È morto all’età di 94 anni, a causa del coronavirus, l’ex Presidente della Repubblica francese Valéry Giscard d’Estaing.
D’Estaing venne eletto Presidente il 27 maggio 1974 e lo rimase fino al 21 maggio 1981: fu il più giovane Presidente della Repubblica della storia francese. Prima di allora era stato Segretario di Stato per le finanze e poi ministro per l’Economia con de Gaulle, esprimendo però delle riserve sul gollismo nel 1969, divenendo poi nuovamente ministro dell’economia sotto Pompidou.
Europeista, nella misura in cui vedeva nell’integrazione europea anche un vantaggio per una medio potenza come la Francia che proprio negli anni Settanta ricalibrava la propria postura internazionale, d’Estaing si adoperò nel processo di integrazione europea sia durante la presidenza che successivamente. Nel 2005 fu un grande sostenitore del progetto di Costituzione europea.
Proprio la politica estera di d’Estaing si colloca tra conferma del passato e arrivo del nuovo. Consapevole della crisi in cui versavano gli Stati Uniti in seguito allo scandalo Watergate, allo shock petrolifero ed infine per la fine della guerra in Vietnam, d’Estaing comprese la necessità per Washington di avere un alleato responsabile che agisse là dove gli statunitensi non potevano andare – si pensi al rifiuto del Congresso degli Stati Uniti a concedere l’intervento in Angola alla metà degli anni Settanta tanto agognato da Kissinger. Venne così confermato il nome del grande riformatore dei servizi segreti, il Service de Documentation Extérieure et de Contre-Espionage (SDECE), Alexandre De Marenches, molto vicino agli Stati Uniti. La conferma di De Marenches alla testa dei servizi significava anche la conferma delle operazioni militari segrete e di pressione politica sotterranea in collaborazione con alcuni paesi arabi in Africa e Medio Oriente. Sotto la guida di De Marenches continuò così la trasformazione dello SDECE, seguendo il modello della CIA ed implementando le relazioni con gli Stati Uniti. Numerosi, inoltre, gli interventi militari francesi in Africa negli anni Settanta, come l’operazione Shaba nel 1977 nello Zaire, l’operazione Tacaud nel 1978 in Tchad oppure l’operazione Barracuda nel 1979 nella Repubblica Centrafricana con la quale venne appoggiato il sanguinario Bokassa, poi al centro dello scandalo secondo cui il dittatore afriacano avrebbe regalato diamanti a d’Estaing in cambio di sostegno politico e militare. Ma non solo riconfereme: Jacques Foccart, comandante del Segretariato generale per gli affari africani e del Madagascar lasciò il suo posto proprio nel 1974, anno dell’elezione di d’Estaing, il quale lo sostituì con il braccio destro dell’ex direttore, René Journiac. Fu un’ulteriore conferma di una certa continuità della politica estera francese nel continente africano che cercava di fare di Parigi il punto di equilibrio della sicurezza africana.
In politica interna d’Estaing promosse alcune riforme importanti come l’abbassamento della maggiore età a diciotto anni e, soprattutto, la depenalizzazione dell’aborto e il divorzio consensuale. Ciononostante fu sotto la sua presidenza che la militarizzazione della polizia francese si rafforzò, prima con l’estensione delle Brigade de Recherche ed d’Intervention (BRI), forze speciali altamente militarizzate, su tutto il territorio francese nel 1977 (fino ad allora erano solo a Parigi); nel 1978 l’approvazione di una cirocolare che diventerà il celebre Plan Vigipirate che consente all’esercito di collaborare con la polizia all’interno del territorio della Repubblica. Gli anni Settanta sono inoltre gli anni in cui esplose la questione suburbana, con i primi riot nelle banliue, come nel 1979 a Lione, segno che il divario tra il centro e la periferia della città stava divenendo un problema sociale grave a fronte delle notevoli diseguaglianze e della segregazione in cui vivevano e vivono le minoranze e le fasce più povere della popolazione.
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Cofondatore de L’Eclettico e dottorando in Scienze Storiche nelle Università di Firenze e Siena. Sempre con lo zaino in spalla. Tra un trekking e un altro scrivo per diverse realtà. Sono uno storico delle mentalità e delle relazioni internazionali. Mi occupo di esteri, soprattutto USA e Francia. Pubblico racconti qua e là. Ogni tanto parlo alla radio e in alcuni podcast. Non ho vissuto sempre dove vivo adesso, ma ho sempre avuto la mia chitarra e la letteratura al mio fianco. Ho fatto una scelta di parte: parlare di giovani e oppressi, criticando l’alienazione e lo sfruttamento sul lavoro.