La Corte Suprema ha abolito Roe vs Wade. Ciò significa che spetterà ai singoli stati legiferare in materia. Ricordiamolo: Roe vs Wade è una sentenza del 1973, non una legge. I dem si stanno impegnando su questo battaglia che rappresenta uno dei fronti delle “guerra culturali”: lo scontro, cioè, in materia di diritti delle donne, aborto, diritti civili, e così via. Le guerre culturali hanno radici negli anni Cinquanta e Sessanta, sono un cavallo di battaglia della destra religiosa, soprattutto degli evangelici che perlomeno dall’elezione di Ronald Reagan hanno ampliato il loro capitale politico riuscendo a mettere in discussione diritti come quello dell’aborto. Si parla di minoranze, soprattutto bianche. In tal senso decisioni come quella di oggi sono una vittoria per la galassia dei movimenti di estrema destra che ruotano attorno all’ex presidente Donald Trump. Sono vittorie di minoranze perché i sondaggi ci dicono che la maggioranza degli americani vuole che il diritto all’aborto sia garantito. Il che rende la decisione della Corte Suprema ancora più preoccupante. Una decisione che è avvenuta dopo una fuga di notizie senza precedenti che parla di polarizzazione del paese e che ci dice quanto oggi la Corte abbia perso fiducia e credibilità agli occhi di molti americani. Certo, nella sua storia la Corte non è sempre stata ritenuta bipartisan come era invece accaduto ultimamente. Ciò che quindi è grave è che una delle poche istituzioni che gli americani salvavano e a cui davano fiducia sia caduta. Fa parte del lascito di Trump che ha “estremizzato l’estremizzazione”: ha reso possibile che la polarizzazione arrivasse al suo apice anche grazie a nomine in luoghi chiave di suoi fedeli, come nelle Corti locali e nella Suprema, che svuotano di fatto il sistema procedurale della democrazia americana proprio a causa dell’estrema partigianeria di tali nomine.
I democratici cercano di reagire: il presidente americano Joe Biden ha firmato la legge sul linciaggio; è stata approvata una legge che garantisce un parziale controllo sulla vendita delle armi nonostante negli stessi giorni la Corte Suprema abbia invalidato una legge secolare di New York sullo stesso tema con effetto a cascata su molti altri stati. Vedremo se il Partito democratico riuscirà a mobilitare e capitalizzare la portata di decisioni come quella di oggi nel mobilitare l’elettorato anche in maniera trasversale così da uscire dalle midterm rafforzato, per poi poter approvare una legislazione incisiva su temi come l’aborto.
Tutto questo riguarda anche noi, dall’altra parte dell’Atlantico. Gli Stati Uniti sono stati a lungo (e sono tutt’ora) considerati il faro nel mondo delle democrazie. Sono, piaccia o non piaccia, lo Stato a cui tutti guardano e che, nonostante tutto, “legittima” le democrazie. Questo status è oggi in crisi per ragioni di lungo periodo che chiamano in causa la Guerra Fredda, di medio periodo come, ad esempio, gli scandali sulle guerre in Iraq e Afghanistan, di breve periodo per le conseguenze delle guerre culturali, dell’elezione di Trump e dell’assalto al Congresso del 6 gennaio 2021. Biden sta provando a ricostruire l’American consensus, ma se il suo partito non riuscirà a ribaltare ciò che la Corte Suprema sta facendo e ad arginare i danni del trumpismo la leadership americana nel mondo ne risentirà. O meglio: un certo tipo di leadership perché decisioni come quella di oggi danno legittimità ai movimenti contrari all’aborto nel mondo, come Trump legittimò presidenti come Jair Bolsonaro in Brasile. Ma forse sarà l’Europa che riuscirà a capitalizzare quanto detto, forse saranno i singoli movimenti in difesa dei diritti come l’aborto che trarranno slancio da questa minaccia e riusciranno ad imporsi.
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Cofondatore de L’Eclettico e dottorando in Scienze Storiche nelle Università di Firenze e Siena. Sempre con lo zaino in spalla. Tra un trekking e un altro scrivo per diverse realtà. Sono uno storico delle mentalità e delle relazioni internazionali. Mi occupo di esteri, soprattutto USA e Francia. Pubblico racconti qua e là. Ogni tanto parlo alla radio e in alcuni podcast. Non ho vissuto sempre dove vivo adesso, ma ho sempre avuto la mia chitarra e la letteratura al mio fianco. Ho fatto una scelta di parte: parlare di giovani e oppressi, criticando l’alienazione e lo sfruttamento sul lavoro.