Con questo articolo inauguriamo una serie di approfondimenti dedicati al mondo delle biblioteche: un ambito fondamentale per la crescita della persona e di un paese; ma anche un ottimo strumento per abbattere la disinformazione e le barriere di genere. Ci teniamo a ringraziare l’autrice di questo articolo: Beatrice Pallotta Fornaroli, bibliotecaria, si occupa di letteratura per l’infanzia e ragazzi. Collabora con scuole, centri culturali e musei per promuovere la lettura. Fa parte dell’Osservatorio editoriale Nati per Leggere e collabora con la redazione NpL della sezione lombarda.
Per lungo tempo è stato descritto come un topo di biblioteca, un misantropo, con la testa sempre china tra le pagine di un libro. Ma chi è davvero il bibliotecario, e che requisiti si devono avere per svolgere questa professione?
Attualmente sono due i modi per intraprendere questa attività: mediante un concorso pubblico oppure attraverso una selezione per curriculum. A queste due differenti vie, corrispondono due diverse modalità di conduzione della biblioteca.
Difatti, il servizio bibliotecario può essere gestito direttamente dalla Pubblica Amministrazione (PA) oppure può essere esternalizzato, ovvero affidato nella sua gestione – tramite una procedura di appalto – ad un altro soggetto, generalmente una cooperativa.
L’ingresso in biblioteca mediante concorso è proprio della PA e, in linea di massima, le assunzioni sono con contratti a tempo indeterminato. Le cooperative, invece, reclutano personale tramite titoli. In questo secondo caso, essendo il rapporto tra cooperativa e PA vincolato da una gara, l’assunzione è relativa al periodo di validità dell’appalto stesso.
Per quanto riguarda i titoli di studio richiesti, questi cambiano in base al livello che si ricopre. Generalmente, in una biblioteca c’è una figura direzionale con un inquadramento nella categoria D, posizione per la quale si necessita di una laurea (triennale o magistrale), mentre il resto del personale è assunto in categoria C, con un diploma di scuola superiore. Nella pratica, visto che la domanda è notevolmente inferiore all’offerta, ruoli che potrebbero essere ricoperti con il solo diploma, vengono rivestiti da donne e uomini con lauree, master e dottorati, con somma gioia degli amministratori che offrono così un servizio di maggior livello senza spendere un centesimo in più.
Perciò, anche se sulla carta risulta che per svolgere questa professione sia sufficiente un diploma, nell’effettivo è consigliabile avere almeno una laurea triennale. In cosa? Questo dipende da voi. Oggi esistono corsi di studio in biblioteconomia, ma sono consigliabili tutte le facoltà dell’area umanistica. Essendo poi le biblioteche luoghi di conservazione anche di libri di divulgazione, avere una laurea in materie scientifiche potrà dare alla biblioteca presso cui opererete un appeal in più, per la vostra capacità di sviluppare la collezione nel vostro campo di studio.
Mi sento di dare in particolare due consigli a chi desideri diventare bibliotecario: il primo è di fare almeno un esame di biblioteconomia durante gli anni degli studi universitari, per avere un’infarinatura sulla materia; il secondo, se ne avete l’opportunità, di svolgere un tirocinio curriculare o qualche ora di volontariato presso una biblioteca, in modo di capire se questa strada possa essere la vostra, ma anche entrare in contatto con questo mondo e cominciare a osservare in maniera diretta il suo funzionamento. Una prima esperienza di questo tipo potrà essere spesa sul curriculum che invierete alle cooperative oppure sarà utile per il concorso pubblico.
Tornando al cliché del bibliotecario “topo di biblioteca”, ecco è ora di porci una bella X sopra! Non pensiate che i bibliotecari possano trascorrere le loro ore di lavoro leggendo – quanto sarebbe bello! – o che questa professione sia adatta a individui poco socievoli o schivi.
La gestione di una biblioteca prevede un’intensa attività di back office: acquisto di libri, catalogazione, organizzazione di iniziative, realizzazione di bibliografie, elaborazione di statistiche, esecuzione di determine, gestione della comunicazione, gestione dei rapporti e delle attività con le scuole, le associazioni e molto altro. A questo si accompagna l’attività svolta a contatto con l’utenza, che va dal reference alla gestione dei gruppi di lettura.
Un buon bibliotecario è una persona empatica, capace di instaurare un dialogo con le persone e creare relazioni. Se poi avete intenzione di diventare bibliotecari per bambini e ragazzi, dovrete fare un’ulteriore “evoluzione”, approfondendo le vostre competenze in ambito comunicativo, pedagogico e relazionale, in modo da potervi approcciare adeguatamente con questa fascia d’età.
In Italia, il mestiere del bibliotecario risente in maniera significativa la mancanza di un riconoscimento professionale e del valore potenziale in ambito socio-culturale. Non mi stancherò mai di ripetere che le biblioteche sono tra i principali istituti di democrazia, dei luoghi dove l’informazione e la cultura sono fruibili in maniera gratuita per tutti. È dalle biblioteche che partono l’integrazione multietnica e la riduzione del gender gap, è con l’accesso libero all’informazione che si combatte l’oppressione, è con l’attività di promozione alla lettura tra i bambini e i ragazzi che si pongono le basi per una società più equa. Nei paesi in cui si è compreso il potenziale delle biblioteche, c’è stato un grande investimento non solo nella loro creazione e organizzazione, ma anche nella formazione del personale. Da noi, invece, capita molto spesso di trovare in biblioteca operatori privi di un’adeguata preparazione. In caso di carenza di personale, gli enti locali spostano i dipendenti da un servizio all’altro, e così capita che dalla polizia locale o dall’ufficio anagrafe ci si trovi a lavorare in biblioteca.
Questa grossa mancanza è evidente anche nel sistema di reclutamento del personale bibliotecario da parte della PA, che molto spesso non valuta il curriculum del candidato, ma si basa su test nei quali si richiede la conoscenza mnemonica del diritto amministrativo e di nozioni in materia biblioteconomica. Al giorno d’oggi, un bibliotecario dovrebbe essere valutato anche per le sue capacità relazionali, per le competenze informatiche, per la destrezza nel risolvere le problematiche.
Per concludere, vi segnalo l’esistenza di un elenco dei bibliotecari a cui non è obbligatorio, ma consigliabile iscriversi una volta iniziata la professione. L’AIB, l’Associazione Italiana Biblioteche, “rappresenta i bibliotecari italiani in ogni ambito culturale, scientifico, istituzionale”. L’iscrizione all’elenco degli associati garantisce il possesso da parte vostra dei requisiti di studio e professionali atti a svolgere la professione.
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Articolo molto interessante e utile. In effetti il campo di lavoro e in un certo senso anche di responsabilità è vario e vasto.
Articolo molto interessante e preciso! Aggiungerei che esiste la laurea magistrale in archivistica e biblioteconomia per conoscere e maneggiare pienamente la professione, è riduttivo frequentare un singolo corso in triennale (molto spesso cfu facoltativi) ma è anche un vero peccato che in Italia questa professione, che racchiude in sé ampie ramificazioni, non sia valorizzata in ambito accademico come nel resto del mondo
Per me il problema è che non esista una triennale in biblioteconomia. La maggior parte delle persone che si iscrivono alla magistrale avranno fatto, nel migliore dei casi, uno o due esami di biblioteconomia in triennale; praticamente partono da 0. La stessa cosa non si può dire per la maggior parte delle altre magistrali: chi si iscrive arriva già con delle buone basi. Come dice Beatrice nel suo articolo, un bibliotecario dovrebbe avere anche competenze informatiche, capacità relazionali… in Italia si considera ancora il bibliotecario come un conservatore di beni culturali e quindi giù di lauree in beni culturali, lettere, storia e via dicendo solo per poter accedere alla magistrale in biblioteconomia anche se magari ci interessa maggiormente il campo delle scienze esatte. Dovrebbe esserci una triennale in scienze biblioteconomiche e dell’informazione che formino bibliotecari appassionati di questa professione ma con gusti, passioni e interessi diversi. Se un utente ha bisogno di fare una ricerca in ambito scientifico, sarebbe l’ideale se ci fosse un bibliotecario con qualche base che lo possa aiutare.
G R A Z I E !
Bravissima Beatrice! Questo articolo non poteva essere che tuo. Ciao.