Ero nel mio letto a Parigi, saranno state le due o le tre del mattino. Il mio studio di venti metri quadrati è il sogno di ogni bohémien. E pensare che l’altra casa, quella della prima volta, se ne stava all’ultimo piano di un edificio senza ascensore a Montparnasse. Dalla finestrella che avevamo, io e la mia amica, quella stessa amica con cui vivo ancora, Parigi era ai nostri piedi ed il Sacro Cuore ci osservava in maniera guardinga ed intrigante. Sognare da lassù era così facile che non distinguevamo più la realtà dalla finzione.

Non manca molto al mio ritorno in Italia, ed incomincio a chiedermi se non sto iniziando ad idealizzare questa città.

Parigi: sei una città tremenda e complessa, affascinante e temibile, sensualmente bella e squallida allo stesso tempo. Sei una città splendente di bellezza sotto al sole, ma tremendamente cupa quando il grigio interminabile dell’inverno viene rilanciato da grigi tetti e neri completi delle persone. Una città estrema cha passa dalla gioia alla tristezza più profonda: un coacervo di sentimenti.

Parigi ha una particolare caratteristica: riesce ad abbatterti trascinandoti sul fondo ma, allo stesso tempo, è capace di regalarti un senso di onnipotenza per cui ti senti capace di poter fare qualunque cosa. Sono le fasi parigine che si accavallano con le tue fasi della vita, che siano generali o quotidiane.

Parigi: mi hai dato e tolto tanto, ma ciò che mi hai dato è stato più, molto più, rispetto a quello che mi hai tolto. Il fatto è che tu possiedi il fascino della ricerca. Tu possiedi quella dote di essere e di non essere allo stesso tempo. Per chi ti ama è una maledizione, per chi ti odia è fonte di incomprensione, per tutti è fascinazione.

Sei un’amante tremendamente crudele perché vuoi farti avvertire a tutti i costi come ostile, così che io, o altri, ci sentiamo non voluti, non desiderati. Ma come ogni amante pazzo che intravede una possibilità continuiamo a cercarti.

Sei affascinante, Parigi, perché racchiudi in te quel particolare da cui si scorge l’universale.

C’è chi sosteneva che vali bene una messa. Questo non lo so, ma basta così poco per immergersi veramente dentro di te per assaporare un mondo diverso fatto di cose. E quando lo fai, senti già che in te qualcosa sta mutando.

Tutti quelli che stanno a Parigi per un po’ cercano qualcosa. Un qualcosa che trovi e a allo stesso tempo non trovi, perché sfuggente. Parigi, come disse Marlene Dietrich alla grande cantante, è Édith Piaf e noi tutti, qui a Parigi, cerchiamo Édith Piaf.

Parigi è anche una festa mobile. Non solo perché ovunque tu andrai scoprirai sempre qualcosa, e quel qualcosa sempre festeggerai, ti ci infatuerai, ci farai l’amore in mezzo a fiumi d’alcol e nebbie di fumo di sigaretta.  Ma Parigi è una festa mobile perché, che tu lo voglia o no, la porterai sempre dentro di te.

A Rachele.

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