La guerra in Ucraina si protrae con un elevato numero di vittime civili, feriti e violenze di ogni tipo. La Russia viene accusata di crimini di guerra e di crimini contro l’umanità; ma anche dell’uso di armi terribili e non consentite verso i civili come le bombe a grappolo, le bombe termobariche e i missili ipersonici. Una bomba a grappolo contiene al suo interno altre bombe, così da poter distruggere più obiettivi con un colpo solo. Circa il 40%  delle “bombette” solitamente non esplode, rimanendo silenti sul terreno con il rischio che chi passa salti in aria. Talvolta vengono programmate appositamente per essere mine antiuomo.

Una bomba termobarica è una bomba ad “aria compressa”: ha carburante extra così che quando entra a contatto con l’ossigeno circostante produce un’esplosione maggiore rispetto agli ordigni tradizionali. La pressione e il calore generati sono tali da vaporizzare i corpi umani.

Un missile ipersonico può superare la velocità del suono anche di cinque volte e rappresenta un problema per le difese antimissile perché non sono in grado di intercettarlo. Contrariamente ai missili balistici, infatti, la traiettoria degli ipersonici è manovrabile.

Sono questi alcuni esempi della complessità di una guerra che, nonostante le previsioni di molti tra noi giornalisti e analisti e dello stesso Putin non ha visto la capitolazione dell’Ucraina nell’arco di pochi giorni. Le ragioni sono molteplici, ma possono essere riassunte nell’imprevista resistenza ucraina, ma anche nell’apertura di molteplici fronti da parte russa, difficili da gestire logisticamente. La Russia non ha ottenuto che irrisori guadagni territoriali, non ha il controllo dei cieli né del territorio, ha ormai dispiegato quasi tutte le truppe disponibili, ricorrendo con menzogne e aggirando la legge anche ai coscritti che non potrebbero essere inviati in guerra. L’avanzata dell’esercito russo ha riguardato principalmente movimenti sugli assi stradali, rendendo così esposti i militari agli attacchi degli ucraini, e assedi. Ma sembra che anche le armi e i sistemi d’arma inizino a scarseggiare, con circa il 60% delle bombe russe che rimangono inesplose. Il supporto in Russia e tra le truppe alla guerra pare non essere alto, difatti tra i soldati si registrano problemi di insubordinazione e la morte di diversi generali che è insolita. Una guerra che sta trasformandosi in un fallimento per Putin e che vede la presenza di alcuni mercenari siriani e di miliziani ceceni guidati da Ramzan Kadyrov, leader della Cecenia, accusato di crimini di guerra, omicidi, torture ai danni degli omosessuali (è omofobo e misogino) e negazionista del Covid.

La controffensiva ucraina sembra avere successo, costringendo i soldati russi a concentrarsi sulla difesa dei guadagni che avevano ottenuto e, soprattutto, sulla catena di rifornimento e approvvigionamento. Il che riduce la loro capacità di azione e il morale delle truppe. Le forze ucraine stanno contrattaccando sulla linea di rifornimento con la Bielorussia, dove si sono registrati boicottaggi delle linee ferroviarie, così da togliere gli approvvigionamenti per le truppe che assediano Kiev. Con l’attacco avvenuto tra il 24 e il 25 marzo su Berdiansk, porto occupato dai russi, con cui sono state colpite alcune navi con carburanti e munizioni, la possibilità di uno sbarco anfibio su Odesa diventa molto difficile. Anche perché gli ucraini hanno rotto l’assedio intorno a Mykolaiv: controllare questo centro sarebbe servito ad attaccare Odesa. Per la Russia la creazione di un corridoio che la unisca alla Moldavia e tolga l’accesso al mare all’Ucraina è più difficile: ora la battaglia si sposta a Kherson. Cambiano le priorità. La Russia non riesce a sconfiggere l’Ucraina con le armi convenzionali, quindi le opzioni sono: occupare l’Ucraina orientale; cercare, al contempo, di piegare la resistenza con attacchi ancor più indiscriminati verso la popolazione.

Attacchi di cui vediamo la ferocia mentre ci arrivano le immagini del massacro di Bucha: siamo di fronte ad un uso sistematico e consapevole della violenza sulla popolazione. Una violenza che ricorre anche allo stupro come arma di guerra: sono moltissimi i casi riportati di violenza sulle donne. È innegabile che l’esercito russo abbia commesso dei crimini in maniera sistematica, colpendo volutamente la popolazione civile. Lo stupro ha sempre un significato, non è mai una violenza fine a sé stessa. Lo stupro è lo strumento con cui l’uomo cerca di mantenere la donna “al suo posto”, impedendole di poter essere nello spazio liberamente, di autodeterminarsi. È una violenza punitiva e disciplinare, ma ha anche lo scopo di deumanizzare la vittima, di degradazione. In guerra lo stupro mantiene queste connotazioni, ma è anche uno strumento, nella logica maschilista, per violare la Nazione, per macchiare l’onore delle donne che, si crede, rappresentino la purezza del Paese, ciò che andrebbe protetto. Lo stupro è un arma quanto i fucili e le bombe. Ci sono delle responsabilità che iniziano dal Cremlino: Putin sa perché è figlio di questa cultura misogina e militarista. Putin sa perché uno Stato come la Russia è fortemente centralizzato. E sanno anche i vertici militari: ciò che accade non accade per caso. E una forte responsabilità l’hanno i militari russi, le milizie filo russe e i vari mercenari che hanno sterminato la popolazione civile in maniera sistematica, che hanno stuprato e abusato in maniera sistematica. Nessuno di loro si è ribellato o ha disobbedito nonostante i militari possano rifiutarsi di eseguire ordini disumani e atroci.

È arrivata anche la risposta dell’asse euro – atlantico: una risposta dura, che a molti è sembrata alimentare l’escalation di tensione. Non è proprio così: ne abbiamo parlato qui. Tensione che, comunque, potrebbe avere delle conseguenze catastrofiche se dovesse sfociare in qualcosa che non vogliamo nemmeno immaginare: della dottrina nucleare russa e dell’evoluzione delle armi nucleari ne scriviamo qui.

Per orientarci all’interno di questo contesto complesso vi offriamo una piccola guida al conflitto ucraino attraverso gli articoli che abbiamo pubblicato e che pubblicheremo.

  • Come si è arrivati al conflitto, le debolezza della Russia già prima della guerra: nel primo caso vi proponiamo questo pezzo, in cui analizziamo i vari possibili scenari e le ragioni dietro a quella che era allora ancora una crisi. Nel secondo caso questo pezzo sulla Russia, le sue debolezze, il problema della riconversione del potere e lo jihadismo. Aspetti fondamentali per comprendere come Mosca abbia, in questi anni, allargato la propria sfera di influenza a parte dello Sahel, controllando così parte dei flussi migratori, acquisendo una leva negoziale nei confronti dell’Europa.
  • Ponte tra passato, presente e futuro è invece questa proposta dove non solo vi parliamo dei precedenti bellici all’Ucraina, come la Georgia, ma anche dei mutamenti in corso nel modo di fare la guerra, i problemi che potrebbero riguardare l’Europa dell’Est ed in generale l’Europa se il nazionalismo dovesse riprendere forza a causa del conflitto.
  • Qualche rassicurazione: perché non dovrebbe scoppiare una terza guerra mondiale.
  • Inquadrare il conflitto: perché la guerra in Ucraina è una guerra che riguarda l’Unione Europea e non è un conflitto solo tra due nazionalismi. C’è altro, infatti, e questo altro riguarda ciò che l’Europa rappresenta. Saremo in grado di raccogliere questa sfida?
  • L’America è tornata? Con la guerra in Ucraina Joe Biden sembra essere riuscito a ricongiungere l’America con le sue aspirazioni. Ne parliamo qui, mentre qui ne scriviamo guardando alla Cina.

Approfondimenti:

  • La guerra in Ucraina ha cambiato le considerazioni di molti analisti che ritenevano le guerre meno mortali per i soldati. Ne parliamo qui.
  • Meno mortali, però, non significa meno violente. Il disturbo da stress post traumatico riguarda molti militari di ritorno dal fronte, ma anche molti civili. Ne scriviamo qui, mentre qui parliamo delle terapie.

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