Grazie a un’analisi della letteratura scientifica è possibile tracciare i comportamenti che consentono di prevedere la dislessia nell’ambito della scuola d’infanzia e della scuola primaria. 

Riconoscere e identificare i segnali di rischio di possibili difficoltà di apprendimento a partire dalla scuola dell’infanzia è estremamente importante. 

I segnali di rischio sono rilevabili principalmente dall’osservazione diretta della persona in tutte le situazioni scolastiche e bisogna prestare attenzione quando il/la bambino/a: 

  • confonde i suoni;
  • non completa le frasi;
  • utilizza parole non adeguate al contesto o le sostituisce; 
  • omette suoni o parti di parole, cioè sostituisce suoni e lettere (p/b, s/z, v/f…); 
  • ha un’espressione linguistica inadeguata;
  • va supportato con attività personalizzate all’interno del gruppo; 
  • è goffo e impacciato nella coordinazione e nell’attività motoria;
  • ha poche abilità nella manualità fine, cioè confonde la destra con la sinistra, il sopra e il sotto;
  • ha difficoltà in compiti di memoria a breve termine oppure non riesce a imparare filastrocche o a giocare con le parole.

Altre aree che possono rivelarsi critiche per il bambino sono le sequenze (cioè confondere i giorni della settimana), l’orientamento spazio – temporale, i giochi (per esempio i puzzle), l’organizzazione del lavoro e la comunicazione con gli altri, quando vi è un utilizzo di onomatopee o suoni durante l’esposizione orale.

Se si riscontrano difficoltà in queste aree è opportuno supportare adeguatamente il bambino proponendo attività di potenziamento; è opportuno, inoltre, segnalare ai docenti della scuola primaria le difficoltà che permangono al momento del passaggio di grado scolastico.

Nel caso della scuola primaria per rilevare i segnali di rischio di un possibile disturbo specifico di apprendimento – se non vi sono in atto azioni di screening – si fa riferimento all’osservazione delle prestazioni durante la lettura, il calcolo e la scrittura. 

I segnali di rischio possono verificarsi quando il/la bambino/a presenta difficoltà in lettura e più nello specifico: 

  • confonde le lettere che appaiono simili graficamente (m/n, b/d/p/q, a/e/o, l/i, f/t, z/s, v/u, h/b); 
  • confonde le lettere che suonano simili per punto e modo di articolazione ma che si differenziano per il tempo di inizio della vibrazione delle corde vocali (t/d, f/v, p/b, ecc.);  
  • inverte le lettere (introno per intorno), ne omette e ne aggiunge; 
  • legge una parola correttamente all’inizio della pagina ma può leggerla in modi diversi prima di arrivare alla fine del testo; 
  • commette errori di anticipazione, cioè legge la prima o le prime lettere e “tira a indovinare” la parola (a volte sbagliandola); 
  • salta le righe o le parole;  
  • legge lentamente e a volte sillabando.

I segnali di rischio presenti nella scrittura generalmente si hanno quando il bambino:

  • scambia suoni visivamente simili per forma (m/n, b/d, ecc.) o suono (p/b, v/f, ecc.) oppure opera riduzioni di gruppo (pota per porta);
  • compie fusioni o separazioni illecite (lape per l’ape); 
  • omette lettere, sillabe o parti di parole o ne aggiunge (tvolo per tavolo) oppure compie errori ortografici;
  • può avere un tratto grafico poco leggibile e con difficoltà legate soprattutto al il corsivo; 
  • commette numerosi errori in compiti di copiatura da un altro quaderno o dalla lavagna;
  • può usare in modo non armonico lo spazio sul foglio. 

Le linee guida per il diritto alla studio degli alunni e degli studenti con disturbi specifici di apprendimento”, redatte nel 2011 dal MIUR, specificano che del 20% dei bambini segnalati come a rischio nel primo biennio di scuola primaria, il 4/5% risulta avere un disturbo specifico di apprendimento dopo l’accertamento clinico.

Ulteriori segnali di rischio possono essere i seguenti:

  • la confusione nel riconoscere la destra e la sinistra;
  • avere difficoltà a memorizzare o recuperare sequenze. Esempio: il/la bambino/a non è grado di usare il dizionario cartaceo;
  • incontrare problemi nel dire l’ora e nel leggere l’orologio analogico; memorizzare con difficoltà termini specifici delle discipline, come per esempio date storiche o elementi geografici; 
  • non riuscire a orientarsi nello spazio tempo e mostrare un certo impaccio motorio  (non allacciarsi le scarpe o i bottoni).

Gli indicatori individuati sono comuni a molti bambini fino al primo anno di scuola primaria ma la persistenza delle situazioni descritte e la compresenza di molti degli indicatori riportati può indurre gli insegnanti a sospettare un disturbo di lettura. 

L’impressione – se confermata anche dopo mirate attività di potenziamento – deve portare gli insegnanti a segnalare la situazione alla famiglia, essa valuterà se rivolgersi a uno specialista che dovrà poi successivamente consegnare la diagnosi alla scuola.

Per la letteratura scientifica di riferimento sui DSA cfr: American Psychiatric Association, DSM-IV-TR, Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Elsevier, Milano, 2000; Benso, La dislessia, Il leone Verde, Torino, 2011; C. Cornoldi e S. Zaccaria, In classe ho un bambino che, Giunti, Firenze 2011; G. Stella, La dislessia, Il Mulino, Bologna, 2001; Trisciuzzi, Zappaterra, La dislessia, Guerini Scientifica, Milano, 2005.

Leggi anche l’articolo “Come siamo arrivati a conoscere la dislessia”

In collaborazione con Comunicarea

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