Arrivano le bodycam per gli agenti in servizio di ordine pubblico. Mille dispositivi “per documentare eventi e tutelare personale”, sostiene la circolare firmata dal capo della Polizia Lamberto Giannini e inviata a tutti i questori; settecento verranno suddivise tra i 15 reparti mobili della Polizia di Stato (PS) e 249 alla componente mobile dell’arma – i reparti mobili sono i reparti antisommossa, anche conosciuti come “celere”.
Generalmente le bodycam vengono assegnate alle forze dell’ordine per la tutela dei cittadini: servono per documentare l’operato di coloro cui viene affidato il “monopolio della forza” sia durante le contestazioni, sia durante le normali operazioni di pattugliamento. Secondo alcuni studi il loro impiego dovrebbe diminuire l’uso arbitrario ed irragionevole della forza. Il presupposto è che le forze dell’ordine sottostanno al controllo cittadino e devono servire gli interessi della comunità. Detto in altre parole, la polizia non dovrebbe ritenersi un corpo estraneo rispetto alla società in cui opera, né ritenere tale contesto come una minaccia, un “campo di battaglia”. Quando ciò accade, gli agenti considerano i cittadini ma come dei nemici, acquisendo così il tipo di mentalità proprio del militare che deve annientare – non contenere – ciò che ha di fronte. Questo processo prende il nome di militarizzazione della polizia – ne abbiamo parlato qui e qui.
Nell’immediato secondo dopoguerra la polizia italiana venne ricostituita come polizia militare. Solamente con la riforma del 1981 la PS divenne un corpo civile, ma non venne del tutto meno la militarizzazione: essa rimase nelle mentalità e nelle tradizioni, negli addestramenti e in certi equipaggiamenti, nella continuità di pratiche e giurisprudenziali – ciò vale soprattutto per i reparti celere. Il Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza (TULPS), la legge che regola l’ambito di azione della polizia, risale al 1931 – è, quindi, di epoca fascista – e pochissime sono le modifiche che sono state fatte. Al termine degli anni Settanta, nel 1975, venne approvata la Legge Reale. Nonostante le modifiche, questa legge è ancora in vigore e ha ampliato le maglie entro cui la polizia può ricorrere all’uso della forza. Ad esempio la legge estese il ricorso alla custodia preventiva, anche in assenza di flagranza, e il ricorso all’uso delle armi da parte delle forze dell’ordine per mantenere l’ordine pubblico.
La Circolare sembra ribaltare il principio per cui le bodycam vengono impiegate per la sicurezza e la protezione dei cittadini, ed è stata accompagnata da una retorica che sembra riflettere un pensiero militarizzato. Riguardo la promulgazione della Circolare, ad esempio, il deputato della Lega e segretario generale del sindacato di Polizia Sap Gianni Tonelli ha dichiarato:
È bene ricordare, nonostante la vittimizzazione delle forze dell’ordine da parte di Tonelli, che l’Italia è stata condannata per tortura dalla Corte europea dei diritti umani riguardo ai fatti del G8.
Il tono usato in una nota diffusa dall’Unione Sindacale Italiana Carabinieri non è molto diverso rispetto a quanto detto da Tonelli:
“Finalmente si potranno registrare gli insulti che subiamo e gli scontri, rendendo più efficace l’applicazione della legge, senza lasciare dubbi interpretativi durante i dibattiti in Tribunale. La decisione di adottare le bodycam rappresenterà sicuramente un deterrente per chi non rispetta le forze dell’ordine. A questo punto, auspichiamo che degli stessi strumenti vengano dotate anche le varie pattuglie di servizio sul territorio, per documentare quello che quotidianamente subiamo per strada.”
Amnesty International, che sta promuovendo una battaglia per l’introduzione del numero di matricola riconoscibile sulla divisa obbligatorio, ha mostrato come, invece, siano spesso le forze dell’ordine ad abusare della forza – si pensi, ad esempio, ai casi di Federico Aldrovandi, Stefano Cucchi e Paolo Scaroni.
L’impiego delle bodycam, inoltre, è a discrezione degli ufficiali di pubblica sicurezza e non dipende dall’autorità del questore. Difatti l’avvio delle registrazioni potrà essere disposto “ogni qualvolta l’evolversi degli scenari faccia intravedere l’insorgenza di concreti e reali situazioni di pericolo di turbamento dell’ordine e della sicurezza pubblica o quando siano perpetrati fatti costituenti reato” e la registrazione dovrà essere interrotta “quando venga meno la necessità di documentare gli eventi“. Se la registrazione è stata avviata accidentalmente , oppure “in assenza del requisito della necessità” o in previsione di “situazioni di criticità non verificatesi“, l’ufficiale di polizia dovrà disporne la cancellazione.
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Cofondatore de L’Eclettico e dottorando in Scienze Storiche nelle Università di Firenze e Siena. Sempre con lo zaino in spalla. Tra un trekking e un altro scrivo per diverse realtà. Sono uno storico delle mentalità e delle relazioni internazionali. Mi occupo di esteri, soprattutto USA e Francia. Pubblico racconti qua e là. Ogni tanto parlo alla radio e in alcuni podcast. Non ho vissuto sempre dove vivo adesso, ma ho sempre avuto la mia chitarra e la letteratura al mio fianco. Ho fatto una scelta di parte: parlare di giovani e oppressi, criticando l’alienazione e lo sfruttamento sul lavoro.