Le mafie italiane – soprattutto la ‘ndrangheta – sono molto attive sullo scenario globale. Riescono a cooperare con le altre organizzazioni criminali presenti nei territori in cui operano. All’estero beneficiano di una società civile poco attenta e dell’assenza di normative in grado di indebolirle.
In questa puntata di Frequenza Discontinua ne abbiamo parlato con Anna Sergi, professoressa associata di criminologia all’Università di Essex (Regno unito) e studiosa di ‘ndrangheta. Sergi ha realizzato una serie di ricerche importanti sulla criminalità organizzata calabrese in Australia e Canada.
Letture consigliate:
Anna Sergi, All’estero l’antimafia c’è, Lavialibera, 25 maggio 2020
Il Fatto Quotidiano, Mafie unite d’Europa
Riccardo Pieroni, La forza della ‘ndrangheta? La “colonizzazione”, L’Eclettico, 4 dicembre 2019
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Classe 1993, di Castelnuovo di Garfagnana (Lucca). Mi sono laureato in Storia e Civiltà all’Università di Pisa.
In passato ho scritto per testate come “Il Secolo XIX” e per i blog “Barre di Plutonio” e “Versus Giornale”. Attualmente sono giornalista praticante per Futura News, la testata del Master in Giornalismo “G.Bocca” dell’Università di Torino.
Nel corso dei miei studi universitari mi sono occupato di mafia siciliana. Ho realizzato lavori di ricerca incentrati sulla “Seconda Guerra di Mafia” e sull’omicidio Notarbartolo.
Ho avuto la possibilità di partecipare a due programmi Erasmus. Il primo a Siviglia, all’interno del Master en Historia y Humanidades Digitales della Universidad Pablo De Olavide. Il secondo, invece, in un’impresa spagnola di Cordoba, dedita all’organizzazione di progetti europei con studenti provenienti da tutta Europa.