Leggendo il titolo di questo articolo potresti aver pensato: «che esagerazione, la campagna vaccinale contro il covid, nonostante i ritardi e le sospensioni, procede. Perché starebbero vincendo?». Ma se hai aperto l’articolo è perché forse, in cuor tuo, sai che c’è una concreta possibilità che i no vax influenzino la campagna vaccinale.
E, infatti, è così.
Alcune settimane fa una donna in Austria è morta a causa di una trombosi multipla, dieci giorni dopo essere stata vaccinata con AstraZeneca; un’altra donna che aveva ricevuto lo stesso vaccino è stata ricoverata per un’embolia polmonare. Per precauzione l’’Agenzia Europea per i Medicinali (Ema) ha avviato un’indagine, pur sottolineando che «le informazioni finora disponibili indicano che il numero di eventi trobomembolici nelle persone vaccinate non sia superiore a quello osservato nella popolazione generale» e che «i benefici del vaccino continuano a superari i suoi rischi». Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ritiene che non vi siano elementi per sospendere l’uso del vaccino. Ciononostante pochi giorni dopo è arrivato lo stop da Berlino all’utilizzo del vaccino AstraZeneca a scopi precauzionali. La decisione presa dalla Merkel, consultandosi con gli omologhi di Italia, Francia e Germania, ha provocato un effetto a cascata: Parigi, Roma, Madrid e altri paesi europei hanno sospeso l’utilizzo di AstraZeneca. Come sottolineano fonti del governo italiano si tratta di una direttiva politica cautelativa in attesa di chiarimenti da parte dell’agenzia europea del farmaco. Martedì, in seguito ad una telefonata tra Emmanuel Macron e Mario Draghi i due capi di Stato hanno deciso di riprendere l’uso di AstraZeneca se ci saranno rassicurazioni da parte dell’Ema.
Per l’appunto: una decisione guidata più da ragioni politiche che dalla scienza e che in tal senso contribuisce ad alimentare il contesto di paure che si è creato intorno ai vaccini grazie ad una sempre maggiore centralità mediatica dei no vax in questi anni. Numerose, in questi mesi, erano state le voci complottiste secondo cui «non c’è un pericolo covid, si tratta di una normale influenza» e che sostenevano l’inutilità dei vaccini. Un terreno fertile di sfiducia nelle istituzioni sanitarie e nelle medicine creato da anni di esposizione mediatica dei no vax, complici anche certe formazioni politiche che in questi anni hanno strizzato più volte l’occhio ai negazionisti della scienza. È in tal senso che i no vax stanno vincendo: il contesto di sfiducia è diventato così generalizzato da instillare il dubbio, non necessariamente la sfiducia totale, sull’uso ai vaccini. Pertanto sono state sufficienti alcuni casi, la cui correlazione con i vaccini contro il Covid – 19 ancora non è stata dimostrata, per portare i governi a sospendere la somministrazione di AstraZeneca. La paura, viene da pensare, dei legislatori è che da un lato fosse meglio assecondare l’opinione pubblica che è dubbiosa dell’efficacia dei vaccini, attendendo ulteriori verifiche, dall’altro che nel remoto caso i vaccini potessero avere degli effetti indesiderati la mancata presa di posizione avrebbe generato un danno alla credibilità della campagna vaccinale e dei governi stessi. Non dimentichiamoci, infatti, che Francia e Germania sono in campagna elettorale – nel primo caso si vota ad inizio 2022, nel secondo a settembre.
In ogni caso, comunque, è una vittoria dei no vax che sono riusciti ad influenzare le decisioni politiche nonostante le evidenze scientifiche consigliassero di continuare nella campagna vaccinale. Gli esperti, infatti, suggerivano di fare accertamenti, ma non la sospensione poiché i test clinici cui sono sottoposti i vaccini prima dell’approvazione e durante le somministrazioni dimostrano che non ci sono rischi nell’utilizzo di AstraZeneca. Una maggior informazione sulle procedure che portano all’approvazione dei farmaci e i monitoraggi anche durante le loro somministrazioni avrebbero infatti contrastato la disinformazione e il contesto antiscientifico che si è diffuso in questi anni, rassicurando la popolazione sulla liceità dell’uso dei vaccini e delle medicine in generale.
Le conseguenze sono molteplici. Innanzitutto la sospensione di AstraZeneca comporta il rischio che non venga raggiunta una copertura vaccinale del 70% della popolazione entro settembre, come da piani dell’Unione Europea, che consentirebbe un parziale ritorno alla normalità. La fiducia nelle istituzioni sanitarie e nei vaccini è stata minata e ciò comporta una minor disponibilità alla vaccinazione, soprattutto tra chi aveva già qualche dubbio. Una vittoria dei no vax. Infine è anche un segnale di sfiducia nei confronti dell’Unione Europea. Se è vero che la decisione di sospendere i lotti di AstraZeneca è seguita ad una concertazione tra Germania, Francia, Italia e Spagna è altrettanto vero che questa è avvenuta al di fuori del quadro comunitario in cui la campagna di approvazione e di acquisto dei vaccini avviene. I paesi membri sono andati, ancora una volta, in ordine sparso rintanandosi, da un lato, nei confini e nelle prerogative nazionali, dall’altro ricorrendo a strumenti negoziali che discreditano l’UE a causa di un eccessivo coordinamento nell’asse che comprende Madrid, Parigi, Berlino e Roma a discapito degli altri Stati membri. Tutto ciò dimentichi che siamo di fronte ad una crisi globale e che pertanto solo con uno sforzo comune potremo venirne fuori.
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Cofondatore de L’Eclettico e dottorando in Scienze Storiche nelle Università di Firenze e Siena. Sempre con lo zaino in spalla. Tra un trekking e un altro scrivo per diverse realtà. Sono uno storico delle mentalità e delle relazioni internazionali. Mi occupo di esteri, soprattutto USA e Francia. Pubblico racconti qua e là. Ogni tanto parlo alla radio e in alcuni podcast. Non ho vissuto sempre dove vivo adesso, ma ho sempre avuto la mia chitarra e la letteratura al mio fianco. Ho fatto una scelta di parte: parlare di giovani e oppressi, criticando l’alienazione e lo sfruttamento sul lavoro.