Uno sguardo sul presente e un messaggio di speranza per il futuro. Il mondo di oggi e di domani – primo ebook de L’Eclettico – è uscito più di un mese fa.

In quelle pagine abbiamo discusso alcune tematiche fondamentali del nostro tempo. Viviamo in un mondo che è e sarà sempre più globale, in cui pertanto l’Unione Europea dovrà svolgere un ruolo sempre più centrale per risolvere alcune questioni cruciali. Una di queste è il ruolo che i social hanno nella costruzione del dibattito pubblico.

Parliamo di piattaforme private che sono in grado di dettare l’agenda mediatica. Piazze virtuali dove si costruiscono o rafforzano opinioni e punti di vista. “Territori digitali” che appartengono a grosse aziende e alla loro gestione algoritmica. Canali che troppo spesso contribuiscono al flusso delle fake news.

Al giorno d’oggi  social come Facebook e Instagram costituiscono un veicolo fondamentale dell’informazione. Ciononostante non vi sono garanzie a sostegno di chi fa informazione. Molte sono, infatti, le pagine che vengono oscurate o limitate, i siti che vengono bloccati.

Nella nostra esperienza con L’Eclettico abbiamo vissuto in prima persona che cosa significa l’assenza di queste garanzie. Il 17 settembre 2019 Facebook e Instagram, senza nessun avviso, hanno iniziato ad impedirci di pubblicare i link del nostro sito, leclettico.com.

Non siamo l’unica realtà che viene bloccata, di fatto censurata, senza alcun preavviso e senza possibilità di replica e di difesa.  

Siamo stati colpiti senza nessun avvertimento, senza sapere bene il perché, senza ricevere spiegazioni. Siamo stati giudicati e condannati senza una giuria, senza sapere che il processo era stato convocato, senza potere avere diritto di replica.

A tal riguardo vi sono al momento due grossi problemi.

Il primo è l’assenza di qualsiasi garanzia a sostegno dell’«accusato». Chi è soggetto ai provvedimenti dei social come Facebook e Instagram non riceve nessun messaggio che informi del procedimento in atto, né della ricevuta sanzione.

Il secondo problema riguarda il codice cui fanno riferimento Facebook e gli altri social, il cosiddetto «standard della community». Tali regole sono state scritte dal privato che gestisce o è proprietario della piattaforma. Ogni persona che crea un profilo sul social accetta di seguire queste regole. Apparentemente sembra giusto che l’ospite rispetti le norme dettate dal padrone di casa. Ma al giorno d’oggi i social non sono solo piattaforme amministrate da un privato: gestiscono lo spazio che ospita gran parte del dibattito pubblico.

Ogni ordine, come quello dei giornalisti o quello degli editori, ha un proprio statuto conforme alle leggi vigenti al paese in cui si trova. Ha, soprattutto, un codice deontologico.

Nei social non vi sono statuti etici di questo tipo, dei testi, cioè, che definiscono in comunione con le leggi vigenti il ruolo e la posizione, i diritti e i doveri. Vi sono solamente degli standard conformi all’interesse del privato. Ciò non garantisce necessariamente una tutela alla libertà di espressione come non garantisce alla politica e al giornalismo l’indipendenza che dovrebbero avere perché, comunque, dovranno rispettare gli standard di un privato. Vi è un problematico iato tra le regole del privato, le leggi dello Stato e diritti dell’uomo e del cittadino.

Su questo tema andrebbe sviluppata una discussione che porti all’elaborazione di leggi europee riguardo le regole nei social a garanzia del rispetto della libertà di espressione e a difesa dell’indipendenza della politica e del giornalismo. 

A tal riguardo avevamo lanciato una petizione su Change.org, chiedendo al presidente del Parlamento Europeo David Sassoli e al presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte un impegno a favorire la regolamentazione di queste piattaforme private con delle leggi apposite. L’obiettivo è quello di tutelare la libertà di pensiero e di espressione di ciascun paese membro dell’Unione Europea ed evitare qualsiasi abuso da parte di piattaforme private. Un obiettivo che può essere raggiunto solo dall’Unione perché unico soggetto che potrebbe avere la capacità di armonizzare e sintetizzare le varie istanze presenti nei paesi membri. Inoltre l’UE è sempre stata all’avanguardia sui temi dell’informatica e della tutela dei fruitori del web. Motivazioni a cui si può aggiungere il fatto che di fronte a colossi come Apple o Facebook, che possiedono un fatturato superiore al PIL dell’Italia, solo uno Stato federale forte come potrebbe essere l’Unione Europea possiederebbe la forza necessaria per promuovere azioni di riforma – e, nel caso, imporle – a questi giganti.  

Il blocco nei confronti del nostro sito ha danneggiato pesantemente la nostra attività. I link de L’Eclettico sono tornati ad essere nuovamente condivisibili sia su Facebook che Instagram dopo sei settimane. La piattaforma non ci ha ancora fornito spiegazioni sulla rimozione del blocco, come nemmeno le ragioni che hanno spinto i gestori dei due social a ritenere i nostri link tossici e dannosi. Ciò è una mancata assunzione di responsabilità da parte di una piattaforma che rappresenta gli interessi di un privato pur costituendo un veicolo fondamentale dell’informazione capace di influenzare l’opinione pubblica.

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