Alcuni studiosi dicono che viaggiare aumenti la creatività delle persone. Alcuni psicologi invece che fa bene al nostro benessere psicofisico. Probabilmente entrambe le cose sono vere e non totalmente campate in aria.

Viaggiare è anche aumentare la consapevolezza di sé, soprattutto quando si decide di partire da soli verso qualche meta, vicina o lontana che sia. Questo momento, talvolta pianificato con certosina precisione, talvolta caratterizzato da improvvisazione organizzativa, ci permette di lasciare la nostra routine alle spalle e dare un po’ di libertà al nostro cervello, troppe volte prigioniero dei ritmi forsennati della nostra epoca. La nostra mente non è forse la chiave di volta che apre lo scrigno delle possibilità e delle priorità della nostra vita? Garantiamo a lei sprazzi di tempo libero, se li è guadagnati con fatica durante il costante trantran che caratterizza le nostre esistenze. Ma oltre a ciò, non si tratta di essere benigni per una qualche ragione etica o morale: viaggiare ci permette di aumentare la  consapevolezza di ciò che siamo. Quando partiamo e ce ne andiamo in qualche luogo, permettiamo a noi stessi di creare nuovi spazi di riflessione, lasciandoci dietro molte delle cose a cui siamo costretti a pensare quotidianamente, e iniziamo ad avere nuovi input o stimoli intellettivi. A quanti di voi è capitato di partire da soli e, durante il periodo trascorso fuori dalla propria abitudinaria esistenza, illuminarsi con qualche nuova idea o intuizione ? Un qualcosa che successivamente potrebbe non essersi concretizzato nella vostra vita, però lo stimolo vi è arrivato, grazie alla libertà mentale che vi siete concessi.

Nuovi spazi di riflessioni si aprono con il viaggio, che comportano un altro viaggio, stavolta interno. Un viaggio che aiuta ad avere maggiore consapevolezza di noi stessi. In due maniere, perlomeno. La prima, con una riflessione interna. In che cosa consiste? Nel prendersi un po’ di tempo per riflettere su cosa vogliamo e quali sono le priorità della nostra esistenza. Maggiore sicurezza e determinazione sugli obiettivi da raggiungere possono scaturire da questa riflessione. Un aspetto sottovalutato e che rischia di “generare mostri”, data la mole considerevole di persone che subiscono passivamente i ritmi della nostra epoca, incapaci di dedicare una parte del proprio tempo a riflettere sulle azioni che stanno compiendo e al futuro che vorrebbero. Il viaggio può aiutare queste persone, dato che permette ad esse di staccare dalla routine – che definirei coercitiva –  a cui sono abituate, sia mentale che fisica. La seconda maniera per sviluppare maggiore consapevolezza di sé avviene quando, durante un viaggio solitario, ci troviamo ad affrontare situazioni impreviste e non pianificate. Arrivi in un ostello e la reception non è aperta perché avevi frainteso l’orario che ti era giunto con una mail, scritta in una lingua a te sconosciuta. Sei seduto in un parco e noti di non avere più il portafoglio che conteneva il passaporto, necessario per ritornare a casa: ti hanno derubato. Sei seduto a un ristorante, soddisfatto del pasto consumato ma alquanto irritato del conto: avevi frainteso il listino prezzi. Stai aspettando un Blablacar per tornare nella tua città, che dista 5 ore dal luogo in cui ti trovi, ma esso viene cancellato inaspettatamente.  E via dicendo… Questi esempi un po’ bislacchi – ma abbastanza realistici –  servono per rendere l’idea di che cosa significhi imprevisto. Quando sei solo e lontano, la tua mente è costretta ad adattarsi a queste possibili situazioni e a trovare soluzioni. Il superamento di questi ostacoli, applicazione del “ti adatti o muori” di darwiniana memoria, introduce in noi maggiore sicurezza e consapevolezza di quello che siamo e possiamo fare. Una consapevolezza di sé che possiamo ottenere dando libertà alla nostra mente e tregua con la routine. Si tratta di buon senso, necessario per affrontare le insicurezze e i ritmi stressanti del XXI secolo.

Il viaggio facilita così l’ingresso della chiave di volta “mente” nello scrigno delle possibilità e delle priorità. Che cosa aspetti, allora? Dedica un po’ di tempo per organizzare un viaggio, senza pensare che esso sia semplicemente un itinerario turistico o un periodo di relax.

È vero, le giornate sono fatte di 24 ore ed è difficile trovare il tempo necessario a fare ciò. Ma la vita è soltanto una e vale la pena viverla. Come? Con una forte consapevolezza di sé.

 

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