Alla luce di quanto accade vi forniamo una breve panoramica per contestualizzare la situazione. Cliccando sui link potrete trovare approfondimenti sul tema scritti dal nostro Daniele Curci per L’Eclettico e altre testate.

Da un mese le forze jihadiste del Gruppo di Sostegno all’Islam e ai musulmani (JNIM), affiliato ad al-Qaeda,  stanno mettendo sotto assedio Timbuktu, città del Mali patrimonio UNESCO. Se ne parla poco, ma l’Africa – soprattutto il Sahel – sta diventando il nuovo fronte del jihadismo. Tant’è che nel 2022 il Sahel è stato proclamato “provincia dello Stato islamico” in Africa. La regione è quasi priva di copertura informativa: i giornalisti stranieri rischiano grosso, mentre quelli locali, se non si alleano ai regimi, subiscono violenze e intimidazioni – potete approfondire quiqui.

Nel 2022 lo Stato islamico ha condotto metà dei suoi attacchi in Africa, rivendicando per la prima volta la maggioranza delle sue operazioni non più in Medio Oriente. Le violenze ad opera di gruppi fondamentalisti hanno raggiunto un nuovo record nell’ultimo anno, con un incremento del 22%, mentre il numero delle vittime è salito del 48% secondo l’Africa Center, che sottolinea anche come il 40% delle attività dei militanti islamici si svolgano proprio nel Sahel. 

Quanto detto dovrebbe preoccuparci, perché potrebbe comportare un ritorno dello Stato islamico o di al-Qaeda, con possibili nuovi attacchi terroristici

Tutto questo, comunque, accade a poche ore di distanza dall’Africa Climate Summit, che si è posto come obiettivo rendere l’Africa un continente che vive di energie rinnovabili – con grandi investimenti dell’Arabia che ospiterà la prossima COP. E a poche ore di distanza dall’intenzione della Nigeria di entrare nel G20 – in competizione con i sogni del Sud Africa relativi all’allargamento Brics. Mentre la Russia cerca di alimentare carestie e problemi di approvvigionamento del cibo in Africa, al fine di incrementare instabilità e flussi migratori che faranno pressione sull’Europa, perché la guerra in Ucraina si combatte anche qui – per approfondire: qui e qui, mentre qui sulla riconversione del potere russo. Il tutto in una sequela di colpi di Stato a sfondo militare – ben otto negli ultimi anni – che rendono l’idea dell’instabilità politica che attraversa una parte del continente africano, causata anche da povertà estrema e insicurezza. Elementi su cui giocano Wagner e Mosca che soffiano sul malcontento sfruttando la propria propaganda

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