Settecento anni sono passati dal “ritorno” di Dante tra le cerchie del Terzo Regno dell’Aldilà (il Paradiso), tempo durante il quale l’ombra del Fiorentino ha influenzato le vicende letterarie e dell’immaginario collettivo, ispirando e facendo da mentore per ulteriori lavori. Lasciamo ad altri momenti il compito d’illustrare il ruolo dantesco lungo i secoli XIV–XX e concentriamoci sulla presenza dell’Alighieri nel XXI.

Il primo incontro col Poeta – normalmente – avviene alle scuole medie o, al massimo, durante le superiori, con le vicende della vita intrecciate alle sue opere, in particolare la Commedia, lo scritto più celebre, non sempre accompagnata dalle sorelle ConvivioDe vulgari eloquentiaEglogheMonarchiaVita Nova, ecc… La reazione usuale – mi sbilancio – è quella di piacere, specie quando si scorrono le terzine infernali, interessati alla sorte dei dannati e le loro storie: chi non ha provato l’intensità dell’amore di Paolo e Francesca (“Amor, ch’a nullo amato amar perdona, / mi prese del costui piacer sì forte, / che, come vedi, ancor non m’abbandona”, vv. 103–105, Canto V), sbattuto dai venti della passione, oppure un certo sentore alle viscere ascoltando la punizione inflitta ai seminatori di scandalo e scisma, squartati dal fendente di un diavolo delle Malebolge (“Un diavolo è qua dietro che n’ accisma / sì crudelmente, al taglio de la spada / rimettendo ciascun di questa risma, quand’ avem volta la dolente strada; però che le ferite son richiuse / prima ch’altri dinanzi li rivada”, vv. 37–42, Canto XXVIII), o una morsa allo stomaco all’udire la tragedia dal sapore animalesco del conte Ugolino, divoratore della sua progenie (“Poscia che fummo al quarto dì venuti, Gaddo mi si gittò disteso a’ piedi, / dicendo: Padre mio, ché non mi aiuti? / Quivi morì; e come tu mi vedi, / vid’io cascar li tre ad uno ad uno / tra ‘l quinto dì li chiamai, poi che fur morti. / Poscia, più che ‘l dolor, poté ‘l digiuno”, vv. 67–75, Canto XXXIII)? A quel punto, un seme viene piantato in noi, dal destino biforcato: col tempo appassirà, lasciando una misera traccia di sé, oppure crescerà, con la possibilità di fiorire in un bellissimo sentimento.

La scuola non è l’unico mezzo con cui poter viaggiare nell’universo dantesco. Grazie alla televisione, infatti, già dal secolo trascorso i versi della Commedia sono entrati nelle case degli italiani, recitati con passione da personaggi pubblici quali Roberto Benigni[1]  e Vittorio Gassman, mentre, al contempo, la vita del Poeta si vivacizzava di mistero, originalità ed esoterismo mediante una notevole quantità di romanzi, favoriti dai tutt’oggi ancora poco conosciuti anni del passaggio terreno del Fiorentino. Tali storie corrompono la verità storica, ma, allo stesso tempo, sono capaci di affascinare e incuriosire il lettore, facendolo insospettire sull’esistenza di una perduta quarta cantica (P. Tamà, La quarta cantica) o proiettandolo nuovamente fra gli abissi infernali per scrutare il prosieguo delle vicende di alcuni precisi dannati (L. Terenzi, L’ora dei dannati: l’Abisso). Per i più piccoli, inoltre, è intervenuta la Disney, autrice di avventure a fumetti con protagonisti i tanto amati Topolino (L’Inferno di Topolino e altre storie ispirate a Dante Alighieri) e – di recente – Paperino (Paper Dante) nelle vesti del Sommo Poeta. Fantasie e curiosità portate anche sul grande schermo, dal regista Ron Howard, che ha adattato in termini cinematografici le vicende del simbolista dell’Harvard University Robert Langdon nella pellicola Inferno (2016), ispirato all’omonimo libro dello scrittore statunitense Dan Brown, e da Ridley Scott e il suo Hannibal (2001) – anch’esso figlio dell’omonimo testo di Thomas Harris –, dove il Dottor Lecter, in vesti camuffate, espone e analizza in chiave dantesca l’immagine del suicida Pier Delle Vigne.

Nell’era del digitale, non poteva di certo mancare un gioco di ruolo dal sapore dark-fantasy: Dante’s Inferno (2010), dell’americana Electronic Arts (EA), dove il Poeta, in versione crociato che recita versi della Commedia, è costretto a prendere le vie del Primo Regno per salvare l’anima di Beatrice dagli artigli luciferini; al fianco di esso, ha avuto i natali anche un dark-cartoon I citati registi, romanziere e videogioco non sono stai gli unici a far echeggiare il nome del Sommo oltralpe, citato, già in passato, dal filosofo tedesco Karl Marx ne Il Capitale[1] e dal cantante statunitense Bob Dylan fra le strofe di Tangled Up in Blue[2] ed immortalato nei suoi viaggi lungo i sentieri della Commedia dai disegni del pittore ed incisore francese Gustave Doré e quello inglese William Blake.

Come si intuisce, la fama di Dante e l’apprezzamento per lui sono inarrestabili, senza tempo né luogo, e limitare la sua persona alla sola realtà italiana è riduttivo, in quanto presente addirittura in Paesi molto distanti dalla cultura europea, come la Cina, dove il giornalista dell’Otto-Novecento Liang Ch’ich’ao lo inserisce nel suo dramma musicale Hsin Lo-ma (“La nuova Roma”)[3], e il Giappone, con Natsume Sōseki (sempre a cavallo fra XIX e XX secolo) che cita alcuni versi del Canto III dell’Inferno nella sua novella Rondontõ (“La torre di Londra”)[4].

Insomma, l’Alighieri è ancora oggi parte integrante della nostra vita, ovunque noi si vada, dal semplice uso della lingua italiana – di cui si ritiene esserne uno dei padri letterari –, alla sua presenza su diverse piattaforme e con svariati aspetti. Un personaggio che, attraverso la propria esistenza moribonda ricca di peripezie e pulsante dell’amore per Beatrice e le meraviglie create dalla sua penna, continua ad affascinare e far emozionare a distanza di ben sette secoli.

Osservato e indagato sotto varie sfaccettature e da studiosi e opinione pubblica elevato al rango di “Maestro”, ritengo assai arduo riassumere una bibliografia per un’immagine completa del Poeta, ma almeno un testo voglio indicarlo, capace di trasportare il lettore in un piacevole racconto, ricco di stimoli e curiosità Dante. Il romanzo della sua vita, del recentemente scomparso (2020) professore dell’Università di Pisa Marco Santagata.

Durante di Alighiero, usualmente chiamato “Dante Alighieri” o solo “Dante”, figura imprescindibile sul cammino che ogni giorno percorriamo, convivio di genti, dall’eloquenza volgare, traversate di un’esistenza d’Inferno, Purgatorio o Paradiso, capaci di destar a nuova vita.

Articolo a cura di Gianluca Lorenzetti. Per L’Eclettico ha già pubblicato L’eterno legame tra Dante e Venezia, Medioevo: più luci che ombre e Strade vuote e negozi chiusi: l’emergenza Coronavirus vista attraverso la letteratura.


[1] . Cfr. C. Ossola, Marx cita Dante nella solenne di Treviri, Roma del Nord, in Il Sole 24 Ore (7 maggio 2017): https://www.ilsole24ore.com/art/marx-cita-dante-solenne-treviri-roma-nord-AE1RXkHB.

[2] . Cfr. L. Mastrantonio, Bob Dylan canta Dante: quando la letteratura ispira il rock, in Corriere della Sera (27 settembre 2016): https://www.corriere.it/spettacoli/16_settembre_28/se-dylan-canta-dante-radiohead-b60376c2-84d2-11e6-b7a9-74dcfa8f2989.shtml.

[3] . Per la figura di Dante nel panorama culturale giapponese, si vd. G. Bertuccioli, Giappone, in Enciclopedia DantescaEnciclopedia Treccani, 1970 (https://www.treccani.it/enciclopedia/giappone_%28Enciclopedia-Dantesca%29/).

[4] .Per la figura di Dante nel panorama culturale cinese, si vd. G. Bertuccioli, Cina, in Enciclopedia DantescaEnciclopedia Treccani, 1970 (https://www.treccani.it/enciclopedia/cina_%28Enciclopedia-Dantesca%29/)


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