Un discorso incentrato sulle donne quello pronunciato da Kamala Harris, non a caso vestita di bianco come le suffragette, in occasione del victory speech per la vittoria di Joe Biden alle elezioni presidenziali. Come potrebbe essere altrimenti?

La Harris, lo dice lei stessa, è la prima donna di colore ed essere eletta vicepresidente: «While I may be the first woman in this office I will not be the last, because every little girl watching tonight sees that this is a country of possibilities» (tutte le citazioni sono tratte da qui), sottolineando anche che cosa è al centro del suo sforzo e di quello di Biden: la speranza, riportare al centro le possibilità che l’America può offrire. La neoeletta vicepresidente, inoltre, ha alle spalle una carriera in cui ha rotto più volte le barriere di genere e razziali: prima donna di colore a servire come attorney general della California nel 2004, nel 2016 fu la seconda donna di colore ad essere eletta al Senato.

Kamala Harris è figlia di una madre indiana, immigrata quando aveva diciannove anni, e di un padre afrogiamaicano, perciò simboleggia i vari segmenti che trascinano l’elettorato democratico: le donne e le minoranze. Ma è anche immagine vivente di un’America che si costruisce grazie all’apporto dell’immigrazione e della diversità, contrapponendosi quindi al messaggio razzista e xenofobo di Donald Trump. Non a caso Harris cita nel victory speech le sue origini mixed, elogiando poi la scelta di Biden di rompere una grande barriera che permaneva nel paese: quella che impediva ad una donna di essere scelta come vicepresidente: «and what a testament it is to Joe’s character that he had the audacity to break one of the most substantial barriers that exists in our country and select a woman as his vice president».

La vicepresidente non nomina mai Donald Trump, ma indirettamente ripudia con forza – nelle parole, con la sua storia e la sua presenza – un presidente che ha incessantemente fatto degli immigrati un capro espiatorio e che ha attaccato ripetutamente le donne e le persone di colore anche attraverso le sue nomine. Si pensi, ad esempio, a quella di Brett Kavanaugh alla Corte Suprema: Kavanaugh, come Trump, è stato accusato di molestie sessuali, perciò la presenza di una donna nella seconda più alta carica dello Stato – una donna che è stata anche procuratore – è anche un messaggio chiaro contro la violenza sulle donne.

Un discorso incentrato sulle donne, sulla loro capacità di lottare incessantemente per vedere garantiti i loro diritti, ma anche un discorso che mette al centro l’azione femminile, contrapponendosi così allo stereotipo maschile che considera la donna un soggetto passivo. Non si tratta più quindi solo di ottenere la rappresentanza politica, ma di essere cittadini attivi che partecipano alla costruzione del paese. È una chiamata all’azione di tutte le donne che inizia sin da subito con una citazione del defunto John Lewis, deputato afroamericano e uno dei più importanti esponenti del movimento per i diritti civili: «Democracy is not a state. It is an act», sottolineando la natura procedurale (cioè che dà centralità alle procedure con cui il processo democratico si realizza, a differenza delle democrazie europee che danno preminenza alla sostanza, all’ideale) della democrazia americana. Proseguendo poi: «and what he meant was that America’s democracy is not guaranteed. It is only as strong as our willingness to fight for it, to guard it and never take it for granted. And protecting our democracy takes struggle. It takes sacrifice. There is joy in it and there is progress. Because “We The People” have the power to build a better future». Un attacco, anche qui, a Donald Trump e ai suoi attacchi alla democrazia americana.

Nell’azione promossa da Harris c’è, infine, continuità con chi è venuto prima: «so, I’m thinking about about the generations of women — Black Women. Asian, White, Latina, and Native American women throughout our nation’s history who have paved the way for this moment tonight. Women who fought and sacrificed so much for equality, liberty, and justice for all, including the Black women, who are too often overlooked, but so often prove that they are the backbone of our democracy. All the women who worked to secure and protect the right to vote». Un cammino che inizia nel passato e che ancora non è terminato, perchè difatti Kamala Harris si rivolge spesso alle future generazioni: «and to the children of our country, regardless of your gender, our country has sent you a clear message:Dream with ambition, lead with conviction, and see yourself in a way that others might not see you, simply because they’ve never seen it before». Un cammino in cui è necessario essere vigili e misurare costantemente la distanza che separa l’America dalle sue aspirazioni – la geremiade – per far sì che il paese prosegua nel sentiero del Destino Manifesto e che continui, così, ad essere d’esempio al mondo che osserva: «And when our very democracy was on the ballot in this election, with the very soul of America at stake, and the world watching, you ushered in a new day for America». Perché in ballo c’è la «vera anima dell’America» e stavolta le donne sono ciò che contribuisce a forgiare l’essenza degli Stati Uniti.

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