La campagna di vaccinazione in Italia procede ormai da alcuni mesi. Foto e video di siringhe e iniezioni si vedono ovunque. Eppure molte persone – e non parliamo dei no vax – possono avvertire un certo disagio alla vista di ciò. Questo accade perché soffrono di belonefobia: la paura patologica nei confronti di aghi, spilli e qualunque oggetto tagliente o acuminato.
Conosciuto anche come aichmofobia, questo disturbo è piuttosto comune. L’esposizione allo stimolo fobico suscita disagio, ansia o forte avversione, fino a provocare panico, svenimenti, capogiri, nausea e brividi; nel belanofobico, queste sensazioni sono enfatizzate se l’uso dell’oggetto appuntito è correlato alla possibilità che si verifichino ferite o perdite ematiche. Per questo motivo, il disturbo è molte volte associato all’emofobia, cioè alla paura del sangue. Il soggetto belonefobico prova spesso timore alla vista di cose ordinarie e di uso comune, come spille e coltelli.
La belonefobia spesso può essere controllata da chi ne soffre, anche se in alcuni casi può provocare episodi di ansia. I belanofobici che non riescono a controllare questa paura sperimentano un forte disagio alla visione di qualcuno che sta usando un coltello o nel caso si debba sottoporre ad un banale esame del sangue, inoltre si può sperimentare una certa difficoltà nel sottoporsi a visite dal dentista o dal medico.
La belonefobia può scatenarsi anche in situazioni decisamente più tranquille. Per esempio durante la visione di un film se vi sono immagini con aghi o oggetti appuntiti più comuni come ad esempio i coltelli da cucina. Alcune persone non tollerano addirittura i punti metallici per la spillatrice da ufficio, l’odore dell’antisettico associato ai reparti ospedalieri o la visione dei camici bianchi.
Come per altre fobie, le cause non sono sempre facilmente identificabili. In un certo senso, la belonefobia può essere interpretata come una reazione ad una situazione sgradevole, di emergenza e/o di pericolo, nonostante gli stimoli siano innocui. Per il belonefobico, questi possono avere caratteri simili a minacce effettivamente dannose: gli oggetti acuminati, ad esempio, possono essere associati all’idea di ferirsi o di sanguinare.
L’origine del disturbo può essere attribuita ad esperienze traumatiche, vissute o riferite da altre persone. Ad esempio durante l’infanzia il belonefobico può aver assistito a gesti di rifiuto esasperati da parte di un membro della famiglia o di un amico nei confronti di una puntura, di una somministrazione di un vaccino oppure di una procedura medica rivelatasi estremamente dolorosa. In conseguenza di ciò il paziente belonefobico associa una propensione di forte negatività nei riguardi di ciò che prevede la presenza di aghi o siringhe.
Secondo alcuni studiosi, sussisterebbe una predisposizione su base genetica alla belanofobia, pertanto la paura per gli aghi ricorrerebbe quindi con episodi simili nei componenti della stessa famiglia.
Per superare questa paura – più diffusa di quanto si possa credere – ci sono diverse opzioni terapeutiche, come la psicoterapia, le tecniche di rilassamento e l’utilizzo di alcuni farmaci. Opzioni che possono essere combinate tra di loro.
Questi interventi hanno l’obiettivo di indurre il paziente a razionalizzare la propria fobia perché concentrano gli sforzi sulla possibilità di reagire ai pensieri ansiogeni per affrontare al meglio le convinzioni negative associate alla paura degli aghi.
Fonti: https://www.sspbasilicata.it/fobie-specifiche/; Atkinson & Hilgard’s, Introduzione alla psicologia, Piccin, Padova 2011; Sanavio, Cornoldi, Psicologia Clinica, Bologna, il Mulino, 2001.

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Sono nato a Pontedera nel 1993, mi sono laureato in Scienze e Tecniche Psicologiche all’Università degli Studi di Padova approfondendo il tema dei disturbi di apprendimento e della salute mentale. Lavorando come Tutor di studio.
Attualmente sto studiando Psicologia Clinica e della Salute e Neuropsicologia all’Università di Firenze.
Dal 2010 ho iniziato a fare il blogger e ho avuto l’opportunità di scrivere e collaborare con molti blog e siti internet; Dal 2018 sono un Educatore che si occupa di apprendimenti.