pronti a genuflettersi al sultano piuttosto che al papa, e delle loro guide, il Metropolita di Efeso ed il principe Demetrio, uno dei fratelli del Basileùs e suo compagno nel viaggio verso l’Italia. L’Imperatore non poteva tergiversare troppo, così optò per far imprigionare a Lemmo il primo ed allontanare da Costantinopoli il secondo. Nonostante le accese e pubbliche proteste, l’unione perdurò de facto fino alla caduta di Bisanzio, il 29 maggio 1453, e de iure al Concilio costantinopolitano del 1472.

Nel frattempo, il sostegno occidentale arrivò, ma fu scarso e poco incisivo: la resistenza ed il contrattacco ungherese, tra i pochi a rispondere alla chiamata papale alle armi assieme a polacchi, serbi e valacchi, nonché la loro vittoria a Niš ed il comando militare del famoso «cavaliere bianco» Giovanni Hunyadi, non riuscirono ad impedire i fatti del 1453.

Il basileùs Giovanni VIII Paleologo abbandonò il mondo dei viventi il 31 ottobre 1448, senza una progenie che potesse portare avanti le sue battaglie. Innocente ed incapace d’arrestare una crisi che, dall’ascesa della Dinastia, fece partire il conto alla rovescia verso la fine dell’Impero romano d’Oriente.

[1] : Vd. G. Ostrogorsky, Storia dell’impero bizantino, Einaudi, Torino, 1968, p. 500.

[2] : Vd. A. Pernice, Giovanni VIII Paleologo, imperatore d’Oriente, in Enciclopedia Italiana, Enciclopedia Treccani, 1933, www.treccani.it/enciclopedia/giovanni-viii-paleologo-imperatore-d-oriente_%28Enciclopedia-Italiana%29/

[3] : Cfr. P. Paschini, Ferrara-Firenze, Concilio di, in Enciclopedia Italiana, Enciclopedia Treccani, 1932, www.treccani.it/enciclopedia/concilio-di-ferrara-firenze_%28Enciclopedia-Italiana%29/

BIBLIOGRAFIA

  • G. Ostrogorsky, Storia dell’impero bizantino, Einaudi, Torino, 1968, pp. 430-527

A cura di: Gianluca Lorenzetti. Per L’eclettico ha già pubblicato Catalogna indipendente: una lotta a tinte oro, rubino e blaugrana.

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