Il nuovo anno è stato ed è tuttora caratterizzato dalla crescente preoccupazione mondiale nei confronti dell’epidemia da Coronavirus, situazione costantemente monitorata e per cui si stanno attuando opportuni provvedimenti ma che ancora spaventa gran parte della popolazione. Come spesso accade durante queste emergenze sanitarie il senso di pericolo unito alla divulgazione di informazioni non chiare o incomplete, portano i cittadini a trarre conclusioni affrettate e talvolta errate. Si tratta di un fenomeno da prevenire per non incorrere in discriminazioni sociali e psicosi immotivate. “É il tempo dei fatti e non delle paure, è il tempo della scienza e non delle dicerie, è il tempo della solidarietà e non dello stigma” ha ricordato lo scorso gennaio Tedros Adhanom Ghebreyesus, il direttore dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS).
Cosa sappiamo sul Coronavirus? E qual è la situazione attuale dell’epidemia?
Con il termine di Coronavirus facciamo riferimento all’agente specifico 2019-nCov o “nuovo Coronavirus di Wuhan”, un β-coronavirus membro della famiglia virale dei Coronaviridae (così denominati per il loro aspetto al microscopio elettronico) a cui appartengono anche altri virus con patogenicità variabile a noi noti da tempo in quanto responsabili nell’uomo di lievi sindromi influenzali, raffreddori, o di condizioni più gravi come la sindrome respiratoria acuta grave (SARS) o la sindrome respiratoria mediorientale (MERS).
Trattandosi di un virus, la sua struttura è riconducibile ad un rivestimento proteico più o meno complesso, denominato capside, che racchiude e protegge al suo interno il genoma virale (DNA o RNA). Non parliamo dunque di un organismo vivente ma di una nanoparticella che si comporta da parassita intracellulare obbligato. A differenza dei batteri infatti, microrganismi unicellulari più grandi e complessi, i virus non sono dotati né di metabolismo né di replicazione autonoma. Ciò implica che per moltiplicarsi devono necessariamente infettare una cellula-ospite e sfruttarne i macchinari interni, fenomeno che culmina nella morte della cellula stessa.
Il 2019-nCov infetta specificamente le cellule dell’apparato respiratorio ed è pertanto responsabile di una forma di polmonite ormai nota come “polmonite di Wuhan” anche se ad oggi molte delle sue caratteristiche sono ancora da chiarire.
Dai primi casi a Wuhan, il numero di soggetti infetti in Cina è rapidamente aumentato e l’epidemia si è ormai diffusa a livello globale con casi confermati in Thailandia, Giappone, Corea, Australia, USA, Canada ed Europa – Italia compresa – con un numero totale che supera i 37.200 infetti e oltre i 814 decessi (dati aggiornati al 9 gennaio 2020). Nonostante i numeri sollevino una giustificata preoccupazione è doveroso precisare che, con riferimento a gennaio, il tasso di letalità del 2019-nCov è risultato inferiore al 5% mentre nelle passate epidemie di SARS e MERS si sono raggiunti valori rispettivamente del 9,5% e 34,5% e per l’Ebola dal 25% al 90%, a seconda delle specie virali.
Un ulteriore incoraggiamento proviene dalla rapidità della risposta scientifica: dal precoce allestimento di una metodica diagnostica per riconoscere gli infetti, al recente isolamento del virus da parte di un team di ricercatrici all’Istituto nazionale malattie infettive Spallanzani di Roma, dove sono attualmente ricoverati i 3 casi confermati di infezione da Coronavirus nel nostro Paese, una coppia di turisti cinesi e un giovane italiano di rientro da Wuhan . Tale isolamento ha permesso innanzitutto di sequenziare il genoma virale per confrontarlo con quello ottenuto dagli isolamenti realizzati agli inizi del mese scorso in Cina e recentemente in Francia ed Australia, per evidenziare così eventuali mutazioni nel virus. Importante e cruciale è però la possibilità di poter sviluppare metodi diagnostici ancora più rapidi e sensibili, studiare meglio i meccanismi patogenetici e di trasmissione del virus (la via principale risulta essere il contatto ravvicinato con infetti sintomatici, mentre il contagio da infetti asintomatici è raro), testare l’efficacia di molecole antivirali conosciute per l’allestimento di più efficaci strategie terapeutiche (non limitarsi dunque a terapie aspecifiche per polmoniti virali) ed infine identificare eventuali target vaccinali. Al momento infatti non sono disponibili vaccini mirati contro il 2019-nCov e non potranno esserlo nel breve termine: a prescindere dalle scoperte che verranno fatte e dalle tecnologie a disposizione è impensabile bypassare le fasi di sperimentazione preclinica e clinica necessarie per valutare sicurezza ed efficacia di un preparato vaccinale prima di autorizzarne il commercio.
Ad ora quindi la prevenzione si limita all’attuazione di misure di protezione individuale e di sanità pubblica. Inoltre, il 30 Gennaio l’OMS ha dichiarato ufficialmente il virus un rischio per la salute pubblica mondiale, fornendo direttive alle nazioni sulla corretta gestione del problema relativamente a viaggi, commerci, quarantena, screening e trattamento, anche se i protocolli e gli interventi attivati differiscono in base alla probabilità di infezione.
In Cina, sede d’origine del focolaio epidemico, il governo ha attuato la più grande quarantena mai disposta nella storia, nel tentativo di un contenimento. Le autorità di Wuhan e di oltre una dozzina di altre città hanno sospeso voli, mezzi pubblici e reso obbligatorio indossare mascherine facciali al di fuori delle abitazioni. È stata recentemente completata la costruzione di un nuovo ospedale per il trattamento degli infetti e numerosi droni sorvolano le città per disperdere disinfettante. Una quarantena di questa portata, attuata non senza polemiche e proteste da parte della popolazione potrebbe però portare ad altre problematiche. A preoccupare è infatti anche l’impatto che questa emergenza sta avendo sull’economia globale, dal rallentamento industriale in Cina al calo drastico del turismo.
Parallelamente i governi di altre nazioni hanno preparato un piano di evacuazione per i connazionali in Cina e attuato chiusure più o meno drastiche dei collegamenti. L’Italia è stato il primo paese europeo a istituire i controlli negli aeroporti ed ha proclamato lo stato di emergenza sanitaria per 6 mesi, con lo stanziamento di 5 milioni di euro per i primi interventi urgenti della protezione civile. Ciò che accomuna gli interventi dei vari Stati sono gli sforzi per incrementare i controlli di sorveglianza attiva per l’individuazione precoce, l’isolamento e la gestione clinica dei casi di infezione da 2019-nCoV.
La collaborazione tra popolazione e istituzioni, unita alla comunicazione e cooperazione tra i vari Stati rimane la strada migliore per affrontare questa emergenza.
Fonti:
- Elisabeth Mahase “China coronavirus: what do we know so far?”,www.bmj.com, 24.01.2020.
- Giovanni Rezza, Antonino Bella, Flavia Riccardo, Patrizio Pezzotti “Focolaio di infezione da un nuovo coronavirus (2019-nCoV)”, www.epicentro.iss.it, 16.01.2020.
- David S. Hui, Esam I. Azhar, Tariq A. Madani, Francine Ntoumi, Richard Kock, Osman Dar, Giuseppe Ippolito, Timothy D. Mchugh, Ziad A. Memish, Christian Drosten, Alimuddin Zumla, Eskild Petersen “The continuing 2019-nCoV epidemic threat of novel coronaviruses to global health — The latest 2019 novel coronavirus outbreak in Wuhan, China”. International Journal of Infectious Diseases, 01.02.2020.
A cura di: Giulia Salamone. Per L’Eclettico ha già scritto Vaccinazione. La prevenzione che funziona
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