Sono passati ormai esattamente 20 anni dalla mia esperienza Erasmus in Germania, ad Eichstätt, una piccola città universitaria nel cuore della Baviera, eppure ne ho ancora dei ricordi nitidissimi e, quando ci penso, provo ancora una grandissima emozione.
Mi ero candidata per passare parte del mio 3° anno di Lingue e Letterature Straniere (Università Cattolica, Milano) in Germania, essendo specialista di tedesco ed amando da sempre questa lingua e questo Paese (dove ormai abito da 15 anni… ma questa è un’altra storia!). Volevano farmi partire nel semestre estivo, ricordo che non era ideale per me ed ero riuscita a farmi spostare la partenza in ottobre, forse perché qualcuno aveva rinunciato. Allora non c’erano le e-mail, quindi le comunicazioni avvenivano per posta o per telefono. Una volta arrivata alla minuscola stazione di Eichstätt un certo “sig. Costello” mi avrebbe aspettata all’ora da me comunicata per accompagnarmi al mio studentato… questo “signore” in realtà era uno studente americano che faceva un po’ da tutor agli Erasmus!

Abitavo in uno studentato femminile, il “Maria Ward”, al 3° piano, una cameretta tutta per me con letto, armadio, scrivania, sedia, scaffali e lavandino, bagni e cucine in comune ad ogni piano, ragazze da tutto il mondo: molte italiane, francesi, tedesche, americane, irlandesi, portoghesi, spagnole, una ragazza africana che stentava a credere che a 0°C si potesse uscire di casa… E le lavatrici in cantina. Ricordo lo studio delle istruzioni della lavatrice (a casa faceva la mamma…), le consultazioni tra noi “provette massaie” su come lavare e stirare i vari capi, le risate in cucina con la musica della radio a palla, le ore passate in biblioteca fino a sera per incontrare “casualmente” il mio bel tedesco che non mi ha mai voluta e l’amica francese che stava in biblioteca fino a tardi per lo stesso motivo (ma non per lo stesso tedesco!).

Da un semestre, sono diventati due: sono rimasta ad Eichstätt da ottobre 1998 a luglio 1999. E non solo io! In tanti abbiamo prolungato, nessuno aveva voglia di concludere quell’avventura! Era una vita completamente diversa da quella di casa. Era la prima volta che vivevo davvero lontano da casa, da sola. Avevo fatto diverse vacanze-studio, ma non era la stessa cosa. In Germania era normale che gli studenti non abitassero in famiglia, ma nella città universitaria in studentati o appartamenti condivisi. Quindi la vita sociale con i compagni di studi era molto più intensa, tra feste, cene, chiacchiere, uscite, gite, anche semplicemente la quotidianità… Eichstätt poi è ideale: piccola, tutto raggiungibile a piedi o in bicicletta, senza pericoli. E bella, in mezzo alla natura, su un fiume, l’Altmühl. Ricordo gli splendidi colori dell’autunno, la neve in inverno, da novembre ad aprile, tanta neve di cui noi eravamo entusiasti! E poi la primavera e l’estate, quando si poteva stare all’aperto e la natura era verde.
Allora non avevamo Internet e cellulari, niente WhatsApp, Facebook o Skype per comunicare in tempo reale. Normali telefonate a casa col telefono dello studentato una-due volte la settimana, anche perché le chiamate internazionali costavano!!! Qualche lettera alle più care amiche per raccontare le avventure in terra straniera. Il primo approccio con l’e-mail è stato proprio in Erasmus, sembrava fantascienza, passavamo ogni momento libero tra le lezioni al “Rechenzentrum” (sala computer), e chi di noi non ha salvato su dischetto tutte le mail che ci siamo scambiati in quel periodo prima che l’account venisse disattivato alla fine del semestre? Sicuramente ce l’ho ancora, conservato con cura insieme al gigantesco album di foto di quell’anno.

Ogni partenza era una valle di lacrime. Il rientro è stato molto difficile, non riuscivo più a riabituarmi alla vita normale, ci ho messo tanto a riambientarmi. Con gli amici Erasmus, in particolare con le ragazze della mia Università, siamo rimaste in contatto per molto tempo. Negli ultimi anni, grazie a FB, ci siamo ritrovati in tanti di quel mitico anno 1998/99 ad Eichstätt, e a volte qualcuno posta una foto o una canzone (come “Narcotic” dei Liquido, ballata ad ogni festa e diventata quasi l’inno del nostro Erasmus ) o un ricordo e taggando tutti quanti… e per un attimo siamo ancora lì insieme in quell’avventura.
Ad Eichstätt non sono mai più tornata, nonostante dopo la laurea mi sia piano piano trasferita in Germania: uno stage, poi delle ricerche, poi un dottorato e alla fine sono rimasta qui. Non mi è capitato di tornarci, ma non ho neanche voluto farlo. È stato quell’anno, quell’esperienza, quella vita speciale in quei mesi, e deve restare così.
A cura di: Alessandra Riva
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